Zaccagnini: "La sconfessione dei senatori smaschera le posizioni politiche del movimento 5 stelle, organizzazione né democratica, né trasparente. E quelli di sinistra che l'hanno votato hanno sbagliato posto"
di Luca Sappino, L'Espresso
«Nel Movimento 5 stelle non c’è solo un problema di democrazia. C’è
anche il problema di un vertice inamovibile e di destra». Adriano
Zaccagnini, deputato, ha lasciato il gruppo dei 5 stelle già da qualche
tempo, lamentando non solo la scarsa democrazia: «e il post di Grillo e
Casaleggio sul reato di clandestinità conferma tutte le mie ragioni».
Per la prima volta, Zaccagnini, nel movimento si litiga per una questione politica, programmatica.
«Sta accadendo, sì. Ma non è la prima volta. È semmai il primo grande scontro finora avuto che smaschera le posizioni politiche di destra del movimento 5 stelle».
Non c’è solo il nodo dell’immigrazione?
«No. Sempre di questi giorni è il tema dello svuota carceri, di un provvedimento di amnistia e indulto. Stando a Grillo i cinque stelle vogliono solo costruire nuove carceri, che è una posizione di destra o di centrodestra. Poi abbiamo discusso a lungo sui biogas e le biomasse, oppure sull’Ilva. Per dire: lì non si capisce se il Movimento sta con i lavoratori, con la salute, oppure con entrambi per non scontentare nessuno».
Sembrava litigaste solo per le diarie…
«E invece non è così. Ma anche quel tema, le diarie, non va sottovalutato: non è solo una questione tecnica. I soldi raccolti sono stati destinati al debito pubblico, ed è una scelta politica, che legittima il debito e lo pone come priorità, rispetto ad altre spese e alla rinegoziazione».
Non le decidevate insieme, queste posizioni?
«Mi pare evidente di no. L’ultimo post di Grillo e Casaleggio lo conferma, dicendo però che non è più solo il metodo il problema: il tema non è più solo che l’organizzazione del Movimento non è né democratica né trasparente, ora sappiamo che è anche di destra»
Quindi c’è un Movimento 5 stelle di destra e uno di sinistra?
«Si. O meglio c’è il movimento 5 stelle, dove decidono Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, che è di destra. E poi ci sono gli altri».
Quindi sono gli eletti e gli elettori di sinistra ad aver sbagliato simbolo?
«Sì, sono quelli di sinistra che hanno sbagliato luogo dove stare. Perché il vertice del movimento è di destra, nominato e non rielegibile, perché il movimento è di loro proprietà: è di Grillo e Casaleggio».
Cambierebbe tutto con la famosa piattaforma?
«Sarebbe diverso, sì, ma solo se oltre a un nuovo metodo di decisione e alla piattaforma ci fosse la rotazione di tutti i ruoli, anche di chi gestisce la piattaforma e il “megafono”. Perché ormai è evidente che anche quella era un cosa falsa: Grillo in campagna elettorale diceva «sono il megafono non il leader», ma poi a Bersani, oggi, recrimina di “non aver contattato il leader”, durante le consultazioni, cioè lui».
Hanno ragione Grillo e Casaleggio a dire che se la posizione sull’immigrazione fosse stata l’abolizione della Bossi-Fini non vi avrebbe votato nessuno?
«La prima cosa che ho pensato quando ho letto il loro post è che stavo leggendo un’ammissione: hanno scientemente cercato i voti della Lega e del Pdl».
Loro ma anche voi, Zaccagnini. Lei era candidato, non si è accorto di nulla, ad esempio del post su Kabobo?
«Io vivo da tempo lontano dalle città, da Roma, e non seguivo il blog più di tanto. In campagna elettorale era poi tutto più annacquato. Certo ci furono episodi che destarono dubbi, come l’apertura a Casapound ma insomma... Non era chiaro cosa stesse succedendo e dove stessimo andando, perché tutto
diventa chiaro solo quando ti misuri con i provvedimenti».
Siete stati tratti in inganno, lei e gli elettori di sinistra che hanno votato il Movimento?
«Sì. Soprattutto gli elettori, e sono tantissimi quelli di centrosinistra, che certo non avrebbero votato un movimento che vuole mettere sotto processo i sopravvissuti di Lampedusa».
Si arriverà ad una rottura?
«Io mi auguro soltanto che chi ha posizioni politiche di buonsenso, come quella sull’abolizione della Bossi-Fini, abbia il coraggio di ascoltare la propria coscienza»
I suoi colleghi più di sinistra dovrebbero uscire dal Movimento?
«Non sono io a doverglielo dire. Non dico di uscire, dico di dissentire e seguire le loro idee».
Per la prima volta, Zaccagnini, nel movimento si litiga per una questione politica, programmatica.
«Sta accadendo, sì. Ma non è la prima volta. È semmai il primo grande scontro finora avuto che smaschera le posizioni politiche di destra del movimento 5 stelle».
Non c’è solo il nodo dell’immigrazione?
«No. Sempre di questi giorni è il tema dello svuota carceri, di un provvedimento di amnistia e indulto. Stando a Grillo i cinque stelle vogliono solo costruire nuove carceri, che è una posizione di destra o di centrodestra. Poi abbiamo discusso a lungo sui biogas e le biomasse, oppure sull’Ilva. Per dire: lì non si capisce se il Movimento sta con i lavoratori, con la salute, oppure con entrambi per non scontentare nessuno».
Sembrava litigaste solo per le diarie…
«E invece non è così. Ma anche quel tema, le diarie, non va sottovalutato: non è solo una questione tecnica. I soldi raccolti sono stati destinati al debito pubblico, ed è una scelta politica, che legittima il debito e lo pone come priorità, rispetto ad altre spese e alla rinegoziazione».
Non le decidevate insieme, queste posizioni?
«Mi pare evidente di no. L’ultimo post di Grillo e Casaleggio lo conferma, dicendo però che non è più solo il metodo il problema: il tema non è più solo che l’organizzazione del Movimento non è né democratica né trasparente, ora sappiamo che è anche di destra»
Quindi c’è un Movimento 5 stelle di destra e uno di sinistra?
«Si. O meglio c’è il movimento 5 stelle, dove decidono Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, che è di destra. E poi ci sono gli altri».
Quindi sono gli eletti e gli elettori di sinistra ad aver sbagliato simbolo?
«Sì, sono quelli di sinistra che hanno sbagliato luogo dove stare. Perché il vertice del movimento è di destra, nominato e non rielegibile, perché il movimento è di loro proprietà: è di Grillo e Casaleggio».
Cambierebbe tutto con la famosa piattaforma?
«Sarebbe diverso, sì, ma solo se oltre a un nuovo metodo di decisione e alla piattaforma ci fosse la rotazione di tutti i ruoli, anche di chi gestisce la piattaforma e il “megafono”. Perché ormai è evidente che anche quella era un cosa falsa: Grillo in campagna elettorale diceva «sono il megafono non il leader», ma poi a Bersani, oggi, recrimina di “non aver contattato il leader”, durante le consultazioni, cioè lui».
Hanno ragione Grillo e Casaleggio a dire che se la posizione sull’immigrazione fosse stata l’abolizione della Bossi-Fini non vi avrebbe votato nessuno?
«La prima cosa che ho pensato quando ho letto il loro post è che stavo leggendo un’ammissione: hanno scientemente cercato i voti della Lega e del Pdl».
Loro ma anche voi, Zaccagnini. Lei era candidato, non si è accorto di nulla, ad esempio del post su Kabobo?
«Io vivo da tempo lontano dalle città, da Roma, e non seguivo il blog più di tanto. In campagna elettorale era poi tutto più annacquato. Certo ci furono episodi che destarono dubbi, come l’apertura a Casapound ma insomma... Non era chiaro cosa stesse succedendo e dove stessimo andando, perché tutto
diventa chiaro solo quando ti misuri con i provvedimenti».
Siete stati tratti in inganno, lei e gli elettori di sinistra che hanno votato il Movimento?
«Sì. Soprattutto gli elettori, e sono tantissimi quelli di centrosinistra, che certo non avrebbero votato un movimento che vuole mettere sotto processo i sopravvissuti di Lampedusa».
Si arriverà ad una rottura?
«Io mi auguro soltanto che chi ha posizioni politiche di buonsenso, come quella sull’abolizione della Bossi-Fini, abbia il coraggio di ascoltare la propria coscienza»
I suoi colleghi più di sinistra dovrebbero uscire dal Movimento?
«Non sono io a doverglielo dire. Non dico di uscire, dico di dissentire e seguire le loro idee».
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