Renzi
sente odore di elezioni anticipate. E si prepara. Berlusconianamente,
com'è nella sua ideologia e nel suo stile, ma senza i soldi del maestro.
Si prepara infatti ad assorbire il bacino classico di Forza Italia
assumendone – oltre alla compagnia di ventura capitanata da l suo
scopritore, Denis Verdini – i temi tipici, a cominciare dal “meno tasse
per tutti”.
Il calendario renziano pubblicato su Facebok (su twitter non ci
entrava) è un tripudio di narcisismo e promesse: "2014. Primo atto del
governo: 80 euro al mese a dieci milioni di italiani. 2015. Eliminazione
della componente Costo del lavoro da Irap. 2016. Via IMU e Tasi sulla
prima casa. 2017. Giù Ires. 2018. Irpef e pensioni minime. Questo è il
nostro percorso: 50 miliardi di euro di riduzione tasse in cinque anni".
E per far breccia tra i suoi, sconcertati dalla botta delle
amministrative e dal calo continuo nei sondaggi, riscrive l'immagine del
Pd: "Uno shock fiscale che rottama l'idea del Pd come partito delle
tasse. E che vuole restituire fiducia agli italiani e competitività
all'Italia". Di fatto, chi ha votato per i Pd turandosi il naso pur di
“sconfiggere Berlusconi” in realtà ha contribuito a far dominare meglio
il suo erede.
La prima e più logica obiezioni a questo fiume di promesse è quella
contabile (che verrà per esempio opposta dalla Commissione Europea,
seconod le regole dei recenti trattati, già in sede di Documento di
economia e finanza, preparatorio alla “legge di stabilità”): come fai a coprire quei 50 miliardi di minori entrate?
Una cosa è promettere in un comizio interno di farlo "sempre
mantenendo il rispetto dei parametri di Maastricht e del 3%, per una
questione di serietà con i mercati e con l'Europa". Un'altra in sede di
revisione dei conti con i funzionari inviati dalla Troika, che di certo
non guardano alle promesse ma ai numeri “certi”.
Che Renzi stia già pensando alle elezioni è testimoniato
dall'insistenza sul tema più sentito dai “ceti medi” (in senso molto
lato), ovvero da tutti i proprietari della casa di abitazione;
all'incirca il 70% dei nuclei familiari. La domanda contabile è quindi
anche una domanda politica sulla data delle elezioni, perché nella sua
promessa le tasse sulla prima casa dovrebbero essere cancellate già dal
2016. Quindi il provvedimento dovrebbe essere già stato inscritto del
Def (e non lo è stato), o comunque essere infilato da qui a ottobre
nella “legge di stabilità”. Troika permettendo.
Se ne può insomma dedurre facilmente che a primavera prossima si
potrebbe andare ad elezioni anticipate, con Renzi convinto di poter
prevalere grazie all'effetto-ossigeno garantito dall'abolizione dell'Imu
sulla prima casa.
Le altre promesse per il 2016, riguardano invece le imprese agricole e
quelle industriali (Imu agricola e tassa sui cosiddetti “imbullonati”).
Ma se è così, le promesse per gli anni a venire (“intervento Ires e
Irap e nel 2018 interventi sugli scaglioni Irpef e sulle pensioni")
stanno nel regno dei cieli o nelle favole per gonzi.
Lo
scambio immediato, chiesto soprattutto a Verdini & co., è sulle
“riforme”, perché al Senato la maggioranza è ogni giorno meno sicura. E
qui il calendario fino alla fine dell'anno sembra davvero fitto: "La
riforma della Pubblica amministrazione entro il 7 agosto avrà la lettura
definitiva in Senato. Nel mese settembre dobbiamo chiudere al Senato la
riforma costituzionale, prima della legge di stabilità". Sulle unioni
civili "la discussione può essere fatta insieme al gruppo della Camera
in modo che alla Camera la lettura sia confermativa e si possa
definitivamente approvare entro l'anno la legge sulle unioni civili.
Abbiamo 20 miliardi di euro per investimenti nelle infrastrutture che
non stiamo spendendo: da qui al 31 dicembre 2016 andranno spesi fino
all'ultimo centesimo". E infine una parola buona anche per la classe
operaia: "Venerdì 24 a Palazzo Chigi gli operai di Whirlpool entreranno a
firmare l'accordo che salverà quella azienda". Del resto era anche
l'unico caso industriale su cui, come si dice, aveva messo la faccia
definendo “un'operazione fantastica” la vendita dell'ex Indesit agli
americani, che subito dopo avevano presentato un piano di tagli e
chiusure di stabilimenti...
Il
tentativo è quello di occupare più caselle possibile nel mosaico
sociale, per trarre il massimo possibile ovunque. Siamo certi che molto
scricchiolerà nei prossimi mesi, rendendo il suol “calendario di
promesse” qualcosa meno di un pezzo di carta.
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