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A leggere gli esiti - ancora parziali - dei 6 tavoli sulla sanità della Leopolda c'è da rimanere basiti tanta e tale è
la distanza tra le enunciazioni in libertà risuonate nell'antica
stazione dei treni a vapore e quanto contenuto nella ben più attuale e
realistica legge di stabilità che, nell'immediato futuro, si tradurrà in
ulteriori e pesanti tagli nella carne viva di lavoratori e cittadini.
Il "futuro è solo l'inizio": appunto!
Respiro profondo e supplemento di lucidità sono quindi indispensabili per procedere in una sommaria e parzialissima comparazione tra Leopolda e realtà.
Dicono alla Leopolda,
nero su bianco, che: il ruolo della politica nella sanità deve essere
relegato alla programmazione non a potere, nomine, appalti e interessi;
bisogna eliminare sprechi non servizi e uscire dalla logica dei tagli
lineari che aumentano i ticket, ingannando i cittadini e venendo meno
all'equità enunciata nella Costituzione; accorpare servizi non
rappresenta un risparmio in se; ci vuole una sanità sicura e un maggiore
investimento su professionalità e competenze delle professioni
sanitarie per migliorare l'assistenza; bisogna aumentare l'efficienza
del servizio pubblico per ridurre i fondi verso il privato
convenzionato; è necessario aumentare l'attenzione verso la non
autosufficienza.
La realtà è ben diversa e la legge di stabilità del governo Renzi è piena zeppa di tagli lineari: 3 mld direttamente
dal fondo sanitario; 10 mld attraverso il Patto per la salute inserito
nella stessa legge e che contiene già l'aumento dei ticket e la
revisione dei LEA; oltre 5 mld di taglio dell'IRAP, tassa alle imprese
che finanzia il 40% della spesa sanitaria; 4 mld di taglio alle Regioni
all'interno delle quali la sanità rappresenta l'80% delle spese di
bilancio; 100 mln di taglio alla non autosufficienza; 50 mln del Fondo
Sanitario per la ludopatia,"malattia" incoraggiata dallo Stato
biscazziere.
Ulteriori 15 mld di
tagli verranno dalla spending review, alla quale la sanità pubblica
pagherà un pesante tributo in termini di chiusure/accorpamenti di
servizi e taglio di posti letto.
Sul fronte "maggior investimento sulle professionalità" troviamo il blocco del contratto dei dipendenti pubblici; il
blocco del turnover, a fronte di una carenza di 100.000 infermieri e
80.000 precari presenti e un'ulteriore verifica del personale sanitario
non idoneo (attualmente bocciata dalla commissione bilancio della
Camera) finalizzata a scovare dei pericolosi usurpatori di ernia discale
da demansionare, sbattere in mobilità obbligatoria a 50 km da casa o
licenziare.
Sul tema sicurezza poi, l'Italia ha una procedura d'infrazione aperta per la mancata ricezione della Direttiva Europea
che prevede l'obbligo delle 11 ore di riposo tra un turno e l'altro,
alla quale il governo Renzi ha deciso di derogare per un altro anno.
Neanche una parola, né dalla Leopolda di lotta e men che meno da quella di governo, sulla lotta alla corruzione
che in sanità vale ben 6 mld - il 10% del dato nazionale - e che si
nutre prevalentemente del sempreverde sistema degli appalti e delle
esternalizzazioni, veri motori delle economie locali.
Mentre risiede proprio nella volontà politica di foraggiare il privato convenzionato - che in alcune regioni va ben
oltre il 50% dell'offerta sanitaria - la ragione dello scientifico
svuotamento di valore e risorse del servizio pubblico, un saccheggio
senza il quale nessun privato avrebbe storia.
In ultimo l'enunciazione kafkiana: il SSN è una ricchezza ma molti lo depredano... Ma molti chi, se al governo ci state voi?
Che peccato questi della Leopolda, tanto ggiovani e carini e già così irrimediabilmente affetti da bipolarismo e da incontenibile desiderio di gestire il potere come al tempo dei treni a vapore!
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