Qualche
anno fa ci furono critiche e contestazioni per una domanda nel test di
ammissione a medicina che praticamente tutti i candidati avevano
cannato: il Cairo è più distante da Oslo o da Marrakech? In realtà il
quesito era tutt’altro che peregrino e non tendeva a misurare le
cognizioni geografiche quanto a indagare sulla capacità dei candidati di
non farsi condizionare da preconcezioni, preconcetti, impressioni al
punto da cadere con tutti e due i piedi in un evidente tranello. Oslo è
infatti più vicina a Il Cairo di Marrakesh, ma dal momento che le due
città arabe vengono assimilate a un’unica cultura viene naturale
pensarle come più vicine rispetto al grande nord scandinavo.
Gestalticamente la distanza culturale diventa tout court quella
geografica. Come in caso di contrapposizione le distanze si accorciano e
diventano drammaticamente brevi.
Il meccanismo illustra benissimo, pur nella sua semplicità, come sia
possibile che alcune cose abbastanza evidenti facciano fatica a entrare
nei ragionamenti dell’uomo della strada, vale a dire in tutti noi, anche
quando ci si decida, in un eroico sforzo di verifica empirica, a
prendere le misure: la capacità dei tunnel della mente è tale che anche
di fronte a realtà conclamate non si riesce a farle partecipare
attivamente al ragionamento. Per esempio è del tutto chiaro che la
Grecia non potrà mai ripagare il suo debito, anche perché ogni aiuto a
strozzo non fa che aumentarlo e che prima o poi ci sarà il redde
rationem: o una cancellazione dello stesso o un’uscita dall’area euro.
Lo riconosce tutto il milieu economico e anche nei casi di più
cristallina malafede non si arriva a negarlo, ma semmai solo a tacerlo.
L’insistenza nel chiedere l’ubbidienza di Atene alla troika e alle sue
cure obbligatorie non avrebbe senso se non si volesse evitare di fare
marcia indietro rispetto a una visione reazionaria e oligarchica della
società che viene imposta pezzo a pezzo nel continente. Eppure
l’europeista ed eurista fervente può ripetere mille volte i calcoli che
non riuscirà mai a dubitare del ruolo positivo di Bruxelles e a far
funzionare la perplessità come motore di idee. Al massimo rimarrà in
stato di permanente confusione.
Allo stesso modo è incredibile che ci si faccia angustiare ora
dall’Isis perché esso è in qualche modo più prossimo geograficamente e
si trova una mezz’ora di aereo più vicino: non è certo questa
circostanza che può favorire o meno attentati da parte di una fazione
cosiddetta terrorista peraltro finanziata fino a ieri dagli Usa. O
che si possa immaginare che un’organizzazione dotata di molti mezzi la
cui provenienza è ancora in gran parte sconosciuta e comunque non
bloccata da alcuno, abbia bisogno di infiltrare i suoi uomini attraverso
i barconi. Ma il razzista inconsapevole, quello che i musulmani sono
inferiori, l’amerikano a tutti i costi, il pensionato di fronte alla tv,
gli incivili scontristi di civiltà pensano che questo sia plausibile:
in realtà esprimono solo un “pensiero primitivo” indotto dai mezzi di
comunicazione di massa. Così non basta la fotografia di McCain in sereno
colloquio con il Califfo e con altri della stessa risma, né il
finanziamento concesso dal congresso Usa alla organizzazione che si è
poi denominata Isis, per indurre a guardare dentro una realtà più
complessa e a farsi domande più coerenti con essa che non con le paure
indotte. Tutto questo a poche settimane dall’attentato di Parigi nel
quale era stato asserito che il vero pericolo erano i mussulmani
europei di seconda generazione se travolti dal fanatismo. Ci sarebbe da
ridere se non si trattasse di allarmi ciclici che da noi vengono fatti
girare da 15 anni in concomitanza con interessi interni, spesso di
portata opaca e miserabile, senza che mai si sia avuto qualche attentato
di matrice islamica sul nostro territorio. E infatti allerte, minacce e
quant’altro sono prodotti, senza alcun controllo, da apposite onlus con
scopo di lucro, come la famigerata “Site” . finanziata dai servizi
americani e israeliani, nonché da imprecisati gruppi economici che si
occupa in questi giorni del copione “minacce all’Italia”. Spero con
soddisfazione economica.
Per non parlare dell’ilarità suscitata da uno sconosciuto Imam di
vattelapesca che in un suo sermone ha affermato che la terra non gira
attorno al sole ed è ferma. Probabilmente l’ego occidentale, già
affaticato dal dover nascondere le proprie magagne, il suo asserito
monopolio di modernità che da progresso è tuttavia stato degradato a
conformismo modaiolo e antisociale, è stato in qualche
modo rasserenato dalle stupidaggini del prete musulmano. Persino qui,
nel Paese che ha condannato Galileo, in cui ancora negli anni ’90 in
occasione della riabilitazione del fondatore della scienza moderna, la
chiesa ha preteso di aver avuto comunque assennata ragione nella
condanna perché matematicamente era indifferente considerare la terra
ferma e il sole orbitante attorno ad essa o viceversa. Dico nel Paese
dove non un prete di provincia, ma un ministro della Repubblica pensava
che fosse stato scavato un tunnel tra Ginevra e il Gran Sasso per farci
correre i neutrini. Nello stesso Paese i cui i rappresentanti al
consiglio di Europa votarono nel 2007 per l’insegnamento del
creazionismo e che è agli ordini di un impero dove l’insegnamento della
teoria dell’evoluzione è sottoposto a continue campagne denigratorie, a
cause legali e a minacce nei confronti dei docenti.
Ma si diciamo che Oslo, è molto più lontana dal Cairo di Marrakesh,
tanto a che serve. E potremmo anche dire che gli asini volano, se non
fossero tutti al governo.
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