L’azione
del governo Monti è riassunta dall’andamento del tasso di
disoccupazione negli ultimi 12 mesi (il grafico a lato e l’analisi
successiva si basano su dati Istat).
Il
numero dei disoccupati si è accresciuto del 40%, cioè di oltre 750.000
unità. Il 60% sono persone che hanno perso la precedente occupazione.
Nel secondo trimestre 2012, gli occupati a tempo pieno sono risultati
inferiori di 439.000 unità rispetto allo stesso trimestre dello scorso
anno, sostituiti, secondo l’ISTAT, da circa 391.000 occupati a tempo
parziale (in grande misura involontariamente). Nello stesso periodo, il
numero degli occupati dell’industria in senso stretto ha registrato un
calo di oltre 100.000 unità, concentrato nelle imprese di medio-grande
dimensione. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni sale dal 27,4% (II
trimestre 2011) al 33,9%, con un picco del 48% per le giovani donne del
Mezzogiorno. Nel II trimestre 2012 il PIL è diminuito del 2,6% rispetto
al II trimestre 2011. La spesa delle famiglie (in termini reali) si è
ridotta del 3,7%. Gli investimenti fissi lordi si sono ridotti del 9%.
Il valore aggiunto dell’industria è caduto del 6% (-5,6% industria in
senso stretto, -6,5% le costruzioni). Anche i servizi (commercio,
alberghi ecc.) si riducono (-3%), solo credito, attività di
intermediazione immobiliare e servizi professionali registrano una
(modesta) crescita. Un confronto fra gli stessi trimestri per la spesa
pubblica mostra che nel complesso le uscite sono aumentate di 1,3%, ma
si sono ridotti (-1,7%) i redditi dei dipendenti pubblici e le uscite in
conto capitale (-11%). Quasi l’intero aumento della spesa pubblica è
dovuto ad un aumento (12%) del pagamento per interessi sul debito
pubblico. E in effetti il debito pubblico, nonostante l’aumento della
pressione fiscale, è aumentato sia in termini assoluti (circa 60
miliardi al luglio 2012 rispetto all’ottobre 2011) che in rapporto al
PIL.
Questi
sono crudi fatti, gli esiti della scelta di austerità fatta da questo
governo, e ci sembra ridicolo consolarsi immaginando che senza quella
politica le cose sarebbero andate ancora peggio. Il quadro rappresentato
è quello di un vero disastro, che va peggiorando. Il presidente del
consiglio sostiene che a partire dalla seconda metà del prossimo anno le
cose miglioreranno, ma quale credibilità può avere questa “previsione”,
sia per la sua vaghezza, sia per il fatto di venire da un governo che –
a decreto “Salva Italia” già approvato – sosteneva che il PIL nel 2012
si sarebbe ridotto dello 0,6% – sottostimando di 4 volte l’effettiva
caduta? Quanto ad uso spregiudicato della propaganda, i “tecnici” non
hanno nulla da invidiare al precedente governo. Con questo disastro la
crisi economica mondiale c’entra relativamente poco: in un quadro di
commercio internazionale abbastanza debole le esportazioni italiane sono
state l’unica componente della domanda a mostrare un sia pur modesto
incremento (+1.2%).
La
nuova manovra che il governo sta varando adesso sotto forma di un
disegno di “Legge di Stabilità”, prevede (ma il dispositivo continua a
cambiare di giorno in giorno) l’aumento di 1 punto dell’aliquota
ordinaria dell’IVA a partire dal 1 luglio 2013. Questo aumento dell’IVA
(un aggravio di più di 6 miliardi di euro su base annua) viene però
presentato dal governo come una riduzione, perché la
legislazione varata dallo stesso Monti prevedeva che l’IVA nel luglio
2013 aumentasse di due punti percentuali (uno dei quali per il solo
secondo semestre 2013). Con la stessa logica, se il governo avesse in
precedenza deciso che l’IVA aumentasse di 10 punti dal luglio 2013 oggi
potrebbe venire a raccontarci che la sta riducendo di 9 punti. Considerare l’aumento di un punto di IVA come una riduzione
serve a dare un segno (leggermente) espansivo alla manovra della “Legge
di stabilità”, ma questo è un inganno: qualunque cosa fosse stata
decretata prima, ciò che conta è che dal luglio 2013 ci sarà un aumento permanente dell’IVA ordinaria di 1 punto. Il saldo della manovra è quindi nei fatti negativo,
di circa 3 o 4 miliardi per il 2013. E’ solo nella perversa logica
dell’austerità “imposta” dagli impegni con l’Unione Europea, che un
aumento dell’IVA può essere presentato come una riduzione. Si tratta
invece di un ulteriore aggravamento della stretta in cui siamo, e quando
ancora gli effetti recessivi del pagamento del saldo IMU non si sono
sentiti appieno.
La
“Legge di Stabilità” è recessiva non solo nel saldo ma anche nella
composizione delle variazioni di entrate e uscite. Ad esempio, per le
maggiori entrate, oltre all’aumento dell’IVA, il governo
intende rendere permanente l’aumento (per circa 1 miliardo) delle accise
decretato per far fronte ai danni del terremoto in Emilia; dal lato
delle spese, il governo intende ridurre di circa un miliardo la spesa
per sanità ed enti previdenziali e assistenziali. Ammesso si trattasse
di spesa “cattiva”, esso è un taglio, non una sostituzione con spesa
“buona”. E va ricordato che un ventilato aumento di 3 punti di
imposizione sui redditi superiori a 150.000 euro annui è rapidamente
scomparso dall’orizzonte, eliminato dal fuoco della Confindustria e del
partito di Berlusconi, con l’immediata acquiescenza del Partito
Democratico. Hanno detto che era dannoso perché faceva ridurre i
consumi: è nata così una nuova categoria di keynesiani, i keynesiani
d’accatto. E’ vero invece che quel poco di tassazione sui redditi alti
ed i consumi di lusso che il “Salva Italia” aveva introdotto ha avuto
risultati quasi nulli, ma questo non dimostra certo che sarebbe
impossibile ottenerne, se lo si volesse seriamente.
Nella
conferenza stampa al termine del consiglio dei ministri in cui il
governo ha presentato la “Legge di Stabilità” Monti ha dichiarato: “oggi
possiamo cominciare a vedere e toccare con mano che la disciplina di
bilancio paga, la disciplina di bilancio conviene”. Ma non si vede dove
sarebbe questa convenienza. Naturalmente si possono sempre tirare in
ballo le future generazioni: ma qualcuno deve ancora spiegare come
potremmo mai arricchire le future generazioni impoverendoci.
Monti
sostiene adesso che il suo governo è più popolare dei partiti. Da dove
lo ricava? La presidenza del consiglio ha ereditato i sondaggisti del
precedente governo? E’ certo vero che la popolarità dei partiti è vicina
allo zero, ma è tutto da dimostrare che ciò sia dovuto solo alle
ruberie dei vari Fiorito e gli sia invece estraneo l’appoggio dato da
quasi tutti i partiti al governo Monti. In effetti lo stesso Monti ha
detto anche che il suo è un governo “maledetto” – in altri tempi sarebbe
stato chiamato “governo della fame”. Ma certo esso gode dell’appoggio
incondizionato dei principali organi di stampa e del presidente della
repubblica (che tra l’altro gli consente di moltiplicare ad libitum il ricorso al voto di fiducia).
La
situazione politica è ad uno strano frangente. Il governo sembra dettar
legge al Parlamento, i partiti (almeno per ora) abbaiano ma non
mordono. Guido Carli (uno che di tecnici e di governi se ne intendeva)
ebbe a dichiarare: “Un governo di tecnici o è una trovata qualunquista o
è una soluzione sovversiva”. Ci sembra che la fase qualunquistica della
trovata si sia esaurita.
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