venerdì 16 ottobre 2015

Idee chiare!

"Una coalizione progressista la si può costruire con il Pd, senza il Pd e contro il Pd".  

Nichi Vendola

 

 

Vendola: «Sinistra, ecco l’unità possibile»

Intervista. «Sull’Italicum per ora solo chiacchiere. A Civati dico di non usare la città di Milano come cavia per lotte simboliche: le amministrative le decidono le comunità locali. Alla ’cosa rossa’ dobbiamo arrivare tutti insieme»
 
«È sag­gio non com­men­tare il chiac­chie­ric­cio ma quello che c’è. E quello che c’è è il com­bi­nato dispo­sto fra Ita­li­cum e riforma costi­tu­zio­nale, un pesante dise­gno di muta­mento regres­sivo della forma demo­cra­tica nel nostro paese secondo le indi­ca­zioni pro­fe­ti­che o pro­gram­ma­ti­che che veni­vano da JP Morgan».
Nichi Ven­dola, pre­si­dente di Sel, non crede un gran­ché all’ipotesi di modi­fica dell’Italicum che cir­cola in que­sti giorni in par­la­mento, dopo le parole di Napolitano.
Se il pre­mio di mag­gio­ranza fosse attri­buito alla coa­li­zione anzi­ché al par­tito cam­bie­rebbe la vostra valu­ta­zione dell’Italicum?
Intanto imma­gi­nare che le regole del gioco si costrui­scano in sar­to­ria taglian­dole, cucen­dole a seconda delle con­ve­nienze con­giun­tu­rali è già grave e il segno di un degrado. Ma comun­que vedremo: non siamo indif­fe­renti, l’Italicum è tal­mente brutto che guar­de­remo con atten­zione ogni even­tuale proposta.
Ma si può dare un giu­di­zio tanto severo su Renzi e poi met­tere in conto un’alleanza con il Pd, a par­tire dalle città?
Qua­lun­que sovrap­po­si­zione della dimen­sione nazio­nale alle vicende ter­ri­to­riali è un vicolo cieco. Oggi non si può non vedere che le città in tutta Europa sono i luo­ghi di un con­flitto fra civiltà e bar­ba­rie. Dob­biamo costruire coa­li­zioni di pro­gresso che pos­sano met­tere in campo una sfida pro­gram­ma­tica su ele­menti diri­menti: il diritto alla casa, la lotta con­tro il con­sumo di suolo, la mobi­lità soste­ni­bile, l’accoglienza per pro­fu­ghi e migranti. Su que­sto cano­vac­cio si costrui­scono le coa­li­zioni pos­si­bili ter­ri­to­rio per ter­ri­to­rio. Sel non è una cor­rente esterna del Pd. Una coa­li­zione pro­gres­si­sta la si può costruire con il Pd, senza il Pd e con­tro il Pd. La novità di oggi è che non c’è l’effetto tra­sci­na­mento del cen­tro­si­ni­stra come for­mula nazio­nale. Quindi a Milano pun­tiamo sulla con­ti­nuità del labo­ra­to­rio straor­di­na­rio dell’amministrazione Pisa­pia. Non c’è nes­sun auto­ma­ti­smo, ma nean­che in senso con­tra­rio: quello di chi pensa che le città siano cavie da labo­ra­to­rio per biso­gni esterni a quelli dei cit­ta­dini. Non si fanno né disfano le alleanze per pro­blemi sim­bo­lici o per dispetto. No alla subal­ter­nità ma no anche ai rin­culi minoritari.
Civati dice: senza Pisa­pia, a Milano nes­suna coa­li­zione con il Pd. Tro­ve­rete una quadra?
Con Civati la vedo dif­fi­cile. Si com­porta come un ele­fante in cri­stal­le­ria. In ogni città in cui passa lascia una scia di pole­mi­che e divi­sioni. Siamo tutti impe­gnati in una sfida gigan­te­sca che non si può affron­tare con le bat­tute. Su una cosa invece Civati ha ragione: sul pro­filo di auto­no­mia politico-culturale che deve avere la nuova sini­stra. Ma l’autonomia non può essere inter­pre­tata come la pro­pone l’ultimo che è uscito dal Pd e cioè una rot­tura gene­ra­liz­zata con il Pd senza guar­dare in fac­cia le situa­zioni spe­ci­fi­che. La posta in gioco è alta, è il destino di comu­nità impor­tanti. Chi parla di con­di­vi­sione dal basso non può con­si­de­rare i ter­ri­tori come ter­mi­nali muti di una poli­tica fatta dai palazzi romani.
Alle scorse regio­nali la sini­stra si è pre­sen­tata divisa in molte regioni. Rifarlo alle pros­sime ammi­ni­stra­tive signi­fi­cherà che non è cam­biato niente, e cioè che la ’cosa rossa’ non è nata?
È un pro­blema che dob­biamo porci tutti met­ten­doci in un’ottica di ascolto e con­di­vi­sione. Per me è fon­da­men­tale ascol­tare i sin­daci. Sento l’urgenza di far par­tire il pro­cesso uni­ta­rio, voglio met­tere il con­vo­glio di Sel su un bina­rio. Ma che non sia un bina­rio morto. Noi ci siamo sepa­rati dalla sini­stra dell’impotenza e della testi­mo­nianza. Non tor­ne­remo indie­tro. Né daremo una mano a Renzi per inse­diare nelle città il suo par­tito della nazione.
E se alle pri­ma­rie di Milano vin­cesse un inter­prete del Pd ren­ziano che farete?
Deci­derà il ter­ri­to­rio. Alle regio­nali liguri abbiamo fatto bene a non sot­to­scri­vere un patto con il Pd e a soste­nere Cof­fe­rati senza vin­co­larci alla coa­li­zione. A Milano ci sono diverse pos­si­bi­lità. Ma a deci­dere saranno i mila­nesi. E oggi la discri­mi­nante pro­gram­ma­tica è mille volte più deci­siva e con­di­zio­nante di ieri.
Così farete anche a Roma?
A Roma comin­ciamo ora la discus­sione. E non dob­biamo ini­ziarla vol­tando pagina ma rileg­gendo le pagine pre­ce­denti. Mafia Capi­tale non può essere deru­bri­cata a un fatto pro­ces­suale. Il Pd dai tempi della giunta Ale­manno ha pra­ti­cato un attivo con­so­cia­ti­vi­smo e ha con­di­viso scelte e malaffare.
Quello di oggi è un altro Pd, o è lo stesso di ieri?
Le rot­ta­ma­zioni veloci non fanno vedere le radici del male. Il fatto che si potesse essere con­so­cia­tivi con un mani­polo di fasci­sti degli anni 70 è un grosso pro­blema. E così il fatto che non ci si è accorti del ritorno dei cri­mi­nali nei gan­gli deli­cati del governo capi­to­lino. E così il fatto che le coo­pe­ra­tive rosse pote­vano diven­tare un altro pezzo della trama politico-affaristico-criminale.
Qual è il suo giu­di­zio sul sin­daco dimis­sio­na­rio Marino?
Mi fa rab­bia. Quei penosi scon­trini pro­du­cono lo stesso tur­ba­mento del romanzo cri­mi­nale di Car­mi­nati e Buzzi. E que­sto ha con­sen­tito ai nostal­gici di Mafia Capi­tale, e cioè ai poteri immo­bi­liari e finan­ziari di Roma, di dare l’assalto all’esperienza di Marino che invece aveva ele­menti impor­tanti di discon­ti­nuità. E che non a caso il Pd ha pro­vato a nor­ma­liz­zare estro­met­tendo Sel dalla giunta. Tutto que­sto entra nella valu­ta­zione che faremo nei pros­simi mesi.
Appunto, il Pd vi aveva cac­ciati dalla giunta. Crede che per il futuro possa ripen­sarci, e che la coa­li­zione possa tor­nare agli equi­li­bri della prima era Marino’?
Non lo so. Il Pd è un insieme di enclave, le une in lotta con­tro le altre. Quello che so è che ora a usare la foglia di fico degli scon­trini è la destra romana sodale di quella dop­pia filiera cri­mi­nale che ini­ziava con i fasci­sti della Banda della Magliana e finiva con i mafiosi.
Il giu­dice deci­derà, ma que­gli scon­trini restano indigeribili.
Infatti sono molto arrab­biato. Per la sini­stra non vale la para­bola della pagliuzza e della trave. Una pagliuzza, un’incredibile super­fi­cia­lità come quella degli scon­trini in una città scossa dagli scan­dali e da una crisi sociale pro­fonda, ha lesio­nato il rap­porto fra i cit­ta­dini e il loro sindaco.
I par­la­men­tari della ’cosa rossa’ lavo­rano insieme da tempo. Alla camera, dove avete i numeri, farete un nuovo gruppo unitario?
Su que­sto sono fidu­cioso. Penso che intorno alla bat­ta­glia sulla legge di sta­bi­lità nascerà un gruppo più grande. Saranno le prove d’orchestra per una sini­stra che non cerca la via dell’accrocchio ma le ragioni dell’unità possibile.
Prima delle vacanze era stato lan­ciato un appun­ta­mento della ’cosa rossa. Si farà o salterà?
Spero che si fac­cia. Sarà impor­tante che da parte di tutti ci sia un atteg­gia­mento di gene­ro­sità e un con­vin­ci­mento che la qua­dra la si trova sul ter­reno dell’innovazione e non su quello della restau­ra­zione di vec­chi schemi. Dob­biamo fare tutti un passo avanti. Se pre­vale la fur­bi­zia o il cal­colo miope non ce la faremo. Sel, la mia comu­nità, non chiude una sto­ria, non vuole dis­si­parla ma vuole fare un inve­sti­mento. Per que­sto è impor­tante che que­sta mia comu­nità abbia la cer­tezza che di arri­varci tutta intera. Signi­fica la cer­tezza per tutti che non stiamo imboc­cando un vicolo cieco.

 

La “Cosa rossa”, slavata, con un retrogusto di PD

l43-fassina-bersani-vendola-150507205424_mediumdi Giuglio Cavalli
Voglio essere franco e, per favore, permettetemi anche di non affaticarmi troppo nel fingermi educato: questa “Cosa rossa” che starebbe nascendo tra Fassina, ex M5S e Sel è  irricevibile anche solo a pensarla. Vorrebbero convincerci (loro) che nonostante tutto il PD sia l’ancora con cui arrivare a governare e mentre partoriscono un suicidio organizzato vorrebbero anche convincerci di averne tutte le ragioni. Fassina esce dal PD per condizionare meglio il PD. Contento lui. SEL ogni giorno ci avvisa quanto sia di destra Renzi e poi scodinzola dietro al PD per avere uno spazietto su Milano, Cagliari e Roma; in pratica ci vorrebbe convincere che sono dei malfattori quando non si alleano con loro, una cosa così. Alcuni ex 5 stelle si accorgono di essere di sinistra ma di sinistra filogovernativa con questo governo praticamente di destra.
Insomma tutti contro il PD ma attaccati alla mammella democratica. Fatemelo dire: giù il cappello a chi su questo almeno ha le idee chiare. Bravo Civati a dire che la rottura è rotta per davvero. In mezzo a tutti questi mimi ostici a Renzi ma da mimi.

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