E'
stata la bolla immobiliare, nei paesi anglosassoni ed in parte nella
zona euro, com'è noto, che per prima ha alimentato la congiuntura
economica globale basata sul deficit. e che poi ha provocato, col suo
scoppio, la più grande crisi finanziaria ed economica da più di mezzo
secolo. Dopo il crollo, il mercato immobiliare ora dipende
dall'alimentazione via flebo dello Stato. Sono state le garanzie e gli
appoggi statali a frenare un po' la caduta rovinosa dei prezzi del
settore immobiliare. Si pretende in tal modo di evitare ulteriori e più
drammatiche perdite di attivi e fallimenti di banche. Ma, mentre il
risanamento del mercato viene ritardato artificialmente, l'intero
settore pesa come una macina al collo dell'economia mondiale. In ogni
caso, non si vede da dove possa sorgere un nuovo motore per le future
congiunture economiche basate sul deficit. Come per i prezzi degli
immobili, che grazie all'intervento di Stato non sono ancora crollati,
anche la politica delle banche centrali con tasso di interesse di fatto a
zero non serve a niente. Non si tornerà tanto presto ad avere un nuovo
miracolo del consumo da nessuno dei due lati dell'Atlantico, a partire
da un nuovo boom immobiliare finanziato a credito.
Le
speranze si volgono ora verso la Cina. Lì, gli enormi programmi
pubblici di appoggio alla congiuntura economica a credito hanno
temporaneamente compensato la caduta delle esportazioni. A questo ha
contribuito anche la politica di bassi tassi di interesse della banca
centrale che, per imposizione governativa, devono essere trasferiti
dalle banche commerciali alle imprese ed ai privati (contrariamente a
quanto avvenuto in Europa e negli Stati Uniti). In questo modo sono
stati pericolosamente finanziati futuri investimenti rovinosi, come
capacità industriali eccedenti ed infrastrutture. Una quota sempre più
grande di denaro a buon mercato scorre verso le borse di Shenzhen e di
Shanghai, ma soprattutto verso la speculazione immobiliare. Secondo dati
ufficiali, i prezzi delle abitazioni sono aumentati in un anno del
10,7%. Wang Jianmao, economista di Shanghai, ha detto perfino che le
"armoniose statistiche" sono state falsificate. Secondo i suoi stessi
calcoli, il tasso di crescita infatti sarebbe già del 23,5%. In Cina, la
prossima grande bolla del settore immobiliare si sta gonfiando a vista
d'occhio. La crescita record della Cina, che si suppone non sia per
niente influenzata dalla crisi economica mondiale, potrebbe finire per
rivelarsi una prosperità illusoria. Poiché l'economia interna della Cina
sta ripetendo ora il medesimo meccanismo della congiuntura economica
delle bolle finanziarie, che già prima aveva portato l'economia mondiale
e l'esportazione dalla Cina alla caduta inevitabile.
Tuttavia,
esistono delle significative differenze. La classe media coinvolta
nella speculazione immobiliare non è neanche lontanamente così grande
quanto lo è negli Stati Uniti. Non esistono quei gruppi di popolazione
che, a fronte dei prezzi crescenti del settore immobiliare, ipotecano le
case che di fatto sono state acquisite senza un capitale proprio,
convertendo in consumo il valore dei prestiti. Dalla bolla cinese non
nascerà, quindi, una qualche miracolo del consumo. E ancor meno è di una
portata tale da poter ora assorbire le eccedenze dell'esportazione del
proprio paese e, oltre a queste, anche le eccedenze di merci del mondo
(come è accaduto prima con gli gli Stati Uniti). Con l'aiuto di un
aumento speculativo dei prezzi delle case si è prodotto, piuttosto, un
boom nell'industria delle costruzioni, che sostiene una parte sempre più
crescente della congiuntura economica. Ma in questo modo sono stati
eretti soltanto quartieri fantasma disabitati. Non si è riusciti ad
attivare il secondo impulso alla congiuntura economica attraverso il
consumo di massa sulla base dei prestiti ipotecari sulle piccole case.
Pertanto, c'è da aspettarsi che lo scoppio della bolla cinesa sarà molto
più rapido di quello americano. Se si mantiene la massa autorizzata di
crediti inesigibili, le enormi capacità di eccedenza della produzione
non potranno più essere finanziate. Allora dovrà terminare anche il
miracolo cinese.
- Robert Kurz - Pubblicato su Neues Deutschland del 1/4/2010 -
fonte: EXIT!
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