Marcello
Musto, giovane ed autorevolissimo docente di Teoria Politica alla York
University di Toronto, è autore di un testo che ritengo fondamentale per
ogni studioso di Marx e per ogni militante anticapitalista: "Ripensare
Marx e i marxismi” (Carocci editore). Un testo che andrebbe adottato in
tutti i più seri corsi di formazione. Musto, anche dall’immenso lavoro
in corso di Mega2, trae la convinzione che la ”ricerca su Marx presenti
ancora tanti sentieri inesplorati”. Il lavoro di Musto ci insegna molto
anche perché ripercorre il tormentato e ponderoso processo acquisitivo
di Marx, le sue note a margine dei libri che leggeva; i suoi appunti,
che sono l’accumulo progressivo della sua teoria critica. Un percorso
che si dipana tra i Manoscritti del ’44, la successiva Ideologia
Tedesca, sino al grande lavoro dei Grundisse e, poi, al Capitale, dove
la concezione teorica prende forma compiuta. Il pensiero di Marx,
infatti, è un pensiero intrinsecamente antidogmatico. La sfida anche
teorica (ci dice con forza Musto, con significativa passione militante)
sarà vinta quando lo studio di Marx, sconfiggendo l’inerte accademismo,
incontrerà l’impegno politico, rendendolo più consapevole e determinato.
Non a caso Musto ci parla, diffusamente, dell’attualità del ”Manifesto
del Partito Comunista” e si interroga: esso è un classico del passato o
opera anticipatrice della odierna realtà della globalizzazione del
capitale? Pochissimi altri scritti possono vantare analoga vitalità e
crescente diffusione, in tutti i continenti. ”Se la perpetua giovinezza
di uno scritto consiste nella sua capacità di saper invecchiare, ovvero
di essere sempre capace di stimolare nuovi pensieri, si può allora
affermare che il Manifesto possiede senz’altro questa virtù”. Potremmo
dire “da Marx a Marx”, riconnettendo la teoria alla pratica sociale e
politica. Di fronte ad una”teoria borghese” e ad un capitale capace di
metamorfosi continua, Musto ci ammonisce:”non dobbiamo essere ripetitori
ma ricostruttori”. Certo, noi siamo figli di una rivoluzione sconfitta;
ma il ritorno a Marx si pone all’interno di una potenziale messa a tema
della trasformazione anticapitalista dentro l’orizzonte della crisi
organica del capitale. Non nel senso, ovviamente, che la rottura
rivoluzionaria sia alle porte; ma nel senso che hanno fallito modelli e
immaginario collettivo del capitale che, soprattutto dopo l’89,
sembravano immodificabili. "La storia è finita” si scrisse. No, pur se
in forme tortuose e confuse, la storia non è finita.Musto ci dice, in
definitiva, che il Marx non dell’accademia ma della rivoluzione
presuppone la costruzione della soggettività rivoluzionaria. Critica
sociale e ricostruzione della ”cassetta degli attrezzi” sono
dialetticamente connesse. Innanzitutto perché il ”pensiero unico”
dominante ha sconvolto dalle fondamenta anche la concezione
socialdemocratica trasformando il Pd in una forza liberaldemocratica
centrista (penso,per ultimo, all’accettazione del Fiscal Compact e al
voto acritico che ha introdotto il pareggio di bilancio in Costituzione,
cioè l’abbandono perfino di ogni possibile, mite Keynesismo). In
secondo luogo, l’analisi ci porta a rilevare la pervasività assoluta del
dominio del capitale, dal comando assoluto di Marchionne alla
contraddizione capitale/vita che emerge, ad esempio, all’Ilva di Taranto
o nel lavoro semischiavistico dei migranti, ricattati sui diritti di
cittadinanza. La violenza dei processi di valorizzazione del capitale
investe processi del lavoro, mercato del lavoro, vita stessa delle
persone. La precarietà diventa vera e propria mutazione antropologica.
La esegesi dei testi di Marx va fatta vivere nell’analisi critica del
capitalismo contemporaneo, nelle contraddizioni di classe, di genere, di
specie. Diventa, allora, centrale il tema della costruzione della
soggettività. Pasquale Voza, Guido Liguori ce lo ricordano nel
Dizionario Gramsciano: in un contesto (come l’attuale) di”rivoluzione
passiva”, la costruzione della soggettività passa attraverso i processi
(conflittuali, di rivolta, teorici) di ”antirivoluzione passiva”; come
critica dell’economia politica e disegno di una nuova relazione sociale
ed umana. Anche su questi temi fondamentali Musto acutamente ci
interroga…
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