giovedì 15 ottobre 2015

La scopa di Maroni s’è rotta: l’abbuffata di Lega ladrona (GIANNI BARBACETTO)



Slogan Il leader del Carroccio Salvini parla di attacco dei giudici Ma la storia del partito è piena di ruberie, inchieste e processi.

Quiz: chi ha detto “La sanità lombarda è eccellenza, quello dei giudici è un attacco politico”? E ancora: “L’intervento dei giudici è un attacco politico alla Regione meglio governata d’Italia”? No, non è Roberto Formigoni. La prima frase è del suo successore al vertice della Regione Lombardia, Roberto Maroni. La seconda è del leader della Lega,MatteoSalvini.Nervitesi nel Carroccio, dopo gli arresti di Mario Mantovani e soci per l’inchiesta del pm Giovanni Polizzi che ha tra gli indagati anche Massimo Garavaglia, leghista doc e assessore regionale all’economia. Maroni si è preso il partito di Umberto Bossi esibendo nei comizi le scope che dovevano fare pulizia nella Lega.
Ma oggi deve ricominciare tutto da capo. Garavaglia è accusato di aver affiancato Mantovani nel far azzerare la gara da 11 milioni per il trasporto dializzati: i due si erano “attivati”, scrive il giudice,per“favorire e compiacere le realtà associative operanti nei territori dai quali entrambi i politici attingono consensi”.   Così tornano in scena i fantasmi (o i sorci?) verdi del passato. Il primo è quell’Alessandro Patelli che Bossi definì “il pirla”, nel 1993, per aver intascato in nero, per il partito, 200 milioni di lire donati dalla famiglia Ferruzzi: briciole del tangentone Enimont spartito tra tutti i partiti italiani. Vent’anni dopo, un altro tesoriere della Lega, Francesco Belsito,è arrestato per truffa, appropriazione indebita e riciclaggio. Aveva aperto conti a Cipro e fatto fantasiosi investimenti in diamanti in Tanzania.Non un bel vedere, per il popolo leghista che si era unito al grido di“Roma ladrona”. Anche perché quei soldini finivano a finanziare vizi e vizietti della famiglia Bossi, a pagare una laurea (in Albania) per il Trota, a finanziare la scuola (Bosina) della moglie. Un trauma. Bossi si dimette.   Negli stessi mesi era scoppiato lo scandalo delle spese allegre dei consiglieri regionali. E se ne erano viste delle belle. Renzo Bossi detto “il Trota” con i fondi regionali (ben 15 mila euro) aveva comprato videogiochi, sigarette, lattine di Red Bull, gomme da masticare, mojito, campari, negroni, patatine, barrette ipocaloriche, sigarette, un i-Phone. Stefano Galli, capo gruppo della Lega in Lombardia, aveva chiesto 62 mila euro di rimborsi, tra cui 6.180 per il pranzo di nozze (103 coperti) della figlia Verdiana, festeggiata il 16 giugno 2010 al Ristorante Toscano di Robbiate, sulle rive dell’Adda. Alessandro Marelli a spese del gruppo del Carroccio frequentava pizzerie napoletane (O Vesuvio, Il golfo di Napoli…), ma si faceva rimborsare anche le spese in macelleria, i fuochi d’artificio di Capodanno e qualche distrazione: drink a ore piccolissime in locali notturni come il Colibrì, lo Cherry Dance, il Pub the Party. E che dire di Roberto Cota, governatore del Piemonte? Decade a causa delle firme false raccolte da una lista che lo appoggiava. Ma inciampa nelle mutande verdi: nell’ottobre 2014 va a processo per peculato, per le aver speso malissimo soldi pubblici. Ha già dovuto restituire 32 mila euro.E il suo ex assessore Massimo Giordano proprio ieri è stato rinviato a giudizio per corruzione e concussione, per via di scambi di favori con imprenditori, quand’era s n a c o   Novara e poi assessore regionale allo sviluppo.   Belsito era estroso, ma in genere i leghisti con gli investimenti non ci azzeccano . Ci avevano provato con un villaggio turistico in Croazia, 2.300 appartamenti, un valore di 2 miliardi di lire. Un disastro.Bancarotta,con conseguente condanna per l’ex deputato Enrico Cavaliere. Coinvolto nella vicenda ancheiltesorieredellaLega–un altro – quel Maurizio Balocchiche poi nel 2010 muore ed esce di scena. Ma lo shock finanziario più drammatico si chiama Credieuronord: era la banca della Lega, ma è durata poco. Un crac completo, con centinaia di militanti leghisti che in assemblea piangono i loro risparmi, affidati ai banchieri per caso con il fazzoletto verde e persi per sempre.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 15/10/2015.

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