Per
opportuna conoscenza, pubblico questo comunicato di compagne e compagni
dei Giovani Comunisti (o dei Giovani E Comunisti dell’area “essere
comunisti”) che hanno deciso di abbandonare l’organizzazione e quindi,
se ne deduce, anche il Partito della Rifondazione Comunista, essendo i
GC organici al Partito.
Faccio molta fatica a comprendere una simile decisione: in nome dell’unità a sinistra si produce una ennesima divisione, separazione, scissione che dir si voglia… Nonostante tutto, in bocca al lupo a tutti.
Noi rimaniamo nella casa madre di Rifondazione Comunista e saremo sempre comunque pronti a dialogare e collaborare anche con chi ci insulta definendoci settari, pieni di steccati e impaludati in chissà cosa…
Faccio molta fatica a comprendere una simile decisione: in nome dell’unità a sinistra si produce una ennesima divisione, separazione, scissione che dir si voglia… Nonostante tutto, in bocca al lupo a tutti.
Noi rimaniamo nella casa madre di Rifondazione Comunista e saremo sempre comunque pronti a dialogare e collaborare anche con chi ci insulta definendoci settari, pieni di steccati e impaludati in chissà cosa…
MARCO SFERINI
FUORI DALL’ANGOLO, PER UN NUOVO INIZIO
Nel corso di questi anni abbiamo navigato controcorrente.
Lo sappiamo bene ora, ora che
l’imbarcazione va a rilento e fatica a riprendere il cammino.
Controcorrente nella società, da quando – all’indomani della scissione
di Chianciano e dell’abbandono di gran parte del gruppo dirigente
nazionale – provammo ad affermare l’attualità e l’utilità di
un’organizzazione giovanile comunista.
Controcorrente nel nostro stesso
partito, perché non siamo stati in grado di fare percepire questo
obiettivo come un obiettivo di tutti e non solo di una parte.
Ce ne assumiamo in pieno la
responsabilità, consapevoli allo stesso tempo che la differenza che si è
acuita in questi anni ha avuto un cuore: il diverso profilo, politico e
culturale, il diverso modo di essere comunisti nella fase attuale.
Sosteniamo da tempo che l’efficacia del
Prc si è ridotta ben al di sotto della soglia che separa la politica
dalla testimonianza, che distingue la possibilità di una contesa per
l’egemonia dentro la società dalla residualità.
Sosteniamo da tempo che il Prc è vittima
di una progressiva marginalizzazione di cui esso – la linea politica
del suo gruppo dirigente – è la causa principale.
La risposta a queste obiezioni è stata
in questi anni duplice: da una parte un’azione di disinvestimento
(totale nel caso delle risorse e della fiducia politica) e di
delegittimazione dell’organizzazione giovanile a tutti i livelli; e
dall’altra parte una demonizzazione costante (talvolta grottesca) delle
nostre posizioni, che allo scorso congresso ha toccato probabilmente il
suo apice.
La nostra richiesta di immergersi, per
salvare e rilanciare la rifondazione comunista, in un processo unitario e
rinnovato è stata sistematicamente ostracizzata in nome della purezza
inossidabile del gruppo dirigente e delle sue virtù.
Dalla costruzione di Alternativa Ribelle
al lavoro unitario nelle Università con le sigle sindacali, dalla trama
di relazioni consolidate nell’universo della sinistra giovanile e nei
movimenti persino alle relazioni internazionali: tutto il nostro lavoro,
reso prima più faticoso e poi tecnicamente impossibile, è stato
contestato, contrastato, stigmatizzato.
Siamo oggi di fronte a una realtà che
non possiamo più nascondere per puro spirito di disciplina, perché la
disciplina senza la condivisione diventa complicità, e pure un po’
ottusa. La realtà è che Rifondazione comunista non è più una comunità
nella quale la linea politica e la direzione siano democraticamente
contendibili.
La realtà è che Rifondazione comunista è
un partito inadeguato, che non ha saputo coltivare il suo futuro
(l’organizzazione giovanile) ma ha preferito lottare contro di esso,
allontanando nel corso di questi anni un numero enorme di compagne e
compagni (ancora più grande se confrontato con il numero esiguo di
coloro che sono rimasti iscritti).
La realtà è che Rifondazione comunista è
un progetto politico ormai privo della capacità di confrontarsi con il
mondo esterno, con una realtà sociale sempre più articolata e sempre più
insofferente al dogmatismo, al settarismo, a strutture che hanno perso
la curiosità di sperimentare, di innovare, di mettersi in discussione.
Di tutto questo, ancora, ci assumiamo la
responsabilità. Lo facciamo sia nella misura in cui abbiamo contribuito
a definire in questi anni gli orientamenti del partito, sia nella
misura in cui non abbiamo avuto la forza e la capacità di convincere la
maggioranza del partito a trasformare Rifondazione comunista nel
soggetto inclusivo, aperto, popolare, democratico che abbiamo provato a
ipotizzare.
Quello che non ci si può chiedere è però
di rinunciare all’idea che la Sinistra possa essere qualcosa di diverso
da ciò che abbiamo conosciuto.
Men che meno in settimane come queste,
nelle quali fuori dalle nostre stanze cresce, dalle mobilitazioni degli
studenti alla grande manifestazione della Cgil contro il Jobs Act, un
nuovo protagonismo sociale. E insieme, a partire dall’appuntamento del 4
ottobre convocato da Sel in piazza Santi Apostoli, un progetto politico
e un’idea nuova, più credibile, capace potenzialmente di valorizzare le
energie attivate con l’esperienza elettorale della lista Tsipras e
quelle che, sin qui, non abbiamo saputo intercettare.
Un progetto e un’idea che, non a caso,
esprimono curiosità, vicinanza, interesse verso il percorso che noi
abbiamo compiuto in questi anni.
Non ci si può chiedere di scegliere tra
ciò che abbiamo conosciuto sin qui e il disimpegno. Non sarebbe giusto,
per il semplice motivo che la nostra generazione non può rimanere tutta
la vita nell’angolo minoritario nel quale siamo per le responsabilità
politiche di chi ci ha preceduto e continua a mantenere il timone.
Ciò accade già altrove (nella vita
quotidiana, in una società bloccata dagli errori delle classi dirigenti
di questo Paese) e non può accadere nella politica, cioè il luogo
deputato a scardinare questo blocco e a ripristinare per tutti – e
quindi anche per la nostra generazione –
condizioni di eguaglianza, di giustizia e di libertà.
Per questo motivo decidiamo di non
rinnovare e non proseguire il nostro impegno all’interno
dell’organizzazione giovanile, di non partecipare alla prossima
Conferenza nazionale e di dimetterci da tutti gli incarichi che
attualmente ricopriamo, a tutti i livelli, nei Giovani Comunisti.
Ai compagni che rimarranno facciamo
tanti auguri perché ne hanno bisogno e perché guarderemo con affetto
vero a ciò che seguirà a questo epilogo.
Allo stesso tempo, ci impegniamo a
trovare insieme, nelle prossime settimane, le forme e i luoghi per
continuare un percorso politico coerente con le prospettive che abbiamo
tracciato in questi anni, con l’obiettivo di essere protagonisti del
processo di costruzione di un nuovo soggetto politico della Sinistra
italiana, con radici profonde e radicate nella nostra storia e con la
forza, la curiosità, i dubbi che ci è parso tra noi avessimo
definitivamente smarrito.
Giovani E Comunisti, all’unanimità
dell’assemblea. Le compagne e i compagni della Direzione e del
Coordinamento nazionale 2010-2014 dei Giovani Comunisti, della Direzione
e del Comitato Politico Nazionale del Prc.
Veronica Albertini, Danilo Borrelli,
Irene Bregola, Filippo Cannizzo, Francesco D’Agresta, Alessandro
Fatigati, Niccolò Gherarducci, Carmelo Ingegnere, Danilo Loria, Giorgio
Marasà, Mattia Nesti, Simone Oggionni, Nicolò Ollino, Matteo
Quarantiello, Daniele Quatrano, Anna Roma, Luca Rossi, Riccardo
Sbordoni, Alessandro Serra, Carlotta Sorrentino, Valerio Todeschini
LA 15° SCISSIONE MERITA ALCUNE RIFLESSIONI
La domenica ha il pregio di essere un giorno più vuoto di altri e quindi ti concende, diciamo così, il privilegio di avere tempo da utilizzare in abbondanza.
Così ho riletto il documento dei giovani di Sinistra Lavoro (non credo di sbagliare a chiamarli così, visto che sono gli stessi giovani di essere comunisti che hanno sottoscritto l'appello del nuovo soggetto che nasce).
E' fuori di dubbio che i compagni e le compagne non riconoscano più nel Partito della Rifondazione Comunista la loro casa comune. Ne disconoscono la linea politica, attribuiscono al Partito fisionomie metaforiche che francamente, se sono vere (e a mio parere non lo sono, ma sono solo costruzioni mentali di ciò che si vorrebbe fosse oggi Rifondazione, quindi sono pretesti artatamente messi lì per figurare una realtà peggiore di quella che viviamo ogni giorno) si devono anche alla gestione che loro stessi hanno condiviso e portato avanti in questi anni.
Invece di rilanciare i GC, Simone Oggionni e la sua area politica hanno lavorato costantemente ad altri progetti: Esse blog ne è un esempio.
Un bel sito, interessante, ma non è Rifondazione Comunista, non sono i GC.
Il distacco di SEL dalla Lista Tsipras ha accelerato la costruzione della loro critica. La manifestazione di piazza Santi Apostoli e il relativo "patto" verso la "Coalizione dei Diritti" ha dato l'ultimo colpo di barra a questa vicenda.
Tutto è proceduto linearmente, senza troppi sotterfugi. Va riconosciuto.
Sinistra Lavoro è la stazione di passaggio cui si sono ora fermati per attendere che arrivino SEL, Civati e gli "arrabbiati" del PD.
Personalmente non ho preclusioni di alcuna sorta e ritengo che Rifondazione Comunista, che il mio e nostro Partito, debba considerarsi forza politica ancora in grado di discutere e dialogare. Anche con Civati.
Ma a Vendola, a Civati e agli "arrabbiati" del PD deve essere ben chiaro che il nostro progetto politico non è costruire una sinistra compatibile con un nuovo centrosinistra, peraltro invisibile, irrealizzabile stando alle parole di Matteo Renzi che punta sul "partito unico" (oltre che sul pensiero unico... qualcuno si rilegga Ramonet degli anni 1994 - 95 su Le Monde Diplomatique):
Noi riteniamo possibile costruire una nuova sinistra comunista e di alternativa partendo da un presupposto molto elementare, comprensibilissimo, chiaro fino alla trasparenza: solo riaffermando pienamente l'indipendenza e la diversità di una forza comunista e di alternativa rispetto a tutte le altre oggi nel campo governativo e di gestione delle redini del Paese, solo così, portando avanti autonomia e unità si può sperare che rinasca nella popolazione la percezione dei confini di una soggettività politica che venga acquisita come indispensabile per difendere il lavoro e i lavoratori, gli sfruttati tutti.
Non esistono compromessi di sorta. Ogni compromesso è inquinamento di questo percorso e tempo sprecato.
Pensare di dare vita ad una sinistra moderna derubricando il movimento dei comunisti dalla scena della politica italiana è mandare un messaggio di aperta sconfitta e di rassegnazione soprattutto non solo al Paese ma anche alle altre forze europee che ancora si dichiarano anticapitaliste e che, in molti casi, hanno nelle loro formazioni coalizzate partiti dichiaratamente comunisti.
Invece la parola "comunista" viene tolta, scompare sia dagli scritti di Oggionni che di Grassi: questo non ci dice nulla sui loro sentimenti e percezioni politiche personali, ma ci dice quello che vogliono comunicare ai loro possibili, futuri alleati di percorso.
Rifondazione Comunista deve essere consapevole di tutto questo e dimostrare con i fatti che il comunismo è un movimento reale che è ancora utile non solo alla critica radicale di questo capitalismo vorace che si esprime in tutta la sua plateale smargiassaggine alla Leopolda e a Palazzo Chigi nella concretezza degli atti, ma è utile e deve esserlo per interpretare a fondo una crisi sociale che deriva da una economia impossibile da gestire se non sulla pelle sempre e solo dei poveri, degli indigenti, del moderno proletariato di massa che viene messo nelle condizioni di guerreggiare in reciprocità per evitare di pensare alla condizione in cui vive.
L'unità della sinistra è una chimera se viene fatta sotto l'egida di chi condivide politiche liberiste e apertamente di destra.
L'unità della sinistra o comprende anche i comunisti o sarà sempre solamente parziale e insufficiente al suo scopo.
La domenica ha il pregio di essere un giorno più vuoto di altri e quindi ti concende, diciamo così, il privilegio di avere tempo da utilizzare in abbondanza.
Così ho riletto il documento dei giovani di Sinistra Lavoro (non credo di sbagliare a chiamarli così, visto che sono gli stessi giovani di essere comunisti che hanno sottoscritto l'appello del nuovo soggetto che nasce).
E' fuori di dubbio che i compagni e le compagne non riconoscano più nel Partito della Rifondazione Comunista la loro casa comune. Ne disconoscono la linea politica, attribuiscono al Partito fisionomie metaforiche che francamente, se sono vere (e a mio parere non lo sono, ma sono solo costruzioni mentali di ciò che si vorrebbe fosse oggi Rifondazione, quindi sono pretesti artatamente messi lì per figurare una realtà peggiore di quella che viviamo ogni giorno) si devono anche alla gestione che loro stessi hanno condiviso e portato avanti in questi anni.
Invece di rilanciare i GC, Simone Oggionni e la sua area politica hanno lavorato costantemente ad altri progetti: Esse blog ne è un esempio.
Un bel sito, interessante, ma non è Rifondazione Comunista, non sono i GC.
Il distacco di SEL dalla Lista Tsipras ha accelerato la costruzione della loro critica. La manifestazione di piazza Santi Apostoli e il relativo "patto" verso la "Coalizione dei Diritti" ha dato l'ultimo colpo di barra a questa vicenda.
Tutto è proceduto linearmente, senza troppi sotterfugi. Va riconosciuto.
Sinistra Lavoro è la stazione di passaggio cui si sono ora fermati per attendere che arrivino SEL, Civati e gli "arrabbiati" del PD.
Personalmente non ho preclusioni di alcuna sorta e ritengo che Rifondazione Comunista, che il mio e nostro Partito, debba considerarsi forza politica ancora in grado di discutere e dialogare. Anche con Civati.
Ma a Vendola, a Civati e agli "arrabbiati" del PD deve essere ben chiaro che il nostro progetto politico non è costruire una sinistra compatibile con un nuovo centrosinistra, peraltro invisibile, irrealizzabile stando alle parole di Matteo Renzi che punta sul "partito unico" (oltre che sul pensiero unico... qualcuno si rilegga Ramonet degli anni 1994 - 95 su Le Monde Diplomatique):
Noi riteniamo possibile costruire una nuova sinistra comunista e di alternativa partendo da un presupposto molto elementare, comprensibilissimo, chiaro fino alla trasparenza: solo riaffermando pienamente l'indipendenza e la diversità di una forza comunista e di alternativa rispetto a tutte le altre oggi nel campo governativo e di gestione delle redini del Paese, solo così, portando avanti autonomia e unità si può sperare che rinasca nella popolazione la percezione dei confini di una soggettività politica che venga acquisita come indispensabile per difendere il lavoro e i lavoratori, gli sfruttati tutti.
Non esistono compromessi di sorta. Ogni compromesso è inquinamento di questo percorso e tempo sprecato.
Pensare di dare vita ad una sinistra moderna derubricando il movimento dei comunisti dalla scena della politica italiana è mandare un messaggio di aperta sconfitta e di rassegnazione soprattutto non solo al Paese ma anche alle altre forze europee che ancora si dichiarano anticapitaliste e che, in molti casi, hanno nelle loro formazioni coalizzate partiti dichiaratamente comunisti.
Invece la parola "comunista" viene tolta, scompare sia dagli scritti di Oggionni che di Grassi: questo non ci dice nulla sui loro sentimenti e percezioni politiche personali, ma ci dice quello che vogliono comunicare ai loro possibili, futuri alleati di percorso.
Rifondazione Comunista deve essere consapevole di tutto questo e dimostrare con i fatti che il comunismo è un movimento reale che è ancora utile non solo alla critica radicale di questo capitalismo vorace che si esprime in tutta la sua plateale smargiassaggine alla Leopolda e a Palazzo Chigi nella concretezza degli atti, ma è utile e deve esserlo per interpretare a fondo una crisi sociale che deriva da una economia impossibile da gestire se non sulla pelle sempre e solo dei poveri, degli indigenti, del moderno proletariato di massa che viene messo nelle condizioni di guerreggiare in reciprocità per evitare di pensare alla condizione in cui vive.
L'unità della sinistra è una chimera se viene fatta sotto l'egida di chi condivide politiche liberiste e apertamente di destra.
L'unità della sinistra o comprende anche i comunisti o sarà sempre solamente parziale e insufficiente al suo scopo.
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