domenica 9 settembre 2012

Tanto rigore per nulla. di Keynesianoblog

da keynesblog, 7 settembre 2012
Da 537 (24 luglio) a 370 punti (ieri, 6 settembre) con la possibilità concreta di ulteriori ribassi: tanto è sceso lo spread tra Buoni del Tesoro italiani e titoli di stato tedeschi al solo annuncio di “acquisti illimitati” dei titoli dei paesi periferici da parte della banca centrale. A Mario Draghi non è servito, per ora, neppure muovere un dito per tenere a bada i “mercati” (o per essere più precisi la speculazione). E’ quello che molti hanno definito il “bazooka” della BCE, contro il quale nessuno speculatore può confrontarsi. Secondo la Bundesbank, che ha votato contro, la BCE sta violando i trattati. Ma questo davvero ora non importa a nessuno.

Qualche riflessione, quindi, è d’obbligo. La prima è che tutto ciò che è stato raccontato sull’attenzione dei mercati alle politiche fiscali (restrittive) dei paesi, sulla “credibilità”, sulla “fiducia”, era poco più che propaganda. I mercati hanno tranquillamente ignorato il fiscal compact, la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio, la riforma dell’art.18, il taglio alle pensioni (e le migliaia di esodati). Tutte queste politiche non hanno e non potevano avere un’influenza positiva sullo spread. Ma l’hanno avuta e l’avranno ancora, di segno negativo, sull’economia reale.

La seconda riflessione consegue dalla prima: se tutto quanto si è fatto finora è stato pressoché inutile (a parte le manovre della BCE), allora si potevano adottare le misure annunciate ieri da Draghi già all’inizio della crisi dei debiti sovrani, risparmiando all’Europa tre anni di pena. Ovviamente non vi erano le condizioni politiche per farlo, ma ciò non toglie nulla all’obiezione. Se Draghi non viola i trattati oggi, non li violava neppure ieri.

La terza riflessione riguarda il futuro. Il presidente della BCE ha ribadito più volte che gli acquisti saranno “condizionati” al rispetto di impegni da parte dei governi e al coinvolgimento del Fondo Monetario Internazionale. Pur senza entrare nei dettagli, è chiaro di cosa Draghi stava parlando: austerità di bilancio, riduzione dei salari (in ogni rapporto la BCE insiste su questo punto), ridimensionamento del welfare.

Ma chi sta già attuando politiche di questo genere non sta affatto migliorando le sue performance economiche. Al contrario.

L’Irlanda dal 2008 vede il suo prodotto nazionale lordo in continua caduta, mentre il PIL è tornato a contrarsi all’inizio del 2012. Non solo: nonostante la contrazione della spesa pubblica, il deficit irlandese è peggiore di quello greco.

In Portogallo, altro paese “aiutato”, l’economia si sta contraendo (-3,3%) più delle già pessime aspettative, mentre le entrate fiscali diminuiscono a causa della recessione. Una strategia quindi che non solo distrugge l’economia reale, ma anche nel breve termine compromette le stesse finanze pubbliche. Certo, lo spread di questi paesi è sceso, ma è una ben magra consolazione di fronte ad una economia in caduta libera.

In Grecia la situazione è ormai oltre il limite della civiltà. La Spagna è ad un passo dalla richiesta di aiuti per le sue disastrose finanze.

Per quel che riguarda l’Italia le previsioni peggiorano: ieri l’OCSE ha annunciato un crollo del 2,4% del PIL nel 2012, contro l’1,7% delle previsioni precedenti. E il Financial Times sembra non avere dubbi: anche l’Italia chiederà gli “aiuti” europei entro l’anno, delegando le politiche economiche alla trojka BCE-UE-FMI.

L’ultima riflessione riguarda l’efficacia delle mosse annunciate dalla BCE. Lo scenario migliore sarebbe quello in cui la banca centrale non fosse costretta ad attivare concretamente i programmi di acquisto. C’è da sperare cioè che i mercati percepiscano la minaccia del bazooka come insuperabile, così che la speculazione sui titoli dei paesi periferici si fermi senza nessun atto concreto della Banca centrale. Se invece così non fosse, l’ulteriore rigore dei bilanci pubblici al quale gli acquisti verrebbero subordinati procurerebbe danni forse peggiori che lo spread stesso, come spiegato in precedenza.

Infine è ancora da chiarire come la BCE “sterilizzerà” l’acquisto dei titoli dei paesi periferici per non incrementare l’offerta di moneta e quindi (nella sua visione) alimentare l’inflazione.

Intanto l’Europa rimane ancora per qualche giorno con il fiato sospeso: il 12 settembre la Corte costituzionale tedesca deciderà se l’ESM è conforme alla legge fondamentale.

Concludiamo con una nota positiva. Il quotidiano tedesco Welt ieri ha titolato nell’edizione on line: “I mercati finanziari festeggiano la morte della Bundesbank”. E questa sarebbe davvero una bella notizia.

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