Bersani,
in entrambi le interviste di oggi, lo ha detto e ripetuto: le élite
sono sempre più distanti dalla gente normale. Credo sia assolutamente
vero ed evidente a tutti. Si parla tanto di crisi della politica e se ne
descrivono i caratteri da tempo: istituzioni democratiche che faticano a
rappresentare i cittadini, fiducia a zero, partiti allo sbando,
rigurgito di populismo, tecnocrazie e oligarchie al comando. Eppure
pochi si soffermano con la dovuta enfasi su un dato sociale
pesantissimo, per il quale esiste una quota molto consistente della
società che non si ‘sente’ lontana dalla politica ma lo è
obiettivamente, fattivamente.
Io penso che la profonda crisi sociale
oggi sia più forte della più visibile e mediatizzata crisi politica, che
un pezzo consistente del pack artico, sempre più massiccio, si sia
staccato dal resto e oggi se ne vada alla deriva come un iceberg di cui
si conosce solo la punta emergente, con il possibile esito di creare
effetti devastanti, stavolta sì, anche politici. La storia è ricolma di
questi esempi.
Per di più
quell’iceberg appare indecifrabile, non è univocamente classificabile,
non è omogeneo (sarebbe strano che lo fosse) e non è facilmente
governabile. Sappiamo solo che si compone di molte domande cadute nel
vuoto, per prima quella di rappresentanza, alla quale si è risposto con
una legge, l’Italicum, che la rappresentanza invece la ammazza. Una
legge di cui gli stessi creatori oggi hanno un crescente timore, perché
consentirebbe a quell’iceberg, comunque, di impattare sulla politica
attraverso un ballottaggio con il M5S. Sarebbe un impatto devastante, un
Titanic all’ennesima potenza. E non perché i grillini rappresentino
chissà quale minaccia (oggi ci governa una classe dirigente contro cui
bisognerebbe attivare una polizza vita), ma perché sarebbe la
dimostrazione scientifica che la politica non conosce, né controlla, né
governa quasi più nulla, né il popolo né le oligarchie finanziarie, e di
iceberg galleggianti è ormai piena la società. E siccome essa nasce in
origine per garantire una rappresentanza pubblica e un governo,
immaginerete il disastro di un esito come quello adombrato.
Non è
solo una frattura tra élite e gente normale, aggiungo io. Non è solo una
coesione sociale che somiglia sempre più all’atomismo di monadi chiuse
(individui o al massimo famiglie, l’unica forma associativa che
riconoscono tutti). Ma è come se una specie di velo fosse caduto sulla
formazione sociale, rendendola sempre più oscura e impenetrabile persino
ai più sofisticati mezzi di analisi. La frattura è anche
epistemologica, forse addirittura antropologica. La distanza crescente
produce ignoranza reciproca tra due umanità che la crisi della politica e
della democrazia rendono reciprocamente incomunicanti: le élite, le
classi più agiate, le oligarchie, i circoli ristretti, la spuma del ceto
medio-alto da una parte – una massa sempre più oscura e informe
dall’altra, che si tenta di governare solo con il mercato e il consumo,
le merci e i saldi di fine stagione, definendo profili che sono per lo
più di consumatori e mai di cittadini. Identità commerciali nulla più.
Siamo,
tutti noi, perfettamente definiti come acquirenti, entriamo negli open
data e veniamo classificati a partire dalle card dei supermercati, ma
nessuno sa nulla di noi riguardo alle nostre effettive speranze
politiche, ai sogni, ai desiderata pubblici, così come alle angosce, ai
timori, alle paure quotidiane. O meglio pensano di saperlo in base a
qualche ricerca di mercato o campionaria.
Così come pensavano di sapere
tutto in merito alla navigazione del Titanic e alla sua rotta, solo
perché si leggevano mappe marine e si usavano i sestanti. Poi, però,
quella massa di ghiaccio indecifrabile, imprevedibile, oscura e
abbagliante nello stesso tempo, si è staccata dal pack e, ancor prima di
essere classificata, si è abbattuta sulla ‘nave va’che fu di Craxi,
Berlusconi e oggi di Renzi, con pioggia finale di monetine o peggio (e
forse anche stavolta). L’ottimismo della comunicazione affonda le navi.
La ricerca del consenso per il consenso, invece, ne impedisce i
soccorsi.
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