C’è stata inizialmente una discussione all’inizio di gennaio
sull’alternativa tra manifestare di sabato o fare lo sciopero il
venerdì. Una serie di eventi hanno portato allo sciopero. Sia per i suoi
motivi che per il contesto degli altri elementi politici e sociali –
dinamiche in cui le lotte dei metalmeccanici hanno finito per calarsi
sempre con puntualità – l’iniziativa traguarda una prospettiva più
vasta. Questa manifestazione è parte ed è collocata dentro un risveglio
di mobilitazione, di lotta e di presa di coscienza contro Monti e quello
che rappresenta. Dopo la gelata e l’impotenza degli scorsi mesi il
movimento torna protagonista. La Fiom ha assunto questi significati così
come la lotta della Tav. Il significato generale della lotta contro la
Tav è l’esatto opposto di una lotta Nimby. Nymbi è Monti che segue
interessi particolari. La lotta contro la Tav ha riscosso il consenso di
tanti e tante in tutto il paese perché è la lotta contro lo strapotere
della lobby finanziaria. E’ lo stesso segno che ha avuto la lotta della
Fiom contro la Fiat. Ha agito lo stesso meccanismo di identificazione
generale. Riguarda cose concrete ed è anche il “No” che indica una via
di uscita dalla crisi, di segno nettamente contrario a quella che ci
propone Monti basata sul supersfruttamento dell’uomo e della natura.
Dopo il periodo di pesante passività e del disastro sulle pensioni, di
cui solo adesso cogliamo la portata - infatti l’Unione europea può
vantare che da noi c’è il sistema pensionistico più brutale d’Europa –
si apre una fase nuova.
Chi sono i passivi in questa fase?
La passività sindacale di Cgil Cisl e Uil, devo dire, continua sull’Articolo 18. La passività politica e il conformismo di palazzo continuano, ma comincia ad esserci un risveglio.
La passività sindacale di Cgil Cisl e Uil, devo dire, continua sull’Articolo 18. La passività politica e il conformismo di palazzo continuano, ma comincia ad esserci un risveglio.
Ecco, appunto nuova fase. Come sta interpretando la Fiom quella tu chiami una nuova fase?
Penso che, per usare un vecchio termine, la manifestazione della Fiom
è un elemento necessario ma non sufficiente. Il punto di fondo che la
Fiom da sola non può affrontare è uscire dalla dimensione delle singole
vertenze e costruire una vera opposizione e alternativa a Monti e a
tutto ciò che lo ispira. Da questo punto di vista vedo come appuntamento
decisivo la manifestazione “No debito” del 31 marzo a Milano.
Un fronte comune contro quel governo economico della crisi che è lo
stesso ovunque. Marchionne ha detto che di Monti gli piace tutto. E
credo che in questo sia ricambiato. Siamo passati da Berlusconi che in
qualche modo rappresentava un elemento regressivo e caricaturale a un
governo che rappresenta la destra europea nella sua forma più limpida e
pura. Quella che oggi usa la crisi per una drammatica ristrutturazione
delle aziende in Italia e in Europa pensando che con la privatizzazione
ulteriore si possa uscire dalla crisi e ripartire. Penso che questa
ricetta sia fallimentare nel tempo, però è quella che stanno usando da
per tutto. La differenza da Berlusconi è che con lui ci potevamo
permettere di essere provinciali, con Monti non possiamo più. Ovvero
bisogna andare al nodo della crisi del capitalismo. La costruzione di un
fronte alterativo a quello di Monti.
Dicevi, destra europea. E il centrosinistra italiano?
Il Pd è dentro questa crisi. E’ messo come il Pasok greco che in
questa situazione sta semplicemente perdendo la sua ragione sociale. La
sua è una funzione di partito di centro che sostiene Monti. Monti in
Europa si è espresso per la conferma di Sarkozy contro Hollande che
chiede di ridiscutere la politica economica della destra europea. Il Pd,
che in Francia sostiene Hollande e Sarkozy in Italia, non è più in
grado di rappresentare una idea politica. Non si può trasformare in
giochini politici la crisi di scelte che ha questo partito. Il fatto che
non vengano alla manifestazione della Fiom è la loro debolezza. Non c’è
dubbio che chi sarà in piazza in parte è nella maggioranza
dell’elettorato del Pd. Il non venire è l’inizio della crisi.
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