È assolutamente inutile pensare di raccontare quello che è successo ieri a Roma, come l’effetto dell’azione di pochi facinorosi che avrebbero preso in scacco una piazza altrimenti pacifica. La realtà è un’altra e il fatto che i media e la classe politica cerchi in tutti i modi di nasconderla o mistificarla non fa altro che dimostrare la spaccatura che vive il sistema della rappresentanza in questo paese. Tutta la piazza ieri ha voluto dimostrare non solo che c’è un’intera generazione che non ha più né futuro né rappresentanza politica, ma che non è più disposta a subire passivamente gli abusi di una democrazia truccata. Che piaccia o no, è questo il fatto nuovo, la vera notizia della giornata. La fiducia in parlamento ottenuta con la compravendita dei deputati, al pari delle parentopoli romana ad uso e consumo delle cricche, non sono solo uno spettacolo che offende la dignità di tutti, ma è anche il segno di una classe politica che non ha più scrupoli né timidezza nel mostrarsi per quello che è. E allora perché la rabbia e l’indignazione non dovrebbero anche loro mostrarsi per quello che sono? Chi era in piazza ieri è più consapevole di quello che i giornali o i politici credono, sa perfettamente che con la fiducia il governo procederà in modo ancora più aggressivo e incurante nei suoi progetti di dismissione del welfare e nell’attacco ai diritti sociali, dalla riforma universitaria fino all’applicazione delle misure dell’austerità economica. Sa perfettamente che non c’è mediazione possibile. La giornata di ieri tuttavia non è sufficiente a costruire un’alternativa al berlusconismo, ma è stata una svolta necessaria a renderla possibile. Ha aperto uno spazio che ora si tratta di estendere. È il momento ora di sviluppare il ragionamento politico in un nuovo progetto che metta in collegamento quei pezzi di società che non ci stanno ad accettare la dura legge del ricatto, che non sono e non vogliono essere oggetto di nessuna compravendita. Per questo il meeting lanciato da Uniti contro la Crisi per il prossimo 22 e 23 gennaio diventa fondamentale in un percorso che vede nel 14 dicembre l’apertura di una nuova fase.
Andrea Alzetta- Action Diritti in movimento
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