giovedì 5 febbraio 2015

Il pallido furfante Di ilsimplicissimus



???????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????Viene in mente quel passo di Nietzsche in cui si parla del pallido delinquente: “egli era degno della sua azione quando la commise, ma appena l’ebbe compita non seppe sopportarne la sua immagine”. Così egli alla fine balbetta di fronte al giudice che gli indica le prove e rivela i suoi complici. 
Qualcosa di simile, anche se ridotto alla modesta sostanza umana del personaggio, è accaduto nei giorni scorsi a Palazzo Chigi: il tracotante padroncino di Rignano, avvolto nei panni del vincitore dopo essere riuscito ad imporre come presidente un gerontocrate democristiano, è riuscito solo a farfugliare qualche twitter orale quando ha ricevuto Tsipras  e il suo ministro delle finanze, Yanis  Varoufakis, che per la cronaca è un economista conosciuto e stimato, autore di molti saggi, docente in Gran Bretagna, Australia e Usa oltre che in Grecia.
Per la verità le cronache ancillari dei media maistream hanno messo un velo pietoso all’imbarazzo del “bomba” che da una parte non poteva dispiacere ai propri padroni e dall’altro non poteva nemmeno osteggiare più di tanto l’ospite: si sono limitati a riportare il suo vago e ipocrita “sostegno” al leader greco per tenere in vita l’equivoco doppio forno nel quale fermenta e cuoce il pane amaro di Renzi. In realtà le cose sono andate diversamente e i greci hanno costretto il pallido furfante a scoprirsi e a dire da che parte sta: il premier che dopo le 140 battute ha qualche difficoltà di coerenza, dopo le rituali congratulazioni e il tentativo di simpatizzare, ha dovuto svelare il suo appoggio pieno alla governance di Bruxelles e l’adesione di fatto ai diktat della troika.
Varoufakis, non dovendo fare atto d’omaggio alla faccia tosta e alla incompetenza gli ha risposto duramente: “avete rispettato le regole di bilancio che vuole Bruxelles, avete applicato le indicazioni della Ue, ma il vostro debito pubblico è insostenibile e continua a crescere. Le regole, quindi, sono sbagliate e proprio voi italiani ne siete la prova”. Renzi non ha saputo che blaterare: “il nostro governo è diverso dal vostro” attingendo si sacri testi che formano il nerbo vivo della sua cultura: “la mia banca è differente”, “noi di banca Mediolanum ci mettiamo la faccia” e via dicendo.
Naturalmente per salvare la figura dell’ex rottamatore e oggi capo riesumatore del cimitero monumentale Italia,  la “grande” informazione si è subito dedicata a creare un origami di bugie per far credere che il nostro Paese rischia di non vedere tornare indietro 40 miliardi prestati alla Grecia: sperando che ha questo punto Tsipras diventi antipatico nonostante la sua battaglia anti austerità. Nel tentativo alla Totò di rinvigorire il morale nazionale giocando a fare i tedeschi con i greci  hanno trascurato il piccolo e margine particolare che l’Italia non ha prestato un centesimo alla Grecia: è stata invece costretta da Bruxelles a consegnare 40 miliardi al cosiddetto fondo salva stati che li ha passati ad Atene con il vincolo imposto dalla troika di girarli immediatamente ai creditori esteri, ossia alla banche soprattutto tedesche e francesi che detenevano i titoli ellenici. Insomma grazie a Monti e ai suoi successori abbiamo salvato le banche dei nostri ricchi vicini, altro  che la Grecia.
Purtroppo il premier non è mai all’altezza dei suoi “delitti” compiuti sotto dettatura: balbetta, impallidisce e riesce a concepire solo l’ immagine di sé.

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