lunedì 7 ottobre 2013

Ansaldo Energia, solita privatizzazione a spese nostre di Giorgio Meletti, Il fatto Quotidiano

L’operazione Ansaldo Energia va studiata da vicino, perché se ci si fermasse agli astrusi comunicati di Finmeccanica e del Fondo Strategico Italiano (Fsi) la cosa resterebbe avvolta nel più fitto mistero. Fsi, che è una società controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), a sua volta controllata dal ministero dell’Economia, ha comprato il 100 per cento di Ansaldo Energia, di cui da tempo Finmeccanica (pubblica) voleva sbarazzarsi per fare un po’ di cassa e ridurre l’indebitamento. In questa strana rinazionalizzazione non un solo euro verrà destinato allo sviluppo di Ansaldo Energia, destinata ad essere al più presto rivenduta.
Ma il punto più doloroso è un altro. Due anni fa la Finmeccanica co-guidata da Pier Francesco Guarguaglini e Giuseppe Orsi portò a termine una brillante operazione finanziaria: per pagare a primavera 2011 agli azionisti un dividendo di 237 milioni di euro, a dispetto delle condizioni già critiche del gruppo, fu svenduta in quattro e quattr’otto al fondo americano First Reserve una quota del 45 per cento dell’Ansaldo Energia, per la cifra di 225 milioni. Bastava non pagare il dividendo e tenersi l’Ansaldo Energia, direbbe l’anima semplice.
Ma se si fosse fatto ciò che il buonsenso comanda non ci sarebbero state le parcelle per gli studi legali, le consulenze per le banche d’affari, e non si sarebbero fatte le acrobazie grazie alle quali, incassando soli 225 milioni, si attribuì all’Ansaldo Energia un valore d’impresa di 1, 2 miliardi di euro, con gli ovvi vantaggi di imbellettamento del bilancio. Passati due anni e poco più, il capo di First Reserve, che nonostante il nome esotico è l’italianissimo Francesco Giuliani, ex manager di Finmeccanica e di General Electric, torna a Roma e rivende il suo 45 per cento al Fondo strategico per 387 milioni, con una plusvalenza del 72 per cento in due anni.
Un grande affare per il fondo First Reserve, un disastro per gli interessi generali degli italiani, che, attraverso lo Stato possiedono solo il 30 per cento di Finmeccanica: quindi due anni fa, quando si vendette la quota di Ansaldo Energia per pagare il dividendo di 237 milioni, lo Stato prese solo una settantina di milioni; adesso che c’è da ricomprarsi Ansaldo Energia per salvare l’italianità dell’azienda, sono pubblici tutti i 387 milioni finiti nelle tasche del fondo First Reserve.
Desta una certa curiosità anche il fatto che il Fondo strategico italiano paghi 387 milioni per il 45 per cento del fondo First Reserve e la stessa cifra alla Finmeccanica per il 55 per cento. Per la precisione la Finmeccanica prende un po’ meno, visto che adesso cede solo un 39 e rotti per cento delle azioni, mentre il restante 15 per cento passerà di mano nei prossimi anni, quindi con pagamento differito che in termini finanziari comporta un costo per il venditore. Poi c’è un altro meccanismo, chiamato in inglese earn out, che secondo Finmeccanica e Fondo strategico italiano gli italiani (che ci stanno mettendo i soldi) non hanno diritto di sapere che cos’è.
In pratica la Finmeccanica si vedrà riconosciuto un premio fino a 130 milioni di euro relativo ai risultati economici di Ansaldo Energia dei prossimi tre anni. Se andrà tutto molto bene, Finmeccanica incasserà tutti i 130 milioni, ma se le cose andassero male potrebbe anche non incassare un solo euro, e si troverebbe ad aver venduto il suo 55 per cento a meno di quanto il fondo americano ha incassato per il 45 per cento. Il mistero è presto svelato: due anni fa gli americani rappresentati da un italiano hanno ottenuto un diritto di co-vendita: Finmeccanica non poteva vendere il suo 55 per cento senza cedere anche il 45 per cento del fondo First Reserve.
Alla fine dell’anno scorso, infatti, ci fu già un’offerta italiana coordinata dal Fondo strategico per il 55 per cento di Ansaldo Energia, e Finmeccanica dovette rispondere “no, grazie ” perché sennò il fondo First Reserve si sarebbe arrabbiato. Insomma, per 225 milioni First Reserve si comprò anche il diritto di incassare il premio di maggioranza nella futura vendita. Come si è puntualmente verificato venerdì sera. Un grande affare all’italiana.

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