Poco importa alla maggioranza dei cittadini quale è stato il risultato del voto di fiducia del 14 dicembre, se B. continuerà a governare grazie alla campagna acquisti di deputati che, contrariamente a quella del calcio, rimarrà aperta fino alla fine della legislatura, poco importa ai cittadini se si andrà al voto anticipato.
Quello che importa ai precari, ai disoccupati, ai pensionati, a chi sta studiando ed è costretto a subire la riforma Gelmini, sono i guai causati da un governo incapace di affrontare la crisi e che tali disastri, nell’immediato, non saranno risolti. La morale, che prescinde dalla fiducia ottenuta da B., è che i cittadini poveri rischiano di diventare più poveri e quelli ricchi più ricchi.
Quello che è evidente, anche ai più distratti, è che per fortuna che Silvio non c’è: il progetto politico del Cavaliere è morto. Il famoso contratto con gli italiani firmato nel 2001 nel salotto di Porta a porta, sotto lo sguardo attento del notaio Vespa (di lui Giorgio Bocca ha detto: “Non lo considero un giornalista ma un servo di regime”), da tempo si è smarrito nel nulla.
La rivoluzionaria proposta politica di B. (più lavoro, più sicurezza, più federalismo, più tutto per tutti), che aveva incantato il cinquanta per cento degli italiani e che ha rappresentato le fondamenta della seconda Repubblica, è sprofondata sotto il peso delle leggi ad personam, dei conflitti d’interesse, degli affari diventati leciti.
Il “grande genio”, come lo ha definito l’amico e presidente di Mediaset Confalonieri, è riuscito (nel Paese in cui è stato sconfitto il ben più dotato Mussolini, nonostante l’aiuto di Hitler, e il comunismo è stato tenuto a distanza), a diventare il più ricco, a edificare città, a creare il più grande impero mediatico, colonizzare la tv pubblica, a far credere di essere un perseguitato dalla magistratura, fallendo, invece, nel progetto più semplice: quello di costruire una nuova destra moderata vicina ai valori della destra europea, soprattutto anglosassone, sui principi liberali di Giolitti, Croce e Einaudi. Dopo sedici anni di condizionamento politico e sociale, una domanda sorge spontanea: quest’Italia che B. lascerà, se non altro per ragioni anagrafiche, è meglio di quella che ha prodotto Tangentopoli?.
La risposta sta in quell’immagine che il premier ha voluto come simbolo della sua efficienza quando ha consegnato, davanti alle telecamere di tutti i tg, la prima casa ai terremotati de L’Aquila, l’unica completamente arredata, con il prato davanti alla porta d’entrata ben curato, mentre tutte le altre erano immerse nel pantano, con i cittadini che protestavano tenuti lontani dai giornalisti, con gli applausi finti trasmessi da altoparlanti sapientemente nascosti.
E’ l’Italia dell’ipocrisia che B. ha fatto vivere in un grande reality, e i partiti, tutti indistintamente, chiusi nella casa del Grande fratello.
La risposta sta in quell’immagine che il premier ha voluto come simbolo della sua efficienza quando ha consegnato, davanti alle telecamere di tutti i tg, la prima casa ai terremotati de L’Aquila, l’unica completamente arredata, con il prato davanti alla porta d’entrata ben curato, mentre tutte le altre erano immerse nel pantano, con i cittadini che protestavano tenuti lontani dai giornalisti, con gli applausi finti trasmessi da altoparlanti sapientemente nascosti.
E’ l’Italia dell’ipocrisia che B. ha fatto vivere in un grande reality, e i partiti, tutti indistintamente, chiusi nella casa del Grande fratello.
Lo scontro tra il Caimano e Fini (che dovrebbe spiegare perché solo oggi denuncia: “Nessuno può fidarsi di B.”), è servito a scoperchiare la pentola Italia dentro alla quale vi è zuppa marcia. Non c’è bisogno di chiedersi se la compravendita dei deputati è reato, è semplicemente immorale come vallettopoli, affittopoli, parentopoli, appaltopoli, P2, P3, la cricca, la casta, le escort nel lettone di Putin, le telefonate in questura per Ruby.
Ha scritto Primo Levi: “Ogni tempo ha il suo fascismo. A questo si arriva in molti modi non necessariamente con il terrore dell’intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l’informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola”.
Blog di Loris Mazzetti
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