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Frase che nel suo contesto si comprende meglio. Quindi Landini
riporta quell’esempio a oggi: «A Pomigliano metà lavorano e metà no.
Allora con Libera abbiamo creato un fondo, che si alimenta con gli
straordinari di chi lavora ma anche con altre donazioni, e potrà
servire a chi non riesce a pagare le bollette, a chi rischia lo
sfratto».
La «coalizione sociale» esce dai cancelli delle fabbriche e va a incontrare i problemi delle fasce deboli, ovunque esse siano, che lavorino o no. L’esegesi ci porta poi al settembre scorso: «Nel documento che proprio qui, da Cervia, lanciava la manifestazione del 25 ottobre con la Cgil, scrivevamo che la coalizione sociale ‘unifica le lotte per il lavoro e i diritti sociali, ed è fatta di lavoratori, studenti, precari, disoccupati, migranti’».
La «coalizione sociale» esce dai cancelli delle fabbriche e va a incontrare i problemi delle fasce deboli, ovunque esse siano, che lavorino o no. L’esegesi ci porta poi al settembre scorso: «Nel documento che proprio qui, da Cervia, lanciava la manifestazione del 25 ottobre con la Cgil, scrivevamo che la coalizione sociale ‘unifica le lotte per il lavoro e i diritti sociali, ed è fatta di lavoratori, studenti, precari, disoccupati, migranti’».
Per concretizzare Landini non cita la classica tuta blu.
«L’altra sera all’Autogrill la ragazza che ci ha servito il caffè mi ha
spiegato che è un ingegnere elettronico, e che lavora per 700 euro,
con un contratto che scade tra 14 giorni. Se non me lo rinnovano, mi
ha detto, vado all’estero». Un’assistente per gli anziani, racconta
poi, «prima ha rifiutato lavori per 3,5 euro l’ora, poi per 3. Ma alla
fine, quando l’hanno chiamata per 2,5, non ce l’ha fatta: ‘Devo
accettare — mi ha detto — ho una figlia piccola e il marito in cassa’.
Ecco, queste persone qui, come le rappresento?».
Ci penserà, appunto, la coalizione sociale. Che legherà diverse
figure, di lavoratori e non, movimenti, associazioni, lo stesso
sindacato. E che un giorno potrebbe avere uno sbocco politico,
perché no, come Syriza o Podemos, ma per ora Landini glissa: «I
politici fanno i politici, e magari si confronteranno con le
mobilitazioni che vengono dal basso». Lo spazio c’è, perché
«nonostante il genio di Firenze e Grillo, l’astensionismo aumenta».
Quindi si parte da «cose molto sindacali»: «Il nuovo Statuto dei
lavoratori, un referendum per abrogare il Jobs Act, le raccolte di
firme per gli appalti e per cancellare il pareggio di bilancio in
Costituzione». Ma poi la lotta si allarga, e allora chissà: «Ci
batteremo con altri per la difesa dei diritti, per la casa, la salute,
la legalità, per reinvestire i beni confiscati alle mafie».
di Antonio Sciotto, Il Manifesto
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