Sono d'accordo: tutte le aziende municipalizzate devono essere incluse nella zona rossa e devono essere scrupolosamente vigilate dalla polizia onde evitare infiltrazioni dei parenti e dei solidali del sindaco
Il primo capitolo di quella che tutti definiscono “la parentopoli romana” si è aperto con il caso Atac, l’azienda dei trasporti pubblici della Capitale. La storia è riassumibile con il numero di assunzioni a chiamata diretta negli ultimi due anni, 854, per un costo di circa 50 milioni di euro l’anno che in due anni equivalgono al deficit che sta portando al fallimento l’azienda. Nella lista ci sono tutti: congiunti dei dirigenti Atac, amministratori vicini politicamente all'ex a.d. Adalberto Bertucci (che prima di lasciare il suo posto si è auto assegnato una consulenza di oltre 200mila euro), parenti degli assessori, persino una cubista promossa alla segreteria della direzione industriale. E ancora: Francesco Bianco, ex Nar, e Gianluca Ponzio, già Terza Posizione, con alle spalle processi per rapina e omicidio; un esercito di mogli, cugini, fratelli, figli. Tutti assunti senza selezione e con retribuzioni elevate. Tutto questo mentre emergevano i dati del numero elevatissimo di corse che ogni anno saltano, con buona pace dei passeggeri che aspettano alle fermate, e un inquietante caso di appalti gonfiati sulle forniture di pezzi di ricambio delle vetture.Un insulto a tutti i romani, coloro che usufruiscono di mezzi pubblici sempre più scadenti, quelli che hanno figli in cerca di occupazione, chi passa la vita a studiare e si vede scavalcare nella ricerca di un impiego da persone che possono mettere nel curriculum solo le famigerate "conoscenze". Uno scandalo che non concede margini di difesa.Il secondo capitolo, con le stesse modalità ma con dimensioni se possibile maggiori si è aperto su Ama, l’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti, della manutenzione dei giardini e di numerosi altri servizi. Ancora una volta i numeri parlano chiaro: 1400 assunzioni, a chiamata diretta, in due anni e mezzo, in un'azienda che ha in tutto 7mila dipendenti. Sono state così pagate tutte le cambiali elettorali di Alemanno e dei suoi seguaci, e qualche assunzione è servita pure per accontentare gli alleati. Gli effetti concreti di queste nuove assunzioni in ogni caso ai cittadini non sono pervenuti: la città è sempre più sporca.Ora si sta per aprire il terzo capitolo, quello che riguarda Acea, l’azienda quotata in borsa ma a maggioranza pubblica, che si occupa di energia e acqua. Ma non mancano altre segnalazioni di assunzioni sospette nelle altre aziende della galassia capitolina.Alemanno si è difeso dicendo di essere all’oscuro di tutto. Salvo poi accettare le dimissioni del suo capo scorta, al quale ha sistemato entrambi i figli nelle due municipalizzate. Il sindaco ha anche ammesso una carenza di controllo e ha annunciato un “segno di discontinuità” rispetto al passato. Parole che non significano niente e alle quali proviamo noi a dare un senso, sotto forma di consiglio: le dimissioni.
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