Forse è cominciato tutto nel 1976, all’hotel Midas. C’era qualcosa
nella sfrontatezza con cui Bettino Craxi demoliva gli avversari e gli
interessi della base che presagiva un mutamento di lungo termine, lo
spostamento del dibattito politico dai circoli ai salotti buoni, dalla
piazza ai poteri forti. Non era questione di programmi, quanto di stile e
di linguaggio: il decisionismo vs. la concertazione, il carisma
giovanilistico contro l’appesantimento di Natta o del passato PSI, lo
sdoganamento a sinistra di un modello di leadership destrorso che
sopperisse alla scomparsa di Berlinguer. Di altri uomini forti, nel bene
o nel male, la sinistra nella seconda repubblica ha difettato, sino
all’avvento di Renzi e all’apice simbolico della frattura fra il suo
modo di fare politica e gli interessi di larga parte della forza lavoro
in Italia. Il 25 ottobre, quindi, nel bene e nel male, è stata una data
storica.
Da una parte, a Roma, la CGIL ha raccolto un milione di persone, ha
unito sotto un unico contenitore, realtà molto variegate. C’erano gli
studenti dell’UDU, c’era il coordinamento LINK, c’erano i giovani di
Agire Costruire Trasformare, c’era la FIOM, Sel, Rifondazione e parte
del Pd, ma c’erano anche le cooperative, i piccoli professionisti, i 50
enni senza lavoro, la vecchia guarda sindacalist, gli immigrati, gli
atipici. Non c’era, a voler essere onesti un’ideologia emergente, né un
programma chiaro da contrapporre a una manovra imposta con autorità, ma
essa stessa fumosa. C’era invece un comune sentire dettato, più che da
radicate convinzioni economiche, da una rabbia crescente legata alla
chiarissima sensazione che ormai nessuno vorrà ascoltare tutto questo
disagio.
Dall’altra parte, c’era in programma una manifestazione, la Leopolda5 su cui non mi voglio per onestà intellettuale soffermare troppo. Non c’ero e ho conoscenze solo mediate. Le immagini dei tavoli di ‘lobbying’ contenevano i visi di icone trash della cultura pop (Fabio Volo), di politici riciclati al Migliore offerente (Zan), di imprenditori variamente coinvolti nel progetto Renzi e di altre icone più o meno scomode. Non voglio entrare nei contenuti, leggo però a distanza dei segnali di fumo virtuali che ne rivelano l’atmosfera. Basti un tweet pubblicato stasera da Alessandra Moretti, futura candidata del Pd alla Regione Veneto e perfetta dimostrazione dell’impronta neoberlusconiana che Gori & co. hanno impresso al nuovo Pd: “le 2 piazze della sinistra? Un’illusione ottica”. Un’illusione ottica. Un milione di persone. Un’illusione ottica. Un’illusione ottica, ha detto. Ecco, non ditevi di sinistra se questo è l’atteggiamento, non ditevi democratici. Non è questione di etichette, è questione di stile e di rispetto. Le piazze si rispettano, producono contestazione, ma anche cambiamento e dietro ogni bandiera c’è una persona, con una storia personale che è difficile valutare stando seduti su poltrone dorate o ai tavoli delle élite. Quanto meno Berlusconi sapeva fingere.
Dall’altra parte, c’era in programma una manifestazione, la Leopolda5 su cui non mi voglio per onestà intellettuale soffermare troppo. Non c’ero e ho conoscenze solo mediate. Le immagini dei tavoli di ‘lobbying’ contenevano i visi di icone trash della cultura pop (Fabio Volo), di politici riciclati al Migliore offerente (Zan), di imprenditori variamente coinvolti nel progetto Renzi e di altre icone più o meno scomode. Non voglio entrare nei contenuti, leggo però a distanza dei segnali di fumo virtuali che ne rivelano l’atmosfera. Basti un tweet pubblicato stasera da Alessandra Moretti, futura candidata del Pd alla Regione Veneto e perfetta dimostrazione dell’impronta neoberlusconiana che Gori & co. hanno impresso al nuovo Pd: “le 2 piazze della sinistra? Un’illusione ottica”. Un’illusione ottica. Un milione di persone. Un’illusione ottica. Un’illusione ottica, ha detto. Ecco, non ditevi di sinistra se questo è l’atteggiamento, non ditevi democratici. Non è questione di etichette, è questione di stile e di rispetto. Le piazze si rispettano, producono contestazione, ma anche cambiamento e dietro ogni bandiera c’è una persona, con una storia personale che è difficile valutare stando seduti su poltrone dorate o ai tavoli delle élite. Quanto meno Berlusconi sapeva fingere.
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