«Caro
ministro Clini, caro magnifico rettore: oggi state celebrando un
funerale, non l’inaugurazione della nostra università». Scena surreale,
a Parma, alla cerimonia di apertura dell’anno accademico: a scuotere
l’aula è una ragazza, Adele Marri, portavoce del collettivo studentesco
“Anomalia Parma”.
Una requisitoria memorabile. La ragazza parla per cinque,
interminabili minuti: parole durissime, scolpite nell’aria. Una
denuncia drammatica, che ha la fermezza composta e terribile di un
testamento. E’ la vigilia di una morte annunciata: fine della scuola,
della libertà, della democrazia. Fine dello Stato di diritto. E fine del futuro, per decreto dell’infame Europa
del rigore. Lo scenario: crimini contro l’umanità di domani, quella
dei giovani. Sentenza senza appello. E senza neppure la dignità di un
commento: ammantati di ermellini, gli emeriti membri del senato
accademico restano ammutoliti, dietro al clamoroso imbarazzo del
“magnifico rettore”.
«Prima, il rettore ha detto che l’università è un luogo libero»,
esordisce Adele, che protesta: lezioni sospese per permettere a tutti di
partecipare alla cerimonia inaugurale, «e invece quello che abbiamo
trovato è stata un’università blindata da cordoni di polizia e
carabinieri con scudi e manganelli».
Il rettore? «Si è barricato nel suo palazzo». Per questo, aggiunge
la giovane, studentessa di psicologia, «non gli possiamo credere quando
dice che l’università è un luogo democratico e che gli studenti sono
la sua parte più importante». Mobilitati, i ragazzi, contro la politica
di austerity del governo Monti: dopo la riforma Gelmini, la “cura” dei
tecnocrati è il colpo di grazia. «Stiamo assistendo all’ininterrotto
smantellamento dell’università e della scuola pubblica». Il risultato
sarà «la nascita di scuole autonome, asservite alle logiche di mercato,
grazie all’ingresso di sponsor privati nei consigli d’istituto».
Aumenta il potere
dei dirigenti scolastici, svanisce il ruolo dei docenti e scompare la
rappresentanza studentesca, ridotta ormai a una «chiara farsa».
L’università «si sta trasformando in un’azienda, con un cda composto da
rappresentanti dell’industria», che a Parma si chiamano Barilla.
Tagli
alla ricerca e finanziamenti alle scuole private, mentre le tasse
universitarie costano sempre di più. C’è anche la tassa regionale per il
diritto allo studio: «Chiedono a noi studenti di pagarci il nostro
diritto allo studio». Burocrazia blindata, con la proroga dei rettori in
carica, mentre si tagliano anche le borse di studio. «Noi siamo
giovani senza prospettive di studio e di lavoro.
Siamo studenti e studentesse sempre più precari. E i più fortunati –
se così li possiamo definire – riescono a malapena a trovare dei
lavoretti che permettono ogni tanto di tirare un po’ il fiato: quasi
sempre lavori in nero, sfruttati, sottopagati, senza nessun diritto,
senza nessuna garanzia». Condizioni critiche, per chi deve mantenersi:
«Viviamo in case o stanze a prezzi inaccessibili. Cerchiamo ogni giorno
di districarci tra bollette e affitti, tasse universitarie, libri:
spesso non riusciamo a permetterceli, figuriamoci se riusciamo ad
andare una sera al cinema, a teatro».
C’era una volta la libertà di studiare: «Vogliamo sceglierlo noi il
nostro percorso formativo, vogliamo informarci e approfondire – oltre i
confini, sempre troppo stretti, imposti dai corsi di studio. E vogliamo
studiare secondo i nostri tempi, ma poi ci dicono che siamo dei “fuori
corso” sfigati». E’ un sistema sleale, coi giovani: «Ci impongono dei
ritmi di produttività che sono assolutamente estranei alle nostre
vite». Manca lo spazio per esercitarsi: «Vogliamo fare esperienze,
all’interno dell’università e non solo, ma ci tagliano i corsi e i
laboratori. Siamo costretti ad accontentarci di stages e tirocini
gratuiti perché non ci possiamo quasi mai permettere i costi
esorbitanti di un master». Sempre peggio: «Prima ci hanno detto che
bastava la laurea triennale per essere pronti a entrare nel mercato del
lavoro.
Poi ci hanno detto che non basta, che serve la laurea specialistica –
quindi altri soldi e altre tasse. Poi ci hanno detto che dobbiamo farci
anche un dottorato, e magari un master e un anno di studi all’estero,
che chiaramente non ci possiamo permettere. Questo è quello che l’Europa dell’austerity e dei poteri forti sta offrendo a un’intera generazione».
Al termine della cerimonia ufficiale di Parma, il ministro
dell’ambiente Corrado Clini ha conferito la “medaglia d’oro al merito
ambientale” a un docente dell’ateneo parmigiano, il professor Antonio
Moroni. «Peccato che il nostro ministro Clini non sembra essere molto
ferrato, in tema di ambiente e di salute», lo attacca la portavoce degli
studenti. Piuttosto, Clini sembra «interessato, insieme al suo
governo, a difendere i profitti di chi sta avvelenando e devastando il
territorio, da nord a sud». L’Ilva di Taranto, l’inutile minaccia della
linea Tav in valle di Susa, le grandi navi che insidiano la laguna di
Venezia. E poi il nucleare, per cui Clini si era detto “favorevole ad
una riflessione”, contro il palese “no” dei cittadini italiani. E
ancora: gli Ogm nell’alimentazione, «di cui il governo ha non solo
legittimato, ma – seguendo le direttive dell’Europa (ancora una volta, “ce lo chiede l’Europa”)
– ha imposto la coltivazione: parliamo del mais geneticamente
modificato». Non ultimo, il caso dell’inceneritore di Parma: «Anche qui i
cittadini si sono espressi contro, però Clini auspica che si trovi una
soluzione giusta – non tanto per la tutela dei cittadini e della loro
volontà, quanto piuttosto perché non vadano dispersi i finanziamenti
già stanziati». E quindi: «Alla luce di tutto questo, ci sembra
quantomeno una provocazione che oggi ci sia qualcosa da celebrare e
qualcuno da premiare».
Parole che risuonano nell’aula sorda e grigia, sigillata all’esterno
dai reparti antisommossa. «A noi – studenti, giovani – ci hanno
definiti “bamboccioni”, “choosy”, sfigati, fannulloni». Scegliere il
nostro percorso formativo, il nostro futuro, e decidere quale potrà
essere il nostro lavoro
vuol dire essere “choosy”? «Allora siamo tutti schizzinosi». E per
favore, basta ipocrisie: «Vogliono toglierci il diritto a manifestare:
perché, in questo paese, chiunque prova ad alzare la voce ed esprimere
dissenso viene caricato e pestato», come gli studenti feriti nelle
piazze in tutta Italia. «Noi siamo al loro fianco», sottolinea la
ragazza di Parma: «Siamo al fianco di chi è stato barbaramente,
violentemente – in modo assolutamente gratuito e inaudito – pestato,
picchiato, fermato, arrestato». E’ arrivato il momento della verità: «La
democrazia
sta sparendo davanti ai nostri occhi». Esci di casa sperando di
riuscire a parlare, all’interno dell’università, e ti trovi davanti «la
polizia schierata». La stessa polizia che, il 14 novembre, ha «caricato
in quel modo pazzesco» studenti anche giovanissimi, ragazzini di 15-16
anni: «Abbiamo visto facce spaccate, nasi rotti, ragazzi ingiustamente
detenuti in carcere». Altro che inaugurazione, caro “magnifico
rettore”: questo è il funerale della gioventù.
Ecco il link del discorso su youtube: https://www.youtube.com/watch?v=yTzCMN6J0MI
Ecco il link del discorso su youtube: https://www.youtube.com/watch?v=yTzCMN6J0MI
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