La base ferrarese chiede risposte concrete in merito all'espulsione
di Tavolazzi. Una guerra di nervi che, per la prima volta, dalle parole
si trasforma in un atto concreto
Nel
Movimento 5 stelle è arrivato il giorno che molti temevano, quello che
dalle parole trasforma le proteste in dati di fatto. La prima defezione
ufficiale. Dopo le polemiche sull’espulsione del consigliere Valentino Tavolazzi da
parte di Beppe Grillo, a Cento, in provincia di Ferrara, gli attivisti
locali hanno deciso di rifiutare il simbolo ufficiale del Movimento, per
sostituirlo con quello che loro stessi definiscono un “non-simbolo uno
vale uno”, fino a quando il blogger non darà “un’esauriente spiegazione
sull’accaduto”, rispetto a quelle già fornite.
Insomma, la base del Movimento 5 Stelle non ci sta, e da semplici lettere aperte passa all’azione. Organizzando una forma di protesta, che potrebbe in breve contagiare anche altre città. Specialmente in Emilia Romagna, dove sono tanti quelli che non hanno digerito l’allontanamento del consigliere ferrarese, deciso dall’alto. “Uno vale uno. Questa è la regola del Movimento che deve prevaricare – si legge sulla pagine online del gruppo di Cento – Ma in questo preciso momento c’è uno nel Movimento che vale più degli altri e tutto questo non lo condividiamo”.
I seguaci di Grillo dicono di essere rimasti “stupiti, delusi e demoralizzati” di fronte alla decisione di mettere alla porta un eletto, senza aver prima consultato la base. “Il caso ora esiste e va assolutamente risolto senza che questa imbarazzante questione finisca nel dimenticatoio. Pertanto, noi del Movimento 5 stelle di Cento, in forma provvisoria, senza alcuna parvenza di azione scissionista e con voto espresso in assemblea attivi, abbiamo deciso nelle nostre note stampa di usare al posto del simbolo ufficiale, il non-simbolo Uno Vale Uno”.
Il gruppo fa poi appello a tutti i simpatizzanti, perché mostrino la propria solidarietà cambiando l’immagine del profilo Facebook. “Invitiamo a sostituirla provvisoriamente con quella del non-simbolo, così che ciascuno di noi possa manifestare tramite questo gesto simbolico il rigetto di ogni tipo di diktat all’interno del Movimento, privilegiando le deliberazioni che nascono invece da forme di democrazia partecipata”.
Una mossa simile è stata fatta anche fuori dai confini dell’Emilia Romagna. In Trentino, la lista che si trovava in attesa di diventare ufficialmente parte del Movimento 5 stelle ha deciso di mettersi in stand by, chiedendo pubblicamente a Grillo di sospendere la richiesta di certificazione. “Su quali basi democratiche – si legge sul loro sito – si è potuto dire a un consigliere (e a tutte le persone in lista) fuori dal Movimento, senza alcuna motivazione concreta e senza lasciare la possibilità alla persona interessata di replicare? Ci auguriamo che questi dubbi possano essere presto chiariti”.
È chiaro quindi che non è bastato il rimprovero di Grillo, pubblicato neanche una settimana fa sul suo blog per riportare ordine e placare gli animi. Il Movimento si sta avvicinando alle elezioni di primavera in un clima più teso che mai, caratterizzato da dubbi, malumori e veleni. E in cui c’è chi ha deciso di non limitarsi più a prendere posizione, con dichiarazioni più o meno esplicite, ma di spingersi oltre, rifiutando l’immagine e insieme l’autorità di Grillo.
Insomma, la base del Movimento 5 Stelle non ci sta, e da semplici lettere aperte passa all’azione. Organizzando una forma di protesta, che potrebbe in breve contagiare anche altre città. Specialmente in Emilia Romagna, dove sono tanti quelli che non hanno digerito l’allontanamento del consigliere ferrarese, deciso dall’alto. “Uno vale uno. Questa è la regola del Movimento che deve prevaricare – si legge sulla pagine online del gruppo di Cento – Ma in questo preciso momento c’è uno nel Movimento che vale più degli altri e tutto questo non lo condividiamo”.
I seguaci di Grillo dicono di essere rimasti “stupiti, delusi e demoralizzati” di fronte alla decisione di mettere alla porta un eletto, senza aver prima consultato la base. “Il caso ora esiste e va assolutamente risolto senza che questa imbarazzante questione finisca nel dimenticatoio. Pertanto, noi del Movimento 5 stelle di Cento, in forma provvisoria, senza alcuna parvenza di azione scissionista e con voto espresso in assemblea attivi, abbiamo deciso nelle nostre note stampa di usare al posto del simbolo ufficiale, il non-simbolo Uno Vale Uno”.
Il gruppo fa poi appello a tutti i simpatizzanti, perché mostrino la propria solidarietà cambiando l’immagine del profilo Facebook. “Invitiamo a sostituirla provvisoriamente con quella del non-simbolo, così che ciascuno di noi possa manifestare tramite questo gesto simbolico il rigetto di ogni tipo di diktat all’interno del Movimento, privilegiando le deliberazioni che nascono invece da forme di democrazia partecipata”.
Una mossa simile è stata fatta anche fuori dai confini dell’Emilia Romagna. In Trentino, la lista che si trovava in attesa di diventare ufficialmente parte del Movimento 5 stelle ha deciso di mettersi in stand by, chiedendo pubblicamente a Grillo di sospendere la richiesta di certificazione. “Su quali basi democratiche – si legge sul loro sito – si è potuto dire a un consigliere (e a tutte le persone in lista) fuori dal Movimento, senza alcuna motivazione concreta e senza lasciare la possibilità alla persona interessata di replicare? Ci auguriamo che questi dubbi possano essere presto chiariti”.
È chiaro quindi che non è bastato il rimprovero di Grillo, pubblicato neanche una settimana fa sul suo blog per riportare ordine e placare gli animi. Il Movimento si sta avvicinando alle elezioni di primavera in un clima più teso che mai, caratterizzato da dubbi, malumori e veleni. E in cui c’è chi ha deciso di non limitarsi più a prendere posizione, con dichiarazioni più o meno esplicite, ma di spingersi oltre, rifiutando l’immagine e insieme l’autorità di Grillo.
Nessun commento:
Posta un commento
Di la tua