Dice
Paolo Ferrero che se veramente la riforma Fornero dovesse essere
cambiata in Parlamento nel 2013, rendendo inutile il referendum, lui ne
sarebbe ben felice: «Ma la vedo dura». Dice anche, il segretario di
Rifondazione comunista, che «la Cgil sbaglia a non sostenere la raccolta
di firme» e che forze di sinistra possono partire da questa operazione
sull'articolo 18 per andare alle elezioni con una «lista unitaria».
C’è chi sostiene che questa operazione sia più che altro
funzionale ad aprire delle contraddizioni nel centrosinistra e creare
problemi al Pd…
«Ma figuriamoci, io faccio politica per tentare di dare una risposta
ai problemi del Paese, non per aprire contraddizioni in casa d’altri. La
sinistra ha il dovere politico e morale di prospettare un cambiamento
radicale, deve smetterla con l’atteggiamento minoritario, magari
accettando uno strapuntino pur di stare dentro una coalizione».
È un riferimento a Vendola?
«Vendola lavora per un accordo col Pd e dice che non vuole governare
con l’Udc ma Bersani ha detto molto chiaramente che invece vuole anche
Casini, che a sua volta vuole Monti. Mi sembra tutto contro natura
mentre registro che tra Sel, Idv, Federazione della sinistra e il
complesso delle forze sociali c’è una convergenza contro il Fiscal
Compact e le politiche recessive di questo governo che dovrebbe
determinare un'unica lista di sinistra che si candidi a governare il
Paese su una piattaforma radicalmente diversa da quella che va avanti a
livello europeo».
Tornando al referendum: ha senso presentarlo quando il Pd ha
già detto che intende modificare la riforma Fornero in Parlamento nel
2013, mentre se tutto va bene i quesiti si voteranno nel 2014?
«Guardi, sull’articolo 18 dieci anni fa, ci fu l’iradidio e riuscimmo
a bloccare Berlusconi, Oggi invece le modifiche sono passate con
l’appoggio del Pd. Il referendum è uno dei pochi strumenti che permette
alla gente di esprimersi liberamente. Se poi veramente il lavoro in
Parlamento renderà inutile il referendum, molto meglio. stapperò una
bottiglia di spumante. Però la vedo difficile».
Ma perché presentare un referendum sulle modifiche all’articolo 18 e non sulla riforma delle pensioni?
«Ma infatti nei prossimi giorni presenteremo un referendum anche su
quest’altro meccanismo infernale ideato dal governo Monti, che ha
determinato un allungamento dei tempi che non ha paragoni in Europa».
Non le è venuto il dubbio che forse state sbagliando qualcosa, se la Cgil non appoggia questa iniziativa?
«Intanto, una bella fetta della Cgil, dalla minoranza di Rinaldini
alla componente della maggioranza di “Lavoro e società”, lo appoggia. E
comunque penso che la Cgil stia sbagliando non solo a non sostenere
questo referendum, ma anche a mantenere un profilo così poco autonomo
rispetto al governo».
Ma se si parla di sciopero generale?
«Non è questione di sciopero generale o di dichiarazioni. Serve un
impegno sindacale vero, un protagonismo come c’è in Francia, Spagna,
Grecia. Con Berlusconi c’era, ora assistiamo a una drammatica perdita di
autonomia».
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