Quello che è successo a Londra giovedì scorso è davvero un brutto segnale per il futuro della democrazia occidentale. Dentro il Parlamento, il governo faceva approvare la riforma universitaria - rette triplicate e tagli drastici al finanziamento pubblico; nella piazza davanti al Big Ben, la polizia a cavallo caricava gli studenti, rompeva teste e imprigionava i dimostranti al freddo per ore ed ore. Questa è la situazione cui ci sta portando la crisi e il perpetuarsi delle politiche neo-liberiste. Il debito creato dalle banche e dalla insostenibilità del capitalismo sfrenato viene pagato dai più poveri, dai giovani che non potranno permettersi di andare all'università o lo potranno fare solamente indebitandosi fino al collo; dai lavoratori pubblici licenziati o con lo stipendio congelato per anni; dai cittadini comuni che vedono i servizi pubblici tagliati senza pietà.Quello che sta succedendo è una svolta epocale. Certo, gli ultimi trent'anni ci avevano abituato alla crescente diseguaglianza, agli attacchi al welfare state, all'ingiustizia sociale. Ma la crisi finanziaria degli ultimi anni ha rimesso in discussione quel modello, basato sulla democrazia del debito. La recessione ha cambiato i parametri, non ci sono più soldi per finanziare i servizi pubblici, o almeno così ci si vuol far credere. Quindi inizia un periodo di vere vacche magre, una riduzione dello stato sociale come mai si era visto prima, neanche ai tempi della Thatcher, una politica economica, in Gran Bretagna come nel resto d'Europa, violentemente classista, che toglie ai lavoratori per dare ai padroni. La riforma universitaria ne è l'esempio forse migliore: meno soldi dal governo, tanti soldi chiesti agli studenti, quando invece si potrebbe tranquillamente ottenere risorse uguali se non maggiori dall'innalzamento delle tasse per i redditi più elevati. Di fatto questa tassa introdotta è una misura di sperequazione sociale e generazionale con pochi precedenti. Si impone un pagamento fisso che prescinde dal reddito e lo si impone soltanto alle giovani generazioni, escludendole di fatto da un sistema educativo pubblico. Finanziare l'università, invece, con una tassa sui patrimoni dell'alta borghesia avrebbe significato una fiscalità progressiva ed a carico del paese in generale e non solo dei suoi giovani.Non è un caso dunque che siano stati gli studenti i primi a prendere la via della piazza, e certo altri seguiranno presto quando i tagli e le tassazioni indirette cominceranno a farsi sentire per tutti. Si tratta della riapertura del conflitto sociale che è stato sopito per anni concedendo le briciole dell'accumulazione capitalista ai lavoratori che ora si trovano deprivati anche di quel poco e questo vuol dire che anche il sistema politico che aveva supportato quel contratto sociale diventa, tutto ad un tratto, inadeguato. Il capitale approfittatore non può permettersi il compromesso democratico che ha caratterizzato i nostri paesi nella seconda metà del XX secolo. La diseguaglianza, la polarizzazione del reddito, la concentrazione del capitale in poche, rapaci mani deve per forza alzare il livello di repressione per contenere la rivolta sociale. Quello che è successo a Londra è la prova generale di questo giro di vite. Carabineros a cavallo contro studenti a mani nude, come in Cile nel '73, come a fine Ottocento contro le prime manifestazioni operaie. Il neo-liberismo torna alle origini, alla violenza per governare la piazza, alla repressione brutale, come si è visto davanti al Parlamento britannico, con dimostranti bloccati al freddo, effettivamente sequestrati in una piazza chiusa ermeticamente da camioncini della polizia, da forze dell'ordine in tenuta anti-sommossa, da bastonatori a cavallo. La condotta della polizia è stata nulla di meno che criminale, alla ricerca costante della provocazione e dello scontro, con un tenente mandato in televisione a condannare gli studenti che stavano disturbando lo shopping natalizio su Oxford Street che i dimostranti scappati dalla caccia all'uomo delle forze dell'ordine avevano invaso. Una scena di lotta di classe nel lussuosissimo centro di Londra, una scena che vedremo sempre più spesso nel prossimo futuro. Quello cui ci dovremo abituare però, è anche il tentativo che continuerà di limitare la nostra libertà e di trasformare sempre più le nostre democrazie in stati di polizia, una degenerazione che solo un forte movimento sociale, organizzato strutturato e cosciente del suo ruolo politico può evitare.
Nicola Melloni, Liberazione
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