giovedì 9 luglio 2015

Il discorso di Alexis Tsipras al Parlamento Europeo

parliament
Dopo questo discorso di Alexis Tsipras, di oggi 8 luglio 2015, l’Europa non potrà mai più essere quella di prima.
O nascerà sotto nuove forme, oppure non esisterà più.
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Onorevoli parlamentari,
è un onore per me parlare in questo vero e proprio tempio della democrazia europea. La ringrazio molto per l’invito, Presidente. Sono onorato di incontrare i rappresentanti eletti dei popoli d’Europa, in un momento critico sia per il mio paese- per la Grecia e per la zona euro- e pure per l’Unione europea nel suo insieme.
Mi trovo in mezzo a voi, a pochi giorni dal forte verdetto del popolo greco, seguito alla nostra decisione di consentirli di esprimere la sua volontà, a decidere direttamente, di adottare una posizione e prendere attivamente parte ai negoziati per quanto riguarda il futuro. A pochi giorni dal forte verdetto, abbiamo rafforzato i nostri sforzi per raggiungere una soluzione socialmente giusta e finanziariamente sostenibile al problema greco, senza gli errori del passato che hanno condannato l’economia greca, e senza l’austerità perpetua e senza speranza che ha intrappolato l’economia in un circolo vizioso di recessione e la società in una depressione duratura e profonda.
Il popolo greco ha fatto una scelta coraggiosa, sotto pressioni senza precedenti, con le banche chiuse, con la maggior parte dei media che hanno cercato di terrorizzare la gente dicendo che un NO avrebbe portato ad una rottura con l’Europa.
È un piacere per me essere in questo tempio della democrazia, perché credo che siamo qui per ascoltare prima gli argomenti e poi giudicare tali argomenti. “Colpiscimi, ma prima ascoltami “.
La scelta coraggiosa del popolo greco non è per una rottura con l’Europa, ma per un ritorno ai principi fondamentali della costruzione europea, ai principi di democrazia, solidarietà, rispetto reciproco e uguaglianza.
Si tratta di un messaggio chiaro che l’Europa – il nostro comune progetto europeo, l’Unione europea- o sarà democratica o si troverà ad affrontare enormi difficoltà di sopravvivenza, date le condizioni difficili che stiamo vivendo.
La trattativa tra il governo greco e i suoi partner, che sarà completata a breve, cerca di riaffermare il rispetto dell’Europa per regole operative comuni, così come il rispetto assoluto per la scelta democratica del nostro popolo.
Il mio governo e io, personalmente, siamo saliti al potere circa cinque mesi fa. Ma i programmi di soccorso sono in vigore da circa cinque anni.
Mi assumo la piena responsabilità di ciò che è accaduto nel corso di questi cinque mesi. Ma dobbiamo tutti riconoscere che la responsabilità principale per le difficoltà che l’economia greca sta vivendo oggi, per le difficoltà che l’Europa sta vivendo oggi, non è il risultato di scelte fatte negli ultimi cinque mesi, ma nei cinque anni di programmi di attuazione che non hanno portato a far finire la crisi.
Voglio assicurarvi che, a prescindere dalla vostra opinione, se gli sforzi di riforma sono stati buoni o cattivi, resta il fatto che la Grecia, e il popolo greco, hanno fatto uno sforzo senza precedenti nel corso degli ultimi cinque anni. Estremamente difficile e duro.
Questo sforzo ha esaurito la capacità di resistenza del popolo greco.
Naturalmente questi sforzi non solo si svolgono in Grecia. Hanno preso posto altrove, come pure – e io rispetto pienamente lo sforzo di altre nazioni e governi che hanno dovuto affrontare,e decidere misure difficili – in molti paesi europei, dove sono stati attuati programmi di austerità.
Tuttavia, in nessun altro posto questi programmi sono stati così difficili e di lunga durata come in Grecia. Non sarebbe esagerato dire che il mio paese è stato trasformato in un laboratorio sperimentale di austerità negli ultimi cinque anni. Ma dobbiamo tutti riconoscere che l’esperimento non è riuscito.
Negli ultimi cinque anni, la disoccupazione è alle stelle, la povertà è salito alle stelle, l’emarginazione sociale è cresciuta enormemente, così come il debito pubblico, che prima del lancio dei programmi era del 120% del PIL, ed è attualmente il 180% del PIL. Oggi, la maggior parte di popolo greco, a prescindere dalle nostre valutazioni, questa è la realtà e dobbiamo accettarla, sente di non avere altra scelta che combattere per fuggire da questo corso senza speranza. Ed è proprio questo desiderio, espresso nel modo più diretto e democratico che noi, come governo, siamo chiamati a contribuire a realizzare.
Cerchiamo un accordo con i nostri partner.
Un accordo, però, che porterà ad una fine definitiva alla crisi. Che darà speranza, perchè alla fine del tunnel, c’è la luce. Un accordo che sarà la base per affidabili e necessarie riforme, nessuno si oppone a questo, ma che sposterà l’onere di coloro che hanno davvero la capacità di farsene carico – e che, nel corso degli ultimi cinque anni, sono stati protetti dai governi precedenti – onere che è stato posto interamente sulle spalle dei lavoratori, dei pensionati, di quelli che non possono più sopportare.
E, naturalmente, con politiche redistributive di cui beneficeranno le classi medie e basse, può essere raggiunta una crescita equilibrata e sostenibile.
La proposta che sottoponiamo ai nostri partner comprende:
Riforme credibili, sulla base, come ho detto prima, dell’equa distribuzione degli oneri, e con il possibile effetto minimo di recessione.
La richiesta di un’adeguata copertura dei fabbisogni di finanziamento a medio termine del paese, con un programma di crescita forte; se non ci concentriamo su un programma per la crescita, allora non vedremo mai la fine della crisi. Il nostro primo obiettivo deve essere quello di combattere la disoccupazione e incoraggiare l’imprenditorialità,
-e naturalmente, la richiesta di un impegno immediato per iniziare un dialogo sincero, una discussione significativa per affrontare il problema della sostenibilità del debito pubblico.
Non ci possono essere tabù tra di noi. Dobbiamo affrontare la realtà e cercare soluzioni a questa realtà, a prescindere da quanto possano essere difficili queste soluzioni.
La nostra proposta è stata presentata per la revisione all’Eurogruppo, durante il vertice di ieri. Oggi, stiamo inviando una richiesta al Meccanismo Europeo di Sostegno (ESM).
Ci siamo impegnati, in un paio di giorni, a fornire tutti i chiarimenti per quanto riguarda la nostra proposta, e mi auguro che riusciremo a soddisfare i requisiti per risolvere questa situazione critica nei prossimi giorni, sia per il bene della Grecia, come pure come per il bene della zona euro.
Direi, soprattutto, per il bene della zona euro non solo per motivi finanziari, ma anche per il bene geopolitico dell’Europa.
Voglio essere molto chiaro su questo punto: le proposte del governo greco per finanziare i suoi obblighi e ristrutturare il proprio debito, non hanno lo scopo di gravare ulteriormente il contribuente europeo. Il denaro dato alla Grecia – siamo onesti – in realtà non è mai arrivato al popolo greco. Il denaro è stato dato per salvare le banche greche ed europee, ma non è mai andato al popolo greco.
Inoltre, da agosto 2014, la Grecia non ha ricevuto alcuna rata di erogazione in base al piano di salvataggio fino alla fine del mese di giugno,rate di importo da 7,2 miliardi di euro. Non sono state concesse da agosto del 2014, e vorrei sottolineare che il nostro governo non era al potere da agosto 2014 a gennaio 2015. Le rate non sono state erogate perché il programma non è stato attuato. Il programma non è stato attuato in quel periodo (vale a dire, agosto ’14 -Jan. ’15) -non a causa di questioni ideologiche, come avviene oggi, ma proprio perché al programma, allora come ora, mancava il consenso sociale. A nostro avviso, non è sufficiente che un programma sia corretto, è importante anche che sia possibile da attuare, che esista consenso sociale affinché possa essere attuato.
Onorevoli parlamentari, allo stesso tempo, in cui la Grecia stava negoziando e rivendicando 7200000000 € di erogazioni, ha dovuto rimborsare alle stesse istituzioni rate del valore di € 17500000000. Il denaro è stato pagato dalle magre finanze del popolo greco.
Onorevoli parlamentari, a dispetto di quello che ho detto, io non sono uno di quei politici che sostengono che “stranieri cattivi” sono responsabili per la sventura del mio paese. La Grecia è sull’orlo del fallimento a causa dei precedenti governi greci che hanno creato per molti anni uno stato clientelare, hanno sostenuto la corruzione, hanno tollerato o addirittura sostenuto l’interdipendenza tra la politica e l’élite economica e l’evasione fiscale su grandi quantità di ricchezza è rimasta incontrollata. Secondo uno studio del Credit Suisse, il 10% dei greci è in possesso del 56% della ricchezza nazionale. E che il 10% dei greci, nel periodo di austerità e di crisi, non sono stati toccati, non hanno contribuito agli oneri come hanno contribuito il restante 90% dei greci. I programmi di soccorso e il memorandum non ha neppure tentato di affrontare questi grandi ingiustizie.
Invece, le ha aggravate, purtroppo.
Nessuna delle presunte riforme, purtroppo, ha migliorato il meccanismo di riscossione delle imposte che è crollato, nonostante il desiderio di qualche “illuminato”, come anche giustamente spaventato, funzionario pubblico. Senza presunte riforme rivolte a colpire il famigerato triangolo di corruzione che è stato istituito nel nostro paese molti anni fa, prima della crisi, tra l’establishment politico, gli oligarchi e le banche. Nessuna riforma ha migliorato il funzionamento e l’efficienza dello Stato, che ha imparato ad operare per servire interessi particolari piuttosto che il bene comune.
E, purtroppo, le proposte per affrontare questi problemi ora sono sotto i riflettori. Le nostre proposte si concentrano su riforme reali, che mirano a cambiare la Grecia. Le riforme che i governi precedenti, la vecchia guardia politica, così come chi guida i piani del Memorandum, non voleva vedere implementate in Grecia. Questa è la semplice verità.
Trattare in modo efficace con la struttura oligopolistica e con le pratiche di cartello nei singoli mercati – tra cui il mercato televisivo non regolamentata inspiegabilmente-  costituiscono priorità di riforma del nostro governo, il rafforzamento dei meccanismi di controllo in materia di entrate pubbliche e il mercato del lavoro per combattere l’elusione fiscale e l’evasione, modernizzare la Pubblica Amministrazione.
E, naturalmente, ci aspettiamo che i nostri partner siano d’accordo su queste priorità.
Oggi, veniamo con un mandato forte da parte dei cittadini greci e con la ferma determinazione di non scontrarci con l’Europa, ma a scontrarci con gli interessi acquisiti nel nostro paese, e con le logiche e gli atteggiamenti che hanno portato la Grecia in crisi, e che stanno mettendo anche un freno all’Eurozona.
Onorevoli parlamentari,
l’Europa è a un bivio critico. Ciò che noi chiamiamo “crisi greca” non è che l’incapacità generale della zona euro di un trovare una soluzione definitiva a una crisi del debito insostenibile. In realtà, questo è un problema europeo, e non esclusivamente un problema greco.
E un problema europeo richiede una soluzione europea.
La storia europea è piena di conflitti, ma anche, di compromessi. Ma è anche una storia di convergenze e di allargamento. Una storia di unità e non di divisione. Ecco perché si parla di una Europa unita, cerchiamo di non permettere che diventi un’Europa divisa. Attualmente siamo chiamati a raggiungere un compromesso praticabile e onorevole per evitare una rottura storica che possa ribaltare la tradizione di un’Europa unita.
Sofocle in “Antigone” ci ha insegnato che la più grande legge è la giustizia per gli esseri umani.
Sono certo che tutti noi comprendiamo la gravità della situazione e che risponderemo di conseguenza; ci assumeremo la nostra responsabilità storica.
Grazie.
(Si ringrazia per la traduzione Daniela Sansone. Immagine dal web)
Fonte:  https://esseresinistra.wordpress.com

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