“Ormai spero nella mobilitazione, non più nel Parlamento,
votano di tutto”: questa inaudita dichiarazione, pubblicata dal Manifesto oggi
25 Ottobre, non è stata rilasciata da un ignaro passante ma dal segretario
generale della FIOM, Maurizio Landini, colui che nel pomeriggio dovrebbe
guidare la “passeggiata romana” organizzata dalla CGIL per protestare “gentilmente”
assieme ad una presunta sinistra PD e a un altrettanto presunta SeL contro il
governo Renzi: il governo della svolta totalitaria, dell’uomo solo al comando,
del partito Unico della Nazione, della gestione della ferocia capitalistica in
Italia e in Europa.
La dichiarazione di Landini dimostra, in tutta la sua
crudezza, il vuoto di analisi politica in cui si trovano i soggetti residuali
del sindacato e della sinistra politica italiana: un vuoto al riguardo del
quale paiono davvero esigue le forze capaci di contrapporre una lucida capacità
d’analisi e di mobilitazione che dovrebbe essere insieme politica e sociale.
Sciopero generale proclamato dall’USB, manifestazione della
CGIL, “Leopolda” : sono questi i tre punti attorno ai quali, in questo fine
settimana, si è sviluppata la dinamica politica a dimostrazione tra l’altro
(nonostante le roboanti dichiarazioni di Renzi al ritorno da Bruxelles) come la
partita si giochi prima di tutto qui, all’interno di un “caso italiano” di vera
retroguardia rispetto al quadro europeo.
Una situazione da cercare di risolvere, prima di tutto, al
nostro interno ponendo con grande chiarezza il tema del “vuoto politico” e
cercando, appunto, di sviluppare analisi e proposta.
L’analisi ci dice di un secco spostamento a destra del
nostro quadro politico: spostamento a destra che si verifica nel posizionamento
dei diversi soggetti attraverso il recupero della Lega Nord che si realizza
proprio attraverso di una riappropriazione dei temi originari però in chiave
nazionalista e anti-europea.
La crescita della Lega Nord (pronta a trasformarsi in “Lega
Italia” raccogliendo tutte le frange dell’estrema destra) riduce in una
condizione di completa minorità Forza Italia e frange varie consentendo al PD-R
(sigla felicemente coniata da Ilvo Diamanti) di occupare totalmente il centro
del sistema: un’occupazione che si verifica affermando i principi fondamentali
del potere personale, di una politica di potenza che svilisce e derubrica
qualsiasi sistema di valori, afferma un nuovo totalitarismo anche sfruttando l’insieme
della subalternità al potere dimostrata ampiamente dal sistema dei mezzi di comunicazione
di massa, complessivamente intesi (giornali, TV, web e quant’altro).
Uno straordinario processo di manipolazione collettiva che poggia le sue fondamenta sulla misera
condizione materiale di vita di gran parte della società italiana che, sfinita,
non riesce a far altro che affidarsi a quello che cercava da tempo e di cui si
era già scritto in tempi meno sospetti: una sorta di Lord Protettore, contornato
da una cerchia modellata sull’idea di una vera e propria oligarchia, al centro
come in periferia.
L’impoverimento generale non provoca conflitto se non in
alcune frange politicamente più coscienti: si possono prevedere esplosioni isolate,
ma senza organizzazione non ci potrà essere una “raccolta” complessiva delle
istanze di conflitto e un rilancio di un’aggregazione antagonista.
Le voci di contrasto a questo stato di cose appaiono poche e
isolate: si ravvede anche da questa parte (come nel caso delle dichiarazioni di
Landini appena riportate) un irritante gioco alla mistificazione di chi pensa
ancora a ritagliarsi spazi ormai totalmente inesistenti.
In una società nella quale gli spazi di partecipazione e
iniziativa politica appaiono davvero drasticamente ridotti e poco (e mal)
frequentati c’è un unico tema da porre all’ordine del giorno: quello della
costruzione dell’opposizione politica.
Il limite delle manifestazioni indette in molte città d’Italia
(il cui esito ha complessivamente dimostrato l’esistenza, perlomeno, di una non
trascurabile “avanguardia sociale”) in occasione dello sciopero generale indetto
dall’USB è stato quello di non aver posto questa questione: dell’opposizione
politica , tra l’altro dopo mesi di disquisizioni sul rapporto tra soggetto
politico e soggetto sindacale.
Il vuoto politico presente nel sistema italiano nel suo
versante di sinistra è davvero rilevante e potrebbe pregiudicare tutti gli sforzi
relegando la protesta nell’ambito della subalternità e dell’ambiguità della
CGIL, in un quadro del tutto illusorio di ricostituzione di un fantomatico
centrosinistra senza comprendere i caratteri di assoluta novità che si stanno
presentando sul piano politico: quelli di un regime totalitario (magari
legittimato da un esito elettorale “truccato” attraverso la messa in opera di
una formula di tipo plebiscitario) con l’assoluta “via libera” al dominio dei
padroni.
Senza un’opposizione coerente, rigorosa, capace di aggregare
l’insieme dei soggetti di lotta pur presenti nel Paese attraverso una proposta
adeguata di costruzione di soggettività il rischio è quello del precipitare
definitivo in un regime autoritario di imposizione capitalistica.
Su questa analisi deve essere chiesta una chiara opinione da
parte degli esponenti di quella parte di sinistra comunista, anticapitalista, d’opposizione
e d’alternativa che sta cercando forme organizzative incerte, assolutamente al
di sotto della necessità dell’ora, tendenti a imitare modelli di “apertura” al
confronto che si riducono, alla fine, a esprimere Associazioni il massimo della
cui attività consiste nella raccolta di firme.
Le leggi della politica sono impietose: il vuoto viene
sempre riempito magari, come in questo caso appare assai probabile, dal peggio
di un arretramento storico.
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