martedì 14 dicembre 2010

Dalla fiducia al governo può nascere qualcosa di buono

Per tre punti Martin non perse la cappa. Ed infatti è così, perché Martin avrebbe perso la cappa solo per un punto. Berlusconi riesce ad ottenere una fiducia; una fiducia certamente misera e miserevole, mendicata dai suoi reclutatori, uno fra tutti Francesco Pionati che si era dato un gran da fare in questi giorni tesi e dirimenti per l’esecutivo.
La fiducia al governo passa, e passa con 314 voti contro 311: all’ultimo momento, a testa bassa, sotto gli scranni della Presidenza della Camera, alcuni deputati di Futuro e Libertà tradiscono Fini. Le reazioni a caldo le sentiremo nelle prossime ore. Per ora quello che è certo è che il governo può partire da questi risicatissimi numeri per ampliare il proprio fronte e provare a terminare quegli anni di legislatura che gli restano.
L’incognita leghista è sempre vicina: Bossi sembra preferire il voto anticipato ad un governo che galleggia sulla zattera malferma di pochi paranchini di legno mal saldati con chiodi arrugginiti. I deputati che oggi hanno salvato il governo non è certo detto che lo facciano una seconda volta… Repetita iuvant, certo. Ma gli scenari del teatrino indecente della politica di questa mattinata hanno mostrato che più che un clima da fiducia e sfiducia c’era un clima da rigori ai mondiali, da esultanze nell’emiciclo, da gesti ad ombrello di Gasparri contro Fini al momento della seconda chiama e da plateali fischi e applausi a seconda del voto proclamato da ogni singolo parlamentare.
Una democrazia inusuale, inconsueta, proprio come il governo che vivacchia e che si salva a differenza di Martin il monaco che invece la cappa la perse.
Ma la protesta vera non è quella del PD in aula o dell’Italia dei Valori. Sono le decine di migliaia di studenti che assediano i palazzi del Parlamento e del governo, che si sono riversati davanti a palazzo Grazioli e che sono arrabbiati e che sfogano questa loro rabbia anche con espressioni materiali eccessive, ma che hanno ben ragione di sfogare una sopportazione estrema di condizioni di studio e di vita che non sono più possibili.
Nel Paese manca tutto: manca la sicurezza del futuro anche per i ceti medi. Eppure il governo appena rifiduciato alla Camera, tornerà a dire che siamo al di là della crisi economica e che non c’è nessun motivo per disperare.
Gli operai della Vinyls di Porto Marghera sono saliti in queste ore a 130 metri di altezza, su una torre, per urlare la loro condizione di sfruttamento e di insostenibilità. Chi li ascolta? Questo esecutivo no di certo. Le opposizioni? Sono intente a rilasciare dichiarazioni ai giornali per confortarli che andranno avanti e che faranno il loro dovere…
C’è bisogno di utilizzare il tempo che ora ci viene offerto gentilmente dal salvataggio del governo più eversivo della storia del Paese, per ricostruire il tessuto mutualistico, sociale e collettivo con una sintonia politica, con la creazione di una sponda politica che trovi in futuro la concretizzazione in un voto che riporti i comunisti e la sinistra anticapitalista nel Parlamento.
Guardate, compagne e compagni, se ne sente davvero la mancanza, perché il Parlamento oggi è composto da una serie di “destre” che non possono continuare a rappresentare i ceti indigenti, gli sfruttati, i discriminati di questo Paese: c’è una destra xenofoba (la Lega Nord), c’è una destra affaristica (Popolo della Libertà), c’è una destra nazionalistico-borghese (Futuro e Libertà), c’è una destra cattolica (Casini e Api), c’è una destra liberale che tutti chiamano “sinistra” (PD) e c’è una destra giustizialista e priva di qualunque riferimento ideologico (Di Pietro). Nessuno in questo Parlamento porta con sé valori di solidarietà, di giustizia sociale e di uguaglianza. Per lo meno non li porta a senso unico, ma li fa sempre interagire con altri valori, creando dei trasversalismi che annichiliscono l’uniformità lineare dei confini di una geopolitica che un tempo era la garanzia della coscienza dell’avversario.
Oggi prevale l’indistinguibilità su molti livelli e questo è uno degli aspetti che dobbiamo con più forza e volontà combattere, riaffermando nuovamente una cultura della differenza politica di cui i comunisti sono andati portatori e diffusori per decenni, per lustri e lustri e che non possono non coservare nel loro DNA storico, nella loro prospettiva di rigenerazione culturale e politica.
Il tempo, breve o lungo che sia, che abbiamo davanti dobbiamo utilizzarlo per questo, per denunciare l’ingiustizia sociale che questo governo rappresenta e per costruire un nuovo assetto della sinistra in questo Paese. Dobbiamo mettere da parte ogni particolarismo e, mantenendo le nostre peculiarità e identità, dare vita ad un’alleanza programmatica che ci veda protagonisti risolutamente decisi a logorare il berlusconismo e a fare in modo che si inverta ancora di più la tendenza all’autosufficienza di chiunque a sinistra può pensare di rappresentare da solo i sentimenti e i bisogni di milioni e milioni di persone.
La Federazione della Sinistra può essere questo motore e Rifondazione Comunista può esserne una componente essenziale, imprescindibile. Per questo, se dalla fiducia al governo può nascere qualcosa di buono non può essere oggi che una rinata determinazione in questo senso.
MARCO SFERINI, www.lanternerosse.it

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