Ho un accordo di fondo con il documento che Marco Revelli
ha proposto al nostro dibattito. Ne condivido cioè l’impianto e la
tripartizione: il contesto europeo, il renzismo, gli elementi per una
fase costituente di un soggetto europeo della sinistra e dei democratici
italiani. Così come ha fatto Tsipras con i suoi dieci punti per la
campagna elettorale che avevano il pregio di non voler essere la lista
della spesa dei desiderata ma individuavano la priorità politica di fase
intorno al nodo austerità-debito-diversa economia, Revelli propone
un’asse di ragionamento, una scelta.
Come è
noto io penso che la questione europea sia il crocevia della fase.
Quella intorno a cui leggere il modo concreto di operare della crisi,
che ha certo una dimensione globale. E quella cui legare la scommessa
della costruzione di un soggetto politico nuovo. I soggetti politici non
si inventano a tavolino ma nascono da grandi eventi storici. La mia
idea è precisamente che in questa fase la lotta contro l’austerità e per
cambiare radicalmente l’Europa sia il terreno su cui possa nascere un
nuovo soggetto politico. E sono convinto che il risultato elettorale che
abbiamo avuto, modesto ma straordinariamente importante visto il nostro
contesto e i fallimenti precedenti , sia stato legato precisamente alla
capacità di connettersi su questo tema con quanto in Europa è sceso in
campo, a partire da Tsipras, e di riconnettere intorno a questa chiave
forze sociali, territori, soggetti politici, cittadinanza. Credo, per
altro, che dovremmo riflettere tutti un attimo su cosa avrebbe
significato non farcela: una riflessione che per chi come me non aveva
votato alle politiche per la coalizione Bersani e aveva votato alle
comunali di Roma per Repubblica Romana ha un certo peso.
Non è
stato il nostro risultato elettorale acquisito tanto sul tema della
rappresentanza quanto su quello della compartecipazione ad un momento
elettorale connesso ad una lotta generale di cambiamento dell’Europa.
Naturalmente questa lotta vive su più dimensioni, da quelle complessive a
quelle territoriali o specifiche, ma acquisisce e dà forza se sta in
questo quadro politico e cioè la lotta per l’altra Europa.
Giustamente
dunque il testo di Marco Revelli riparte da qui, dalla dimensione
europea, per rilanciare il progetto e il processo costituente. Abbiamo
alle spalle le elezioni, che hanno fornito materiali analitici
importanti ad esempio su come si siano sviluppate le varie forme di
resistenza nei vari Paesi. Interessante è ad esempio il raffronto tra
Grecia, Spagna, Italia per cogliere tre diversi livelli quantitativi e
qualitativi di questa resistenza. L’elemento di massa e popolare di
Syriza; lo sfondamento del movimento in politica di Podemos; la
resistenza “intellettuale” che si è espressa nel voto italiano. Ma
abbiamo ora anche nuovi elementi come quello della nuova Commissione
Europea e del perdurare di larghe intese e austerità.
Soprattutto
in Italia abbiamo l’esplodere di un grande movimento che al momento
della nascita della nostra impresa potevamo solo auspicare e che oggi
invece è in campo con grande forza. E’ proprio questo movimento a
rappresentare non l’occasione strumentale ma il contesto storico che
conferma e rafforza il nostro agire, ci chiama ad una funzione
potenzialmente di grande rilievo. Non spetta ad un movimento sociale
fondare direttamente partiti, ed anzi tutti gli sforzi, la cura e le
attenzioni devono essere rivolti verso il raggiungimento degli obiettivi
per cui si scende in campo. Ma è altresì vero che in questo momento si
presenta una critica radicale del renzismo che acquista termini di
massa. Non una critica ideologica, ma la constatazione nel vissuto di
donne e uomini in carne ed ossa di che cosa esso realmente sia.
Da
questo punto di vista il testo di Revelli si assume una responsabilità
politica all’altezza. Legge il renzismo in connessione alla sua
dimensione europea e al suo farsi forte delle molteplici crisi su cui
surfeggia e che sono l’anima stessa della attuale fase del capitalismo
globale finanziarizzato. E si propone la costruzione di un soggetto che
abbia non solo autonomia ma alternatività al renzismo stesso. Un
obiettivo chiaro e forte che considera esaurita qualsiasi forma di
centro sinistra. Ma che, allo stesso tempo, non crede di poter passare
disinvoltamente dalla illusione di guidare il centrosinistra a quella di
guidarne una sua scissione sconfitta. Ciò non perché non si debba
essere attenti a ciò che si muove nel campo della politica ma perché
deve essere chiaro che occorre una ripartenza vera che faccia i conti
col disastro sociale e politico di una fase assai lunga in cui non è
impossibile ritrovare un filo che lega Craxi a Berlusconi ed oggi a
Renzi. Il filo delle crisi di cui Revelli ci parla.
Ma la
proposta di Revelli è importante anche perché non pensa di poter
surfeggiare sui movimenti come fa Renzi sulla crisi. La crisi della
sinistra è talmente drammatica, perché per altro è drammatica la crisi
del suo popolo, che chiede la responsabilità di una vera rifondazione. E
questa consapevolezza la sento ancora più forte per come, pur nella
crisi della sinistra, non ho mai dismesso il militare nei movimenti.
Questo è sicuramente un punto che chiede di essere indagato e riflettuto
tra noi anche a partire dalle esperienze che abbiamo maturato e che in
tante si sono ritrovate in questa nostra casa comune. Abbiamo conosciuto
movimenti di straordinaria portata, da quello operaio al movimento
alterglobalista, le lotte territoriali e le esperienze di autogoverno.
Possiamo confrontare i vissuti per riflettere su crisi e potenzialità
attive. Di certo rivolta e fare società hanno acquisito in noi una
valenza politica nuova. Ma l’esperienza mi ha fatto ancor più convinto
che per trarre forza gli uni dagli altri non basta l’assemblaggio né
tantomeno la scorciatoia elettoralistica. Soprattutto le elezioni assai
difficilmente e raramente misurano la forza e la efficacia dei movimenti
che infatti non a caso sovente ne rifuggono o ne cercano una utilità
precisa.
Un
soggetto politico dunque per me non è assemblaggio di esperienze né
sommatoria di presentazioni elettorali. E’ la ricondivisione di un punto
di vista che incontra la riconnessione di un proprio popolo. E la
politica è scelta, condivisa per essere non solo democratica ma
efficace. Revelli propone precisamente una scelta, un percorso. Un
percorso per la costituzione di un soggetto politico nuovo che
approfondisca la strada che ci ha portato al risultato, modesto ma a suo
modo storico, delle elezioni europee. E che lancia la sfida di essere
alternativi a Renzi nelle elezioni politiche. E la strada è quella che
sintetizzerei nella volontà di tenere insieme unità e radicalità. Cioè
marciare con la necessaria determinazione ma provando a non dividersi ed
anzi ad aggregare il tanto di più che possiamo portare con noi.
Dobbiamo lavorare a rafforzare la dimensione europea legandoci non solo
nominalmente ma nell’agire politico ai soggetti della sinistra Europea.
Dobbiamo stare nel movimento come abbiamo saputo fare anche nella
manifestazione del 25 ottobre, laddove stando in piazza abbiamo visto un
nostro primo inizio di corpo prendere forma. Dobbiamo vivere con i
soggetti sociali e con i territori a partire dalle loro lotte e dalla
condivisione della responsabilità delle scelte politiche. Io penso che
possiamo farcela.
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