Le primarie le ha vinte Bersani con una forte affermazione di Renzi.
Vendola non sfonda e prende una percentuale simile, forse un po' sotto. a
quanto prese Bertinotti. E' evidente quali sono e quali saranno i
rapporti di forza nella coalizione dei democratici e progressisti anche
prima dell'accordo di governo con l'UDC. Rifaccio un appello a Vendola e
ai compagni e alle compagne di SEL: là non contate nulla, costruiamo
insieme una lista unitaria della sinistra antiliberista, per dare una
sponda politica alle lotte, per rovesciare questa politica.
PAOLO FERRERO
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Il risultato delle primarie merita un'analisi più approfondita, avendo in mano dati definitivi e riferiti a ogni singola regione e città. Ma certamente qualche cosa si può dire. Quando Renzi dice che la sua affermazione è avvenuta nelle regioni "rosse" dove più forte era il radicamento del vecchio Pci, dice il vero. Indica una mutazione iniziata da molto tempo , ma che ora subisce una accelerazione, nel corpo sociale che seguiva quel partito attraverso le sue varie trasformazioni. Quando Bersani dice che comunque il Pd vince, non ha torto (lui in particolare ne esce bene), ma probabilmente è una vittoria instabile, perchè la capacità di tenere insieme tutto il partito dopo l'affermazione di Renzi è dubbia. Il risultato nazionale di Vendola è modesto solo se confrontato alle esagerate attese create ad arte dal gruppo dirigente. Per raggiungere risultati vincenti Vendola avrebbe dovuto seguire un'altra strada: porsi a capo della sinistra diffusa, aprire davvero i cantieri della sinistra, costringere per tempo il Pd a un reale confronto programmatico, non firmare all'ultimo momento una carta di intenti che ribadisce la fedeltà alla linea della Ue e rende Sel una forza embedded dentro quello schieramento. Questo non è successo, non c'è perciò da stupèirsi del risultato, ma bisogna interrogarsi sul da farsi. La presidenza è convocata per il 3 dicembre. Ma Vendola in Tv pochi minuti fa ha dichiarato che bisognerà valutare con attenzione cosa dicono Bersani e Renzi per decidere la scelta nel ballottaggio. Chi dovrebbe scegliere se non gli organismi dirigenti, quindi almeno la Presidenza? Ma soprattutto rimane aperto il problema di chi organizza e rappresenta la sinistra diffusa. Non certo una coalizione marcatamente segnata dalle politiche di Bersani condizionato da destra dalla forza di Renzi. Per cui bisognerà valutare anche altre strade, come quella del documento "cambiare si può" che si riunisce a Roma il 1° dicembre. Insomma la discussione dentro e fuori Sel deve essere a tutto campo. I tempi sono molto brevi per gli errori e il tempo perduto nel passato. Ma sarebbe ancora peggio accettare in partenza che la sinistra non possa avere più voce nel paese e nelle istituzioni.
ALFONSO GIANNI (SEL).....................................
Il risultato delle primarie merita un'analisi più approfondita, avendo in mano dati definitivi e riferiti a ogni singola regione e città. Ma certamente qualche cosa si può dire. Quando Renzi dice che la sua affermazione è avvenuta nelle regioni "rosse" dove più forte era il radicamento del vecchio Pci, dice il vero. Indica una mutazione iniziata da molto tempo , ma che ora subisce una accelerazione, nel corpo sociale che seguiva quel partito attraverso le sue varie trasformazioni. Quando Bersani dice che comunque il Pd vince, non ha torto (lui in particolare ne esce bene), ma probabilmente è una vittoria instabile, perchè la capacità di tenere insieme tutto il partito dopo l'affermazione di Renzi è dubbia. Il risultato nazionale di Vendola è modesto solo se confrontato alle esagerate attese create ad arte dal gruppo dirigente. Per raggiungere risultati vincenti Vendola avrebbe dovuto seguire un'altra strada: porsi a capo della sinistra diffusa, aprire davvero i cantieri della sinistra, costringere per tempo il Pd a un reale confronto programmatico, non firmare all'ultimo momento una carta di intenti che ribadisce la fedeltà alla linea della Ue e rende Sel una forza embedded dentro quello schieramento. Questo non è successo, non c'è perciò da stupèirsi del risultato, ma bisogna interrogarsi sul da farsi. La presidenza è convocata per il 3 dicembre. Ma Vendola in Tv pochi minuti fa ha dichiarato che bisognerà valutare con attenzione cosa dicono Bersani e Renzi per decidere la scelta nel ballottaggio. Chi dovrebbe scegliere se non gli organismi dirigenti, quindi almeno la Presidenza? Ma soprattutto rimane aperto il problema di chi organizza e rappresenta la sinistra diffusa. Non certo una coalizione marcatamente segnata dalle politiche di Bersani condizionato da destra dalla forza di Renzi. Per cui bisognerà valutare anche altre strade, come quella del documento "cambiare si può" che si riunisce a Roma il 1° dicembre. Insomma la discussione dentro e fuori Sel deve essere a tutto campo. I tempi sono molto brevi per gli errori e il tempo perduto nel passato. Ma sarebbe ancora peggio accettare in partenza che la sinistra non possa avere più voce nel paese e nelle istituzioni.
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Il risultato che si sta profilando era largamente prevedibile. Renzi raccoglie più del doppio dei consensi di Vendola e anche se prederà al ballottaggio condizionerà pesantemente Bersani da destra. Quando si è costituito il Governo Monti, Vendola scelse di rimanere attaccato al Pd anziché lavorare per costruire un polo della sinistra alternativa. I risultati di oggi dimostrano che è stato un grave errore. In questa situazione assume ancora maggior importanza il lavoro che stiamo facendo per costruire una coalizione di sinistra che si presenti alle prossime elezioni. Primo appuntamento è il 1 dicembre con Cambiare si Può e il 12 dicembre con il movimento di De Magistris. Ai compagn* di Sel e a tutti quelli che hanno partecipato a queste primarie pensando in questo modo di far contare la sinistra diciamo: venite anche con noi! Tra un centro sinistra che guarda al centro e il M5S c'è lo spazio per ricostruire una sinistra degna di questo nome!
CLAUDIO GRASSI
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