di Stefano Galieni
Dalla Bocconi a Piazza Affari, nel cuore
finanziario di Milano sfileranno sabato pomeriggio decine di migliaia
di manifestanti. Arriveranno in gran parte dalle regioni del centro nord
ma, nelle mille difficoltà del periodo si segnala l'organizzazione di
pulmann da tutta Italia per questa mobilitazione importante indetta dal
Coordinamento No Debito e a cui hanno aderito numerose forze sociali,
sindacali e politiche come il Prc. Il segno della manifestazione è
esplicito e non lascia spazio ad ambiguità, contro il governo Monti,
contro lo strapotere delle banche per la costruzione di percorsi di
opposizione tanto radicali quanto capaci di includere i mille rivoli
della conflittualità sociale non rappresentati in parlamento. Ci saranno
l'Usb e la "Rete 28 Aprile" della Cgil, il coagulo di energie che si
condensa in "San Precario, ci saranno lavoratori e lavoratrici
provenienti da vertenze sparse per tutto il territorio nazionale.
Sono tante, troppe le aziende in crisi
vera o presunta i cui proprietari attendono infatti di veder realizzata
quella controriforma del mercato del lavoro che permetterà di abbassare
ulteriormente la soglia dei diritti faticosamente conquistati. La
manifestazione, come dichiarano i promotori, vuole mettere alcuni punti
in chiaro su cui si registrano spesso elementi di micidiale
oscillazione. Intanto l'intangibilità dell'Art 18 dello statuto dei
lavoratori. Laddove il governo con il bene placito del Presidente della
repubblica, riuscisse nel compito di frantumare l'argine che questo
articolo rappresenta, si aprirebbero spazi sconfinati ai licenziamenti
indiscriminati mascherati da ragioni economiche, sarebbero decine di
migliaia le persone che rischierebbero di trovarsi in poco tempo senza
lavoro ad una età in cui la nuova occupazione è un miraggio in un
contesto caratterizzato dalla recessione e dal generale calo
occupazionale. Ma è l'intera riforma che mira alla radice i diritti di
chi oggi è lavoratore dipendente, spesso con magro salario e già con la
spada di Damocle della chiusura dell'azienda da cui è assunto. Ma sarà
forte anche la presenza in piazza di quel vasto mondo del precariato
diffuso, del lavoro frantumato in 46 diverse tipologie di contratto,
l'una peggiore dell'altra, di quelle che stanno facendo crescere
generazioni senza futuro e senza presente. E lo slogan "Occupyamo Piazza
Affari" definisce un messaggio di alta portata. Chi sarà in piazza
mostra di comprendere perfettamente come le manovre "imposte
dall'Europa" come ci viene perennemente ricordato, sono fondamentalmente
il frutto di una crisi economica intimamente connessa tanto al modello
di sviluppo quanto al predominio del capitale finanziario e delle
speculazioni. Si vogliono salvare le banche e non le persone, si
mantiene una idea di Europa fondata sul potere della Bce ed è in quel
cuore pulsante che va dalla prestigiosa università in Piazza delle
Medaglie d'Oro, che ha sfornato i migliori o peggiori cervelli di questo
governo , fino alla sede della Borsa Valori che si vive materialmente
il senso globale della crisi e la mostruosità delle soluzioni inseguite.
Occupare quella piazza significherà per i tanti e le tante che saranno
sabato a Milano, poter ricordare che l'1% della popolazione non può
sfruttare il 99%.
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