giovedì 11 dicembre 2014

FIRE AND FORGET! TORTURA E DIMENTICA! di Sebastiano Isaia

jack-nicholson-codice-onoreDal film Codice d’onore, 1992:
Tu non puoi reggere la verità. Figliolo, viviamo in un mondo pieno di muri e quei muri devono essere sorvegliati da uomini col fucile… Chi lo fa questo lavoro? Tu? O forse lei, tenente Weinberg? Io ho responsabilità più grandi di quello che voi possiate mai intuire. Voi piangete per Santiago e maledite i marines. Potete permettervi questo lusso. Vi permettete il lusso di non sapere quello che so io: che la morte di Santiago, nella sua tragicità, probabilmente ha salvato delle vite. E la mia stessa esistenza, sebbene grottesca e incomprensibile ai vostri occhi, salva delle vite. Voi non volete la verità perché nei vostri desideri più profondi, che in verità non si nominano, voi mi volete su quel muro! Io vi servo in cima a quel muro! Io non ho né il tempo né la voglia di venire qui a spiegare me stesso a un uomo che passa la sua vita a dormire sotto la coperta di quella libertà che io gli fornisco. E poi contesta il modo in cui gliela fornisco! Preferirei che mi dicesse: la ringrazio… e se ne andasse per la sua strada. Altrimenti gli suggerirei di prendere un fucile e di mettersi di sentinella. In un modo o nell’altro io me ne sbatto altamente di quelli che lei ritiene siano i suoi diritti.
codtom 
«I duri metodi utilizzati dalla Cia sono contrari e incompatibili con i valori del nostro Paese»: lo ha detto l’altro ieri il contrito Presidente americano Barack Obama dopo la pubblicazione del rapporto licenziato dalla Commissione Intelligence del Senato americano. Potere, profitti e denaro: ecco, in brutale e sicuramente rozza e deficitaria sintesi, i “valori americani”. Ma anche i valori italiani, europei, russi, cinesi, indiani e così via. Mi dispiace deludere qualcuno, ma dalle mie parti l’antiamericanismo, soprattutto se spacciato per “anticapitalismo” e “internazionalismo”, non trova alcun appiglio.
Rispetto ai regimi totalitari come quello con caratteristiche cinesi, i quali non avvertono il bisogno di lavare i panni sporchi in pubblico (salvo, come accade appunto in Cina, nei casi di corruzione: chissà poi perché…), il regime democratico può permettersi il lusso di un maggior tasso di “autocritica”, ossia di ipocrisia, e così, a risultato ottenuto, proclamare urbi et orbi che «queste cose non dovranno ripetersi mai più, perché sono contrarie ai nostri valori». Questo, beninteso, ripetuto sempre di nuovo, guerra dopo guerra, tortura dopo tortura, violenza dopo violenza, repressione dopo repressione. Anche le vicende razziali made in Usa di questi giorni sono, sotto questo rispetto, molto significativi.
Finora la strategia democratica, che esprime una grande capacità di controllo sociale da parte delle classi dominanti, ha dato eccellenti risultati, a dimostrazione che i leader di turno possono benissimo sparare sul Quartier Generale senza mettere minimamente in questione lo status quo sociale, la cui difesa con ogni mezzo necessario rappresenta l’imperativo categorico dello Stato, democratico o autoritario che sia.
Ieri il Wall Street Journal osservava, polemizzando con la fazione del Partito Democratico che con cinica determinazione intende lucrare futuri consensi elettorali sul terreno scivoloso dei “diritti umani”, come dopo l’11 Settembre i politici e l’opinione pubblica degli Stati Uniti avessero accusato la Cia di inettitudine, di passività, e come invece avessero accolto con patriottico entusiasmo la violenta svolta repressiva in materia di Sicurezza Nazionale decisa dall’allora Comandante in Capo, l’oggi reietto George Bush.
Per dirla con il Colonnello Nathan R. Jessep di Codice d’onore, a nessuno importò allora sapere in quale modo, con quali strumenti, a quale prezzo, l’organizzazione preposta alla Sicurezza Nazionale avrebbe svolto il proprio compito, purché lo avesse fatto con successo. Nello stesso momento in cui dava carta bianca al Leviatano, la società si preparava all’immancabile mantra dell’autocritica: «Ma noi non potevamo immaginare, noi non sapevamo, nessuno ci aveva informato»…
«Bisognerebbe ricordare l’atmosfera post 11 settembre quando anche la senatrice Dianne Feinstein [presidente della Commissione Intelligence] gridava “alla guerra, alla guerra”, dice oggi al Giornale il “falco” Edward Luttwak, il quale è convinto che il processo mediatico ai danni della Cia «non farà guadagnare voti né a Obama né a Hillary Clinton». Staremo a vedere. Intanto va rivelato che, come sempre, spetta ai cosiddetti “falchi” esprimere la cinica realtà delle cose con un minor tasso di ipocrisia rispetto a quanto  riescono a fare le più politicamente corrette colleghe “colombe”.
imagesXGSKEVKUA lavoro sporco ultimato (?), gli stessi politici e parte della stessa opinione pubblica piangono sulla tanta violenza versata nella peraltro «sacrosanta lotta al terrorismo» (ovviamente i “terroristi”, i cattivi di turno, sono sempre gli altri, gli enemy aliens), per soprammercato con dubbia efficacia. Ma su questo punto le opinioni degli addetti ai lavori divergono alquanto: per alcuni si è torturato con profitto, per altri l’investimento in indicibile sofferenza somministrata al nemico  non ha dato i risultati sperati. In ogni caso, qui si tratta di una questione di economia, e nel calcolo costi/benefici ogni forma di odiosa e demagogica ipocrisia è almeno bandita.
L’”autocritica” americana di questi giorni mi ricorda la strategia militare USA basata sulle “bombe intelligenti”: fire and forget, spara e dimentica. Ovvero: Tortura e dimentica. Appunto!

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