giovedì 30 dicembre 2010

LA STORIA SI RIPETE

Patto di Palazzo Chigi approvato sotto la presidenza del Duce il 21 dicembre 1923

La Confederazione Generale dell'Industria Italiana e la Confederazione Generale delle Corporazioni Fasciste intendono armonizzare la propria azione con le direttive del Governo Nazionale, che ha ripetutamente dichiarato di ritenere la concorde volontà di lavoro dei dirigenti delle industrie, dei tecnici e degli operai, come il mezzo più sicuro per accrescere il benessere di tutte le classi e le fortune della Nazione: riconoscendo la completa esattezza di questa concezione politica e la necessità che essa sia attuata dalle forze produttive nazionali: dichiarano che la ricchezza del Paese, condizione prima della sua forza politica, può rapidamente accrescersi e che i lavoratori e le aziende possono evitare i danni e le perdite delle interruzioni lavorative, quando la concordia tra i vari elementi della produzione assicuri la continuità e la tranquillità dello sviluppo industriale:
affermano il principio che l'organizzazione sindacale non deve basarsi sul criterio dell'irriducibile contrasto di interessi tra industriali ed operai, ma ispirarsi alla necessità di stringere sempre più cordiali rapporti tra i singoli datori di lavoro e lavoratori, e fra le loro organizzazioni sindacali, cercando di assicurare a ciascuno degli elementi produttivi le miglior condizioni per lo sviluppo delle rispettive funzioni, e di più equi compensi per l'opera loro, il che rispecchia, anche nella stipulazione di contratti di lavoro, lo spirito del sindacalismo nazionale: e decidono
a) che la Confederazione dell'Industria e la Confederazione delle Corporazioni fasciste intensifichino la loro opera diretta ad organizzare rispettivamente gli industriali ed i lavoratori con reciproco proposito di collaborazione;
b) di nominare una Commissione permanente di 5 membri per parte, la quale provveda alla migliore attuazione dei concetti su esposti sia al centro, sia alla periferia, collegando gli organi direttivi delle due Confederazioni perché l'azione sindacale si svolga secondo le direttive segnate dal Capo del Governo.

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