Povero Zapatero e povera Spagna. L'uno e l'altra passati nel giro di un paio d'anni dagli altari alla polvere. La crisi finanziaria, poi economica, poi sociale (4.5 di disoccupati, più del 20% della forza lavoro, il doppio della media europea) hanno asfaltato entrambi. Che ora annaspano in una spirale senza fine.La militarizzazione dei controllori di volo per riprendere il controllo degli aeroporti pone vecchi e irrisolti problemi sulle liceità e modalità di certi scioperi («2400 persone non possono sequestrare un paese»). Forse non c'erano alternative. Ma è stato uno spettacolo brutto e penoso, mai visto prima nei 32 anni in cui è stata in vigore la costituzione del '78 che liberò la Spagna dagli orrori del franchismo. E il ministro José Blanco che si presenta a minacciare fuoco e fulmini sui riottosi e «stressati» controllori di volo («la pazienza del governo è finita»), rimanda inevitabilmente al Ronald Reagan del 1980, quando appena entrato alla Casa bianca spezzò le reni ai controllori di volo americani. Alla fine vinse lui e licenziò tutti gli 11345 controllori di volo. Ma quello - insieme alla vittoria per ko della signora Thatcher sui minatori inglesi - fu il viatico di una «rivoluzione conservatrice» da cui in realtà non ci siamo mai più ripresi. E che con la crisi economica del 2008 sta tornando e spazzando via welfare e diritti acquisiti in anni di lotte in tutto l'occidente.Chissà che Zapatero non voglia la testa dell'Usca, il sindacato autonomo dei controllori di volo, come trent'anni fa Reagan volle quella della Patco, l'organismo sindacale dei loro omologhi americani. Forse no, o forse sì perché Zapatero sembra aver perso ogni bussola, che non sia quella del «mercato». Una bussola che, oltretutto, evidentemente, non lo sta portando da nessuna parte. E ancor meno verso l'uscita del tunnell in cui si è infilato lui e la Spagna.In prima battuta le ultime misure annunciate questa settimana e approvate per decreto venerdì scorso - la privatizzazione parziale degli aeroporti e della loro gestione, gli sgravi fiscali per le industrie medio-piccole, l'osceno taglio dei 400 euro e qualcosa per i disoccupati di lungo corso senza altre risorse - non c'entrano granché con la protesta dei controllori di volo. Come pure non c'entra la nuova «riforma» a cui Zapatero, spinto da Bruxelles e dal «mercato», sta mettendo mano - quella delle pensioni con l'aumento dell'età pensionabile da 65 a 67 anni - dopo quella del mercato del lavoro - contro cui i due maggiori sindacati, di cui uno socialista, e non l'Usca, gli hanno organizzato il primo sciopero generale, in settembre. Ma la privatizzazione degli aeroporti e dell'Aena, l'ente pubblico che li gestisce, se non la causa, è stata probabilmente una miccia.Più Zapatero offre e dà, più gli viene chiesto dal «mercato» e dall'opposizione di destra interna, il Partido popular, che si appresta a vincere in carrozza le elezioni del 2012, così come il centro-destra liberal-liberista catalano ha vinto le elezioni di domenica scorsa in Catalogna, storico bastione della sinistra e in particolare dei socialisti.Lo spettro dei «soccorsi» offerti/imposti da Ue e Fmi incombe su Zapatero e sulla Spagna. Sarebbe un disastro per un leader e un paese che appena qualche anno fa esibivano orgogliosamente (anche troppo) le loro virtù in campo economico, politico e sociale. Ora di quelle virtù non è rimasto nulla. E lo smarrito Zapatero, che prima amava andare controcorrente (ritiro unilaterale dall'Iraq, tanto per dirne una), ora non trova di meglio che lanciarsi nella corrente generale e micidiale, e incapace di risolvere la e le crisi. Fino ad affogare.
di Maurizio Matteuzzisu il manifesto del 05/12/2010
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