Seguiamo la crisi di Atene (e dell'Europa). Ma la crisi è sistemica. Tra
suicidi e paura di contagi finanziari, esplode ora la bolla cinese
di Pino Cabras.
I lettori ci sono testimoni di quanta attenzione dedichiamo in questi mesi e settimane alla crisi greca, tanto più alla vigilia del referendum indetto dal governo Tsipras sulle vessazioni degli usurai della trojka. Ma vogliamo lo stesso aprire una finestra su un'altra crisi, che al momento coinvolge solo chi punta sulle borse cinesi, ma che ha riflessi potenzialmente enormi sul mondo. Mentre per vicinanza e facilità culturale, nel bene e nel male, tutti gli europei sanno quel che accade ad Atene, la Cina non ci è vicina (almeno sui media). Solo gli specialisti si sono accorti che in meno di un mese la borsa di Shanghai e quella di Shenzhen sono crollate del 25%, mandando in fumo un controvalore pari a 10 volte il PIL della Grecia.
Più sotto proponiamo all'attenzione dei lettori una corrispondenza da Shanghai per il sito Rischio Calcolato, che racconta con tono quasi scanzonato alcuni fatti che in realtà parlano di drammi improvvisi, estesi, giganteschi: le tipiche fiammate sociali che esplodono in occasione dei grandi crack borsistici causando improvvise tragedie esistenziali e suicidi, panico e paura di contagio finanziario, per giunta in un paese dove tutto corre verso l'essere grande e veloce. Anche nei disastri.
Senza anticipare troppo, c'è una prima riflessione: la crisi sistemica può avere sviluppi improvvisi e capaci di collegarsi. Se ad esempio qualcuno spera che l'equazione della crisi greca sia risolta da un cavaliere bianco (o giallo) che arriva da Pechino, ora dovrà mettere nel conto nuove incognite che complicheranno i calcoli: in Cina hanno le loro gatte da pelare. E se le grandi riserve di dollari incamerate per decenni dai fondi sovrani vorranno correggere il crollo di borsa cinese, magari dovranno disinvestire da altre parti, innescando altre crisi (vedi gli USA). Vedremo.
Per ora la Cina ha una finanza meno interconnessa di altri paesi, ma niente in quest'epoca è davvero completamente sconnesso. La crisi in borsa riflette (amplificando follemente l'ampiezza) il rallentamento nell'economia reale cinese. Troviamo così le tendenze globali, tutte in grado di interagire fra di loro. Troppa liquidità non ha trovato mete remunerative e si è congelata nelle alchimie finanziarie e nei debiti. Pertanto il capitale non ha abbastanza sbocchi nel reale, e allora li trova nelle bolle speculative o rapinando interi popoli.
Sullo sfondo c'è un ulteriore pericolo, visto che definiamo questa come una crisi sistemica. Le crisi sistemiche bruciano i libri contabili in guerra, e in effetti i focolai si moltiplicano. Cercare alternative a questo sistema economico suicida diviene una questione di sopravvivenza.
Buona lettura.
I lettori ci sono testimoni di quanta attenzione dedichiamo in questi mesi e settimane alla crisi greca, tanto più alla vigilia del referendum indetto dal governo Tsipras sulle vessazioni degli usurai della trojka. Ma vogliamo lo stesso aprire una finestra su un'altra crisi, che al momento coinvolge solo chi punta sulle borse cinesi, ma che ha riflessi potenzialmente enormi sul mondo. Mentre per vicinanza e facilità culturale, nel bene e nel male, tutti gli europei sanno quel che accade ad Atene, la Cina non ci è vicina (almeno sui media). Solo gli specialisti si sono accorti che in meno di un mese la borsa di Shanghai e quella di Shenzhen sono crollate del 25%, mandando in fumo un controvalore pari a 10 volte il PIL della Grecia.
Più sotto proponiamo all'attenzione dei lettori una corrispondenza da Shanghai per il sito Rischio Calcolato, che racconta con tono quasi scanzonato alcuni fatti che in realtà parlano di drammi improvvisi, estesi, giganteschi: le tipiche fiammate sociali che esplodono in occasione dei grandi crack borsistici causando improvvise tragedie esistenziali e suicidi, panico e paura di contagio finanziario, per giunta in un paese dove tutto corre verso l'essere grande e veloce. Anche nei disastri.
Senza anticipare troppo, c'è una prima riflessione: la crisi sistemica può avere sviluppi improvvisi e capaci di collegarsi. Se ad esempio qualcuno spera che l'equazione della crisi greca sia risolta da un cavaliere bianco (o giallo) che arriva da Pechino, ora dovrà mettere nel conto nuove incognite che complicheranno i calcoli: in Cina hanno le loro gatte da pelare. E se le grandi riserve di dollari incamerate per decenni dai fondi sovrani vorranno correggere il crollo di borsa cinese, magari dovranno disinvestire da altre parti, innescando altre crisi (vedi gli USA). Vedremo.
Per ora la Cina ha una finanza meno interconnessa di altri paesi, ma niente in quest'epoca è davvero completamente sconnesso. La crisi in borsa riflette (amplificando follemente l'ampiezza) il rallentamento nell'economia reale cinese. Troviamo così le tendenze globali, tutte in grado di interagire fra di loro. Troppa liquidità non ha trovato mete remunerative e si è congelata nelle alchimie finanziarie e nei debiti. Pertanto il capitale non ha abbastanza sbocchi nel reale, e allora li trova nelle bolle speculative o rapinando interi popoli.
Sullo sfondo c'è un ulteriore pericolo, visto che definiamo questa come una crisi sistemica. Le crisi sistemiche bruciano i libri contabili in guerra, e in effetti i focolai si moltiplicano. Cercare alternative a questo sistema economico suicida diviene una questione di sopravvivenza.
Buona lettura.
Cina, Crollo della Borsa, Suicidi di Massa, La Signora con le Borse di Arance è Morta
Dal corrispondente di Rischio Calcolato in Cina:
Ciao Paolo,
se ti va di leggere 2 righe da Shanghai.
A Shanghai il meno 25% in Borsa sta picchiando duro
Erano diventati tutti
investitori. molti con soldi presi a prestito da banche, parenti e
amici, o addirittura vendendo la casa. malgrado la cultura finanziaria
bassissima.
All'inizio della discesa
ci scherzavano sopra, tutti convinti che comunque era qualcosa che non
riguardava loro stessi ma solo gli altri, ed il tutto si sarebbe risolto
rapidamente.
Ora sono però partiti in
maniera importante i suicidi, sai qui in Asia il suicidio fa parte
della vita, quando perdi il tuo ruolo, la tua posizione socio
economica.via.!!!
(tanto per fare un esempio i vostri Schettino, Galan, e via con altri migliaia di nomi sarebbero tutti "suicidi")...
(tanto per fare un esempio i vostri Schettino, Galan, e via con altri migliaia di nomi sarebbero tutti "suicidi")...
Il governo cerca di calmare la cosa:
- non diffonde le notizie di suicidi
- giornali e TV per 24h al giorno parlano super-esperti di finanza e luminari di economia che spiegano che nel giro di pochi mesi la borsa tornerà a correre come prima e poi si arriva agli estremi delle foto allegate
- non diffonde le notizie di suicidi
- giornali e TV per 24h al giorno parlano super-esperti di finanza e luminari di economia che spiegano che nel giro di pochi mesi la borsa tornerà a correre come prima e poi si arriva agli estremi delle foto allegate
-quella con i vigili del fuoco con un "non Buttatevi dalla Finestra aspettate che la situazione si risollevi".
- quella sullo stabile con un patriottico "qualunque tonfo non spaventa l'Eroico Mercato Azionario Cinese"
Tempo fa scrivevo ad un'amico:
- Da un lato la borsa è sicuramente vista più come un casinò dove buttare sul tavolo delle "fiches", che un posto dove comprare "pezzi di aziende/servizi" remunerativi nel tempo.
- Negli ultimi mesi è stato un crescendo di attenzione verso la borsa ed i facili denari fatti "giocando" con le azioni, questo in modo estremamente esagerato, molto più di quanto accaduto a fine anni novanta in Italia con le "dot-com". TV e giornali sono pieni di notizie che riguardano massaie e macellai arricchitesi in pochi mesi di borsa. poi sai qui è tutto esasperato e veloce rispetto all'Occidente, a Shanghai i pensionati armati di smartphone non giocano più a "majian" (una loro specie di scacchi) come in passato, ma giocano in borsa dalla panchina dei giardini pubblici. non sto scherzando è proprio così.
- (un aneddoto, una collega di mia moglie ha triplicato il suo capitale in poco tempo, si è quindi licenziata e sta facendo il giro del mondo con i soldi guadagnati in borsa è convinta che quando torna potrà poi fare altrettanto.)
- Altra considerazione, conosco personalmente e bene aziende piccolissime che non hanno nessun titolo ne struttura per stare in borsa, non hanno nemmeno una contabilità decente, ma sono riuscite a quotarsi ed ora beneficiano di un gran flusso di denaro "gratis". finchè qualcuno non ci metterà il naso.
- Entrando poi nell'economia generale direi che la situazione attuale è tutt'altro che allegra (in generale, non per quanto riguarda l'azienda dove lavoro che anzi.) Le aziende che esportano verso l'Occidente (moltissime) sono in grossa difficoltà a causa dell'aumento dei costi locali (manodopera di basso livello a +12% annuo per 10 anni fa oltre +300% in un decennio.) e soprattutto per la variazione del tasso di cambio, con uno Yuan che ha preso quasi 30% contro €uro da Nov'14 a Mag'15. molti esportatori non ci stanno più dentro, ho incontrato titolari di attività che hanno perso enne milioni di euro in pochi mesi ed ora hanno i magazzini pieni di componenti che nessuno gli comprerà mai.
- Altra
importante nota negativa è che anche il mondo dei grandi investimenti
statali Cinesi in Real Estate ed infrastrutture è in questo momento
congelato, per volontà politica. tutto da vedere quando e come
ripartirà.Quanto detto sopra mi porta a pensare che è meglio stare lontani dalla borsa di Shanghai e credo che le prospettive di lungo periodo non possono essere che negative. il tema è quanto lungo?.Va anche detto però che i Cinesi sono in generale "risparmiatori", molto attratti dal "profit" ed a volte "creduloni" al limite dell'ingenuità. queste caratteristiche fanno saltare gli schemi a cui siamo abituati in Occidente.
Di fatto in questo momento ha investito in borsa solo una piccolissima parte delle persone. e se questa voglia di borsa si estendesse anche agli altri? Ai molti ? Fin dove potrà proseguire la bolla?.
p.s. se non sapete chi
sia la signora con le arance, ve la presento. Molti anni fa una signora
con la borsa della spesa piena di arance entrò nella banca in cui
lavoravo (si lo ammetto. ne ho fatte di cose brutte nella vita), aprì un
conto trading con la segretaria e versò circa 9000€ (l'equivalente in
lire, la borsa era in Euro, ma c'erano le lire). Poi venne da me al trading desk,
si presentò e mi disse "Presto, dottore, presto, mi compri la
Aisoftware prima che finiscano". Le comprò mi pare a 248€ per azione sul
mercato non regolamentato Easdaq (non esiste neppure più), l'ultima
volta che le vidi erano sotto 2€. E' stata una delle mie più grandi
esperienze di vita e ho avuto la fortuna di farne tesoro senza pagarne
io il prezzo. Non capita spesso.
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