domenica 6 ottobre 2013

Italia matrigna, di dolore ostello


itAnna Lombroso per il Simplicissimus
C’è gente che doveva andare in Africa a portare aiuto e poi ha preferito aspettare l’Africa da noi, alimentata o arrivata via mare, e che nel 2007 rivendicava: io so decidere, altrimenti non avrei chiuso 25 campi rom spostando 15 mila persone.
C’è gente che lavorando all’estero per la Rai o per Istituti di cultura o in rappresentanza di aziende di stato ci ha fatto vergognare con ruberie, intrallazzi per non farci rimpiangere i fasti dei gangster italiani di Cosa Nostra.
C’è gente che ha via via perso voti e consenso, ma cui si dà diritto di parlare a nome di un’Italia proba, laboriosa e onesta, minacciata da orde di barbari sanguinari, fanatici, sporchi e cattivi.
C’è gente che ha fatto parte di coalizioni che hanno promosso leggi razziali, che condannano persone alla invisibilità e alla non – esistenza salvo quando trasgrediscono, perché solo allora ci si accorge di loro, hanno un nome, una foto e impronte digitali, ma nessun diritto.
C’è gente che si sente pia e compassionevole per aver chiesto venga riconosciuta la cittadinanza ai bambini morti, mentre preferisce sia negata ai neonati e vivi.
C’è gente che avvia poderose operazioni di cementificazione speculativa nelle città per aggiungere alloggi ad alloggi vuoti, mai finiti, già in rovina, lasciando lievitare bidonville, quartieri di baracche, campi come lager dove invita generosamente profughi e rifugiati in attesa di riconoscimento e anche dopo.
C’è gente compassionevole che fa molto volontariato ma non regolarizza dipendenti, operai e badanti.  
C’è gente in testa alle classifiche del turismo sessuale, che non vuole moschee nel suo lindo quartiere perché i musulmani maltrattano donne e bambini.
C’è gente che evade le tasse, corrompe, si fa comprare e omette e si sottrae a controlli, fa doppi e tripli lavoretti motivati dalla necessità, gonfia le note spese, professa l’assenteismo come una furba virtù, ma non vuole gli stranieri perché c’è una gerarchia dell’onestà, che legittima reati e crimini occidentali.
C’è gente per bene che invece preferisce gli stranieri, così li paga meno, li fa dormire i sette in una stanza, non dà loro l’attrezzatura obbligatoria a garantire protezione e sicurezza, li fa mangiare in cucina, e che si arrangino tanto cucinano quei cibi che puzzano e non sai mai cosa c’è dentro. E danno loro del tu, e non ricordano mai il cognome e non sanno se hanno figli a casa, vecchi malati, perché quello che importa è che si prendano cura dei loro figli e dei loro vecchi malati.
C’è gente che non ama i forestieri, gli altri, i neri, i gialli, a meno che non comprino armi, vendano petrolio o gas, permettendo una pingue cresta, a meno che non siano alleati in querre contro altri neri, gialli, a meno che non vengano qui ma a comprare coste e castelli, a meno che non aprano le loro grotte di Alì Babà a satrapi nostrani altrettanto crudeli.
C’è gente che considera innocuo e folkloristico l’attivismo xenofobo della Lega e li assolve: mica odiano i neri o i musulmani perché sono neri o musulmani, macché, è perché sono irregolari, rubacchiano, spacciano, puzzano, molestano le nostre donne, sono fuori dalla legge, che si sa agli integerrimi militanti e dirigenti del movimento stanno molto a cuore, quanto i soldi pubblici e la trasparenza delle procedure.
C’è gente che ha a cuore modernizzare la Costituzione, svecchiarla, adattarla al dinamismo e alla mobile duttilità della nostra contemporaneità, a discapito della sovranità nazionale in vista di potentati regionali e globali: è gente disinvolta, le piace coniugare il superamento di confini e frontiere per il libero commercio soprattutto dei corpi, con la tutela di culture probabilmente “superiori”, quanto i loro interessi. E per questo hanno scelto la strada di tagliare, di togliere, soprattutto i diritti, compreso quello d’asilo che la Carta richiama con forza ben due volte forse perché è stata scritta da chi lo dovette chiedere per sfuggire a un regime immondo, assassino, amante della guerra, immorale, ladro, corrotto, razzista e xenofobo, e che ci richiama alla mente regimi più moderni, ma non meno sgangherati, non meno tragici e non meno ridicoli, non meno truffaldini e non meno ignoranti, non meno  rapaci e  non meno ostili al popolo e ai suoi bisogni.
C’è gente che per storia, tradizione, culto della memoria di quei padri dovrebbe essere sempre schierata dalla parte degli sfruttati, degli offesi, dei sommersi e invece sceglie i delicati equilibri del compromesso e dell’assoggettamento a padroni, magari criminali o fuori dalle leggi come spesso succede a potenti sia pure in doppiopetto di Caraceni.
Non c’è un dualismo rigido che contrappone da una parte un ceto politico avido, dissoluto, depravato a un popolo virtuoso, integro, reale. Onestà, generosità, solidarietà possono essere trasversali. Buoni sentimenti, illuminata ragione possono percorrere le nostre geografie. Si è soliti dire che un paese non dovrebbe aver paura di eroi, martiri e nemmeno premi Nobel a remunerare comportamenti che dovrebbero essere semplicemente spontanei, naturali, connaturati nella condizione umana.
Ma ormai servono sempre più eroi quotidiani. E anche gente che arrivi a ricordarci la nostra fortuna non meritata, perché ci insegnino a difendere quello che abbiamo, campi lasciati a marcire sotto strati di veleni,  bellezze in rovina perché possano essere cedute togliendole a noi, un mare dove una volta si esercitava il doux commerce e che ha dato vita alla democrazia e che ora sono territori di scorrerie e di morte, quella democrazia che non amiamo abbastanza e non tuteliamo, perché ce l’hanno regalata quelli che sono morti, quei profughi che sono tornati a scrivere una carta di diritti e doveri, perché abbiamo scordato che dobbiamo lasciarla in eredità a quelli che verranno, i nostri figli, i bambini che nascono qui e che devono essere alla pari, cittadini.

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