sabato 25 ottobre 2014

Viva l’Italia, viva Matteo: grande vittoria in Europa Di ilsimplicissimus



corriere-ieri
Mi piacerebbe avere memoria di un incontro a Bruxelles in cui l’Italia non sia uscita da trionfatrice: è almeno dal novembre del 2011 che il nostro Paese inanella un successo dopo l’altro per cui davvero non si capisce come mai siamo ridotti in queste condizioni da Grecia prossima ventura. Anzi lo si capisce benissimo: è solo una rappresentazione di media genuflessi e padronali, il film di un regista logoro che mostra i suoi miserabili retroscena da quando l’osanna è diventato pressoché unanime.
E naturalmente anche l’ultimo pellegrinaggio per farsi bollinare la legge di stabilità pre elettorale del caudillo della Leopolda è rappresentata come un grande successo dell’arlecchino nazionale. In un certo senso è anche vero: nessun organismo serio al mondo avrebbe fatto passare una manovra vuota e imbarazzante, frutto di puri espedienti e che alla fine, come si evince dalle tabelle, si rivela ben poca cosa.  Ma, come ho fatto osservare nei giorni scorsi (vedi qui), non c’è nessuna voglia di infierire sull’Italia, soprattutto in vista di possibili elezioni a primavera, ultima finestra possibile per tenere in piedi nelle urne il bluff renziano. Inoltre, Bruxelles è rassicurata dalla clausola di salvaguardia che fa scattare forti aumenti di tassazione ( tre punti di Iva in più) nel caso non vengano raggiunti gli obiettivi dichiarati, allontanando così il rischio di una sostanziosa violazione delle regole.
Nonostante questo  la manovra non è passata indenne e da quel che si capisce ci sarà un compromesso sulla riduzione del deficit strutturale su una misura intermedia fra l0 0,1 proposto dall’Italia e lo 0,5 voluto da Bruxelles: lo 0,3. Il che vuol dire nella sostanza una cifra tra i 4 e i 5 miliardi, sufficiente, anche tenendo conto del tesoretto, a rimettere in cantiere una manovra già di per sè rappezzata alla meglio, inconcludente e foriera di sviluppo solo delle bugie.  Quindi una resa di fronte alla burocrazia europea, feticcio di comodo del renzusconismo, fin troppo ben disposta questa volta a lasciare corda a un governo così sollecito nello stravolgere in senso liberista il mercato del lavoro, il welfare e le istituzioni. In realtà è proprio il doppio gioco di Renzi a renderlo prezioso all’Europa dell’austerità, anche se “il bomba” tende sempre ad esagerare e il guinzaglio non viene mai allungato troppo.
Ciò che è imbarazzante è il culto mistico del renzianesimo che ormai dilaga nei media privi di vergogna e di sensus sui. Sul barbiere della sera si arriva a leggere che ”Camerun si allinea a Renzi” quando è stato proprio il premier inglese a rifiutarsi di sganciare i contributi aggiuntivi e retroattivi chiesti dalla commissione ai vari Paesi dell’Unione. Una questione di cui il caudillo nostrano non conosceva nemmeno l’esistenza, accodandosi all’ultimo momento, ma rendendosi egualmente disponibile a pagare. In questa situazione anche se Bruxelles ottenesse dall’Italia il conferimento mille vergini ogni anno, la cosa verrebbe presentata come un successo e un segno di cambiamento di verso del Paese. Del resto non c’è nemmeno bisogno di fare della satira preventiva, così cara ai pasquino di regime, per rendersi conto che il taglio di 100 milioni per i malati di Sla e i disabili da immolare sull’altare di Bruxelles è una cosa ancora peggiore: i minotauri si sono soltanto aggiornati.

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