Banca Intesa ha annunciato che lo scorso anno ha perso 8 miliardi a
causa di svalutazioni straordinarie di crediti: una operazione
necessaria di pulizia dei conti. Ma c’è stato anche chi ha malignamente
commentato «ecco perché Passera ha lasciato la guida della banca.
Speriamo che ora non faccia danni altrettanto gravi al governo e al
paese». Finora, Passera danni gravi non ne ha fatti, anche se l’Abi l’ha
accusato (e Mussari, il presidente dei banchieri, per inciso un uomo
vicino al Pd, si è dimesso il 2 marzo dall’Associazione per protesta) di
voler eliminare la concorrenza tra le banche. Le quali banche – in
questi giorni – sono tornate alla carica con una pesante azione di
lobby.
Oggetto: i conti correnti bancari gratuiti per i pensionati che percepiscono meno di 1.500 euro al mese. Insomma, banche contro pensionati.
Il tutto con una lacerazione nel governo: un sottosegretario (Polillo) che sostiene che la norma va cambiata; uno (De Vincenti) che ribadisce che la norma va bene e il parlamento è sovrano. Il presidente del consiglio Monti ieri sera sembra aver dato ragione a De Vincenti.
La storia – tutta da raccontare – è un po’ farsesca, ma interessante per gli interessi in gioco. Il governo ha approvato nei mesi scorsi una norma sulla tracciabilità dei pagamenti in funzione anti evasori. Prevede che i pagamenti superiori ai 1000 euro non possano più essere fatti in contanti. Benissimo: ma i pensionati che c’entrano? Nulla ovviamente. O meglio hanno una grave colpa denunciata dall’Inps: molti di loro – quelli con le pensioni più basse – riscuotono ancora la pensione in contanti. E fra questi c’è anche chi (non molti, in verità) ha una pensione superiore ai 1000 euro. Ergo: pagargli più di mille euro in contanti costituirebbe una violazione della tracciabilità e un attentato alla lotta agli evasori. Conclusione: a tutti i pensionati – a prescindere (come direbbe Totò) dall’importo della loro rendita vitalizia dovranno possedere un conto corrente bancario o postale.
A mitigare la norma, la prescrizione che questo conto corrente (e relativo Bancomat) deve essere gratuito per le pensioni inferiori a 1.500 euro. Le Poste si sono adeguate; le banche no: hanno masticato amaro arrivando a sostenere che neppure la messa è gratis.
Ma perché questa posizione oltranzista? Semplice: gli istituti di credito temono di dover subire ogni mese l’assalto di milioni di pensionati «pezzenti» che ritirano i loro soldi anziché lasciarli alle banche che pagano «ricchi» interessi con tassi dello 0,01%.
Ma c’è di più: avete visto come sono oggi le banche? Esclusi alcuni servizi, praticamente vuote (di personale) e asettiche. E questo perché la nuova strada scelta è quella dell’home banking: i clienti fanno da casa via internet tutte le operazioni che prima facevano allo sportello non telematico. In questo modo c’è un risparmio enorme di costo del lavoro e le banche possono coprire i danni provocati da tutte le schifezze che hanno finanziato. Ma c’è ora c’è un intoppo: i pensionati poveri non hanno quasi mai il Pc e Internet. Ergo: andranno a rompere le balle allo sportello per pochi spiccioli.
Fosse mai che le banche andranno in rovina per colpa dei pensionati?
Oggetto: i conti correnti bancari gratuiti per i pensionati che percepiscono meno di 1.500 euro al mese. Insomma, banche contro pensionati.
Il tutto con una lacerazione nel governo: un sottosegretario (Polillo) che sostiene che la norma va cambiata; uno (De Vincenti) che ribadisce che la norma va bene e il parlamento è sovrano. Il presidente del consiglio Monti ieri sera sembra aver dato ragione a De Vincenti.
La storia – tutta da raccontare – è un po’ farsesca, ma interessante per gli interessi in gioco. Il governo ha approvato nei mesi scorsi una norma sulla tracciabilità dei pagamenti in funzione anti evasori. Prevede che i pagamenti superiori ai 1000 euro non possano più essere fatti in contanti. Benissimo: ma i pensionati che c’entrano? Nulla ovviamente. O meglio hanno una grave colpa denunciata dall’Inps: molti di loro – quelli con le pensioni più basse – riscuotono ancora la pensione in contanti. E fra questi c’è anche chi (non molti, in verità) ha una pensione superiore ai 1000 euro. Ergo: pagargli più di mille euro in contanti costituirebbe una violazione della tracciabilità e un attentato alla lotta agli evasori. Conclusione: a tutti i pensionati – a prescindere (come direbbe Totò) dall’importo della loro rendita vitalizia dovranno possedere un conto corrente bancario o postale.
A mitigare la norma, la prescrizione che questo conto corrente (e relativo Bancomat) deve essere gratuito per le pensioni inferiori a 1.500 euro. Le Poste si sono adeguate; le banche no: hanno masticato amaro arrivando a sostenere che neppure la messa è gratis.
Ma perché questa posizione oltranzista? Semplice: gli istituti di credito temono di dover subire ogni mese l’assalto di milioni di pensionati «pezzenti» che ritirano i loro soldi anziché lasciarli alle banche che pagano «ricchi» interessi con tassi dello 0,01%.
Ma c’è di più: avete visto come sono oggi le banche? Esclusi alcuni servizi, praticamente vuote (di personale) e asettiche. E questo perché la nuova strada scelta è quella dell’home banking: i clienti fanno da casa via internet tutte le operazioni che prima facevano allo sportello non telematico. In questo modo c’è un risparmio enorme di costo del lavoro e le banche possono coprire i danni provocati da tutte le schifezze che hanno finanziato. Ma c’è ora c’è un intoppo: i pensionati poveri non hanno quasi mai il Pc e Internet. Ergo: andranno a rompere le balle allo sportello per pochi spiccioli.
Fosse mai che le banche andranno in rovina per colpa dei pensionati?
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