giovedì 29 marzo 2012

Sabato tutti a Milano


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di Stefano Galieni
Dalla Bocconi a Piazza Affari, nel cuore finanziario di Milano sfileranno sabato pomeriggio decine di migliaia di manifestanti. Arriveranno in gran parte dalle regioni del centro nord ma, nelle mille difficoltà del periodo si segnala l'organizzazione di pulmann da tutta Italia per questa mobilitazione importante indetta dal Coordinamento No Debito e a cui hanno aderito numerose forze sociali, sindacali e politiche come il Prc. Il segno della manifestazione è esplicito e non lascia spazio ad ambiguità, contro il governo Monti, contro lo strapotere delle banche per la costruzione di percorsi di opposizione tanto radicali quanto capaci di includere i mille rivoli della conflittualità sociale non rappresentati in parlamento. Ci saranno l'Usb e la "Rete 28 Aprile" della Cgil, il coagulo di energie che si condensa in "San Precario, ci saranno lavoratori e lavoratrici provenienti da vertenze sparse per tutto il territorio nazionale.
Sono tante, troppe le aziende in crisi vera o presunta i cui proprietari attendono infatti di veder realizzata quella controriforma del mercato del lavoro che permetterà di abbassare ulteriormente la soglia dei diritti faticosamente conquistati. La manifestazione, come dichiarano i promotori, vuole mettere alcuni punti in chiaro su cui si registrano spesso elementi di micidiale oscillazione. Intanto l'intangibilità dell'Art 18 dello statuto dei lavoratori. Laddove il governo con il bene placito del Presidente della repubblica, riuscisse nel compito di frantumare l'argine che questo articolo rappresenta, si aprirebbero spazi sconfinati ai licenziamenti indiscriminati mascherati da ragioni economiche, sarebbero decine di migliaia le persone che rischierebbero di trovarsi in poco tempo senza lavoro ad una età in cui la nuova occupazione è un miraggio in un contesto caratterizzato dalla recessione e dal generale calo occupazionale. Ma è l'intera riforma che mira alla radice i diritti di chi oggi è lavoratore dipendente, spesso con magro salario e già con la spada di Damocle della chiusura dell'azienda da cui è assunto. Ma sarà forte anche la presenza in piazza di quel vasto mondo del precariato diffuso, del lavoro frantumato in 46 diverse tipologie di contratto, l'una peggiore dell'altra, di quelle che stanno facendo crescere generazioni senza futuro e senza presente. E lo slogan "Occupyamo Piazza Affari" definisce un messaggio di alta portata. Chi sarà in piazza mostra di comprendere perfettamente come le manovre "imposte dall'Europa" come ci viene perennemente ricordato, sono fondamentalmente il frutto di una crisi economica intimamente connessa tanto al modello di sviluppo quanto al predominio del capitale finanziario e delle speculazioni. Si vogliono salvare le banche e non le persone, si mantiene una idea di Europa fondata sul potere della Bce ed è in quel cuore pulsante che va dalla prestigiosa università in Piazza delle Medaglie d'Oro, che ha sfornato i migliori o peggiori cervelli di questo governo , fino alla sede della Borsa Valori che si vive materialmente il senso globale della crisi e la mostruosità delle soluzioni inseguite. Occupare quella piazza significherà per i tanti e le tante che saranno sabato a Milano, poter ricordare che l'1% della popolazione non può sfruttare il 99%.

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