Brebemi, dal governo Renzi 300 milioni di euro all'autostrada "costruita con i soldi dei privati"
I conti dell’opera che collega Milano e Brescia stavano saltando: troppo poco traffico rispetto alle (rosee) previsioni del progetto. E Legambiente denuncia: "La Ue boccerà questo aiuto di Stato"
di MATTEO PUCCIARELLI

L’intervento pubblico non è finito qui, perché prima di Natale la Regione Lombardia, nella sua finanziaria, aveva approvato il riequilibrio del piano economico della Brebemi-A35 attraverso un contributo da 60 milioni da versare in tre anni, dal 2015 al 2017. A detta di Dario Balotta (Legambiente) «questo sostegno economico, in tutto 360 milioni, provocherà la reazione dei commissari europei del mercato interno e della concorrenza esponendoci a una nuova sanzione comunitaria». Quando era stata pensata, l’autostrada lunga 62 chilometri doveva costare 800 milioni di euro. Il conto si è rivelato assai più salato: 2,439 miliardi di euro, interessi compresi. Trentotto milioni di euro a chilometro.
La società di progetto (composta da banche con Intesa in primis, costruttori come Gavio, camere di commercio, società autostradali, comuni e province del territorio) aveva puntato tutto su una concessione ventennale e relativi introiti del pedaggio e con un ipotetico guadagno dalla vendita alla fine del periodo. Le stime per rientrare almeno dai costi erano di 40mila transiti nei primi sei mesi, 60mila dal gennaio 2015. E invece i numeri, impietosi, hanno detto altro: meno di 20mila accessi giornalieri, e per di più limitati a una sola parte del tracciato. Non è un caso se nei mesi scorsi i bandi per aprire le due stazioni di servizio previste sono andati deserti.
L’altro mito da sfatare era la natura stessa dell’arteria: il “project financing” si è basato soprattutto sulle casse pubbliche. Degli 1,818 miliardi di euro di prestiti avuti dai privati per la costruzione, 820 erano arrivati dalla Cassa depositi e prestiti (cioè il ministero dell’Economia) e 700 dalla Banca europea investimenti (cioè gli Stati della Ue, ma era stata la Sace spa a fare da garante, che a sua volta è in mano alla Cassa depositi e prestiti, cioè sempre il ministero dell’Economia).
Sui nuovi aiuti — stavolta sotto forma di soldi cash — nei giorni scorsi avevano
L’altro mito da sfatare era la natura stessa dell’arteria: il “project financing” si è basato soprattutto sulle casse pubbliche. Degli 1,818 miliardi di euro di prestiti avuti dai privati per la costruzione, 820 erano arrivati dalla Cassa depositi e prestiti (cioè il ministero dell’Economia) e 700 dalla Banca europea investimenti (cioè gli Stati della Ue, ma era stata la Sace spa a fare da garante, che a sua volta è in mano alla Cassa depositi e prestiti, cioè sempre il ministero dell’Economia).
Sui nuovi aiuti — stavolta sotto forma di soldi cash — nei giorni scorsi avevano
litigato il governatore lombardo Roberto Maroni e il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, con quest’ultimo che di fronte alle richieste di aiuto del governatore aveva ribadito come «il punto di partenza è il project financing, il quale non doveva chiedere nulla allo Stato». Schermaglie che si sono risolte con l’emendamento “Fondo interconnessione tratte autostradali”: l’autostrada dei privati per ora è salva. Grazie ai soldi pubblici.
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