domenica 5 dicembre 2010

PIU’ “GIAVAZZI” PER TUTTI

Con la Camera chiusa per evitare incidenti, il “Terzo polo” dei compagni Fini, Casini e Montezemolo in gestazione, la fuga dei peones dal fortino berlusconiano, pare quasi assodato che il 14 dicembre sarà una specie di giorno della liberazione, lo scrivo incrociando le dita e vi assicuro che è piuttosto scomodo.
Nel naufragio del governo Berlusconi dovrebbe affondare anche la riforma Gelmini dell’Università. Che la riforma avesse buone probabilità di morire malamente ci è stato comunicato l’altro giorno dal Corriere della Sera, che ha affidato a Francesco Giavazzi un editoriale in suo favore.
Tranquilli. Se Giavazzi dice che tutto va bene, potete giurarci, sarà il disastro, come minimo. Se Giavazzi dice che c’è il sole, uscite con l’ombrello. Se Giavazzi dice che piove, portate la crema abbronzante. Francesco Giavazzi, è il Signore che ce lo manda, basta fare il contrario di quello che dice lui e tutto si risolverà per il meglio.
Il grande economista che cercò di convincerci che il liberismo è di sinistra, date retta, è una garanzia. Scrisse nel 2007, sempre sul Corriere: “La crisi del mercato ipotecario americano è seria, ma difficilmente si trasformerà in una crisi finanziaria generalizzata”. Davvero un veggente. Nel 2008 durante il fallimento della Lehman Brothers, Giavazzi esultò come un ultrà e scrisse: “E’ un bel giorno per il capitalismo, perché non si possono salvare i banchieri sempre e comunque”. Passati due anni, il “bel giorno del capitalismo” si è rivelato una sfiga planetaria, Giavazzi ha fatto marcia indietro e oggi teorizza ogni salvataggio possibile dalla Grecia all’Irlanda, con tanti saluti alla mano magica del mercato.
Per questo, letto che Giavazzi tifava per la riforma Gelmini, ho tirato un sospiro di sollievo: abbiamo bisogno come il pane di questi economisti liberisti, di questi luminari del libero mercato. Più Giavazzi per tutti.

Alessandro Robecchi,


Il Manifesto

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