domenica 12 dicembre 2010

La leggenda del santo compratore

A furia di parlare di deputati venduti, si rischia di trascurare l’altrettanto nobile categoria dei compratori. Mestiere usurante quant’altri mai, vista la qualità della merce. Perché il deputato, diversamente dal provolone e dalla salama da sugo, non puoi comprarlo e poi lasciarlo nel frigo per consumarlo a piacere. Una volta acquistato, lo devi poi accudire, nutrire, coccolare, adottare. Ti distrai un attimo e quello s’è già rivenduto a un altro, magari in comproprietà come i calciatori, in multiproprietà come i camper, in franchising come i negozi di abbigliamento, poi c’è l’usucapione, lo ius primae fiduciae, insomma un casino.
Il primo acquirente della campagna acquisti autunno-inverno era tal Ciccio Nucara, segretario del Partito repubblicano all’insaputa dei più (lui compreso): doveva pescare nella palude di diniani, centristi, Mpa, Union Valdotaine, Sudtiroler. Ma, appena si mise all’opera, quell’incontinente di B. lo bruciò: “È fatta, abbiamo 20 deputati estranei al Pdl pronti alla fiducia”. E quelli, salvo due o tre, caddero dalle nuvole: alcuni avevano respinto le avances, altri stavano ancora trattando sul prezzo, qualcuno manco sapeva chi fosse Nucara. Il quale abbandonò allegramente il campo: “È stato bello lo stesso, prima non mi si filava nessuno, ora mi chiamano tutti. Chi l’avrebbe detto che sarei diventato famoso a 70 anni?”.
Lo riposero in ripostiglio e partì la fase 2 di Mediashopping, affidata ad acquirenti ignoti (forse latitanti): comprare l’Udc siciliana, piena di condannati, inquisiti ed ex imputati. Tipo Cuffaro e Mannino che però, purtroppo, stanno in Senato.
Ora, ecco la fase 3: acquisti a tutto campo a qualunque prezzo, una baraonda in cui non si capisce più chi compra e chi viene comprato, anzi c’è pure chi compra un deputato ma poi si vende a sua volta, somma zero. Si fanno avanti compratori volontari come Pionati, ex mezzobusto del Tg1 oggi statista irpino, e di seconda mano come Nucara, riesumato dalle soffitte. I due, con l’aiuto della Santanchè, han conquistato Maurizio Grassano, ex leghista ed ex liberal-democratico (nel senso della Melchiorre).
Intanto l’acquirente last minute Americo Porfidia, l’ex Idv che ora dirige Noi Sud, inglobava Antonio Razzi, eletto con (anzi da) Di Pietro nel collegio Europa col problema del mutuo da pagare e della moglie malata (“sta male per colpa di Di Pietro che non mi chiama mai”): decisivo un vertice a Pescara fra le rispettive consorti. Ora anche Razzi sta con Noi Sud, ma non sa ancora come voterà il 14: “Non conosco la posizione di Noi Sud”. Nella fretta del trasloco s’è dimenticato di chiedere.
Poi abbiamo i santi compratori, i cardinali Bertone e Ruini, impegnatissimi ad allestire le nozze tra Silvio e Piercasinando, previo divorzio di quest’ultimo da quel demonio di Fini. I due pretoni lo fanno per nobili motivi spirituali: qualche milione alle scuole private e qualcun altro per restaurare chiese e conventi.
Resta da capire chi sia l’acquirente che voleva cedere un terzo dello Stelvio all’Alto Adige in cambio dell’astensione della Sudtiroler: chiunque sia è un genio assoluto. Ricorda il Tremonti di Corrado Guzzanti che, per far quadrare la Finanziaria, annunciava: “Diamo via la Savdegna: se lo dico, è pevché ho il compvatove”.
Non c’è bisogno di compratori, invece, per acquistare gli ex Pd: vengono via da soli. Villari, quello che si asserragliò in Vigilanza in attesa di offerte, è già di là da parecchio. Cesario e Calearo sono appena passati al “Movimento di responsabilità nazionale”, neopartito uno e trino: il terzo è l’ex Idv Scilipoti (“non posso restare in un partito che ha quella posizione sull’agopuntura”). Calearo è una delle figurine, anzi figuracce di Veltroni: capolista in Veneto nel 2008, nel 2009 scoprì di colpo di non essere “mai stato di sinistra né antiberlusconiano”. Infatti nel 2006 fu sorpreso a Vicenza a inveire contro B: “Vergogna” (otto volte), “stronzo di merda”, “vaffanculo”. Veltroniano perfetto, è del Pd ma anche del Pdl. Non è un venduto: è un diversamente coerente.
Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano

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