Renzi candida Roma per le Olimpiadi del 2024. Roba da far impallidire Expo e Mose, confermando il detto brechtiano per cui fondare una banca è assai più lucroso che non rapinarla. Lo sciocco guarda il dito, il Mondo di Mezzo, e non si accorge che gli affari maturano in alto, nel Mondo di Sopra.
Vabbè, non esageriamo. Pare che a Roma comandasse Al Capone o Totò
Riina e chi si opponesse finisse sul marciapiede in una pozza di sangue.
Dagli schermi televisivi tracimano i fantasmi del Libanese, del Freddo e
del Dandi. Ma, appunto, di quella saga criminale ci resta solo il Nero,
Massimo Carminati, già allora una figura minore, di mediazione e
intrallazzo fra criminalità locale organizzata e sottobosco terrorista
fascista. Ridimensionare l’enfasi giudiziaria e mediatica e il reato di
associazione mafiosa non significa, al modo del «Foglio», sdoganare come
“normali” i comportamenti corruttivi e illegali per salvare
retrospettivamente il culo di Berlusconi e ancor prima di Craxi, ma anzi
rende ancor più evidenti l’inconsistenza e il fallimento non del solo
Pd romano ma dell’intero sistema dei partiti ormai in agonia.
La dissoluzione della forma-partito si esprime nel fatto che i
corrotti non lavorano più per fornire ai loro partiti una sovvenzione
aggiuntiva (anche se magari un po’ di denaro gli restava appiccicato),
ma cercano direttamente mazzette per se stessi, al massimo per pagarsi
le primarie. La controparte quindi scende di livello con la
capillarizzazione della corruttela: ancora qualche grosso gruppo, ma
soprattutto cooperative, faccendieri, palazzinari, ecc. Cravattari e
delinquenti di mezza tacca subentrano ai grandi corruttori di
Tangentopoli. L’epopea giustizialista del 1992-1993 ha fatto la fine
delle mezze stagioni. Alle maxi-tangenti si sostituiscono la messa a
libro paga e le micro-stecche. Con la conseguenza paradossale che a
comandare a Roma erano un Odovaine, un Buzzi, un Panzironi o er Cecato e
i boss politici locali sia di destra (Alemanno, Meloni, Tredicine) sia
di sinistra (Bettini, Morassut, Cosentino) se ne stavano accucciati,
senza che neppure i corrotti fossero oggetto di coercizione. Bastavano
le cointeressenze e le mance. Servitù volontaria. Ordinaria
amministrazione. Ottima cosa fare pulizia –qui e alla Regione, madre di
tutti gli appalti– ma non illudiamoci che il problema si esaurisca qui.
Vorrei trarre cinque conclusioni.
1. Che la logica del neo-liberalismo nelle situazioni marginali del
sistema si intreccia, si compenetra e da ultimo si confonde con quella
mafiosa del sub-appalto: mafia-Capitale è l’apogeo del lavoro interinale
su scala politico-amministrativa, non il primo piano della mafia quale
struttura. La foto di Buzzi con Poletti è altamente simbolica, ma non
descrive l’Impero del Male e neppure Boardwalk Empire, sancisce
piuttosto l’omogeneità fra autotutela cooperativa e tutele crescenti del
Jobs Act, la comunanza del prelievo biopolitico, il carattere tossico
di accoglienza e flessibilità in regime post-fordista.
2. Pertanto, a ricostruire una scala reale dell’economia illegale e
della corruzione politica, in primo luogo resta la grande speculazione
immobiliare ed edilizia, il vero potere forte romano (non Buzzi e
Carminati), con le connessioni prioritarie a mafia, camorra e
’ndrangheta. Poi, a calare, la rete dello spaccio, della gestione legale
e illegale del gioco d’azzardo, il riciclaggio attraverso attività
alberghiere e di ristorazione, la riscossione crediti, usura e pizzi, in
fondo (lo si capisce dal fatturato) lo sfruttamento dei migranti e
rifugiati e tutto il groviglio di affarucci sporchi che è, allo stesso
tempo, un massimo di orrore per la qualità delle vittime e un minimo di
rilevanza in termini di volume di affari.
3. Che i più grossi profitti sono andati (e continuano ad andare) a
banche, cordate immobiliari, consorzi per le grandi opere: credete
davvero che i costi stratosferici del metro C siano imputabili alla
cooperativa 29 giugno? Che i Salini, Caltagirone, Todini, Cerasi,
Marchini, Parnasi, Ansaldo sts, Condotte spa, ecc. siano vittime di
estorsioni? Che le coop deviate siano solo Eriches 29 di Buzzi e
l’Arciconfraternita vicariale di Zuccoli e non il colosso CCC?
4. Riducendo le proporzioni della piovra romana e il suo tasso di
mafiosità si accresce la miseria delle strutture di partito e municipali
corrotte. Viene il sospetto che ben altri siano i condizionamenti: in
fin dei conti, alla famosa cena di finanziamento renziana in Campidoglio
Buzzi e altri quattro cooperanti si erano imbucati di straforo, ma
quale potenza corruttiva avevano gli invitati in lista, quant’altro
potevano versare oltre la tariffa ufficiale dei 1000 €?
5. L’oscena ricaduta di mafia-Capitale sono stati i pogrom contro
profughi e Rom cui hanno dato manforte i fascio-leghisti di CasaPound
per alzare il prezzo delle vittime trasferite e spartirle fra coop
bianche e rosso-brune. Ma non sarà peggiore l’effetto degli altri
livelli sovrastanti di corruzione –l’Italia cambia verso, la buona
scuola, il ritornello delle riforme, la pratica della frammentazione del
lavoro e del salvataggio delle banche? Qui le inchieste dei giudici non
arrivano e il bottino è ben maggiore. Pensiamo quante belle
privatizzazioni di aziende comunali e partecipate si potranno fare
approfittando dello scandalo romano e come si sfrutterà l’occasione per
tagliare spesa pubblica utile e welfare. A Roma hanno già interrotto i
ricoveri invernali e il primo clochard è morto di freddo.
PS In questa vicenda il sindaco Marino ha svolto con ottusa tenacia
un ruolo multiforme di arma di distrazione di massa per tutte le
stagioni. Quando bisognava ripulire il porcile dalla merda alemanniana,
girava in bicicletta esibendo giovanile austerità. Scoppiate le faide
dentro il Pd romano per la redistribuzione del fango, parcheggiava in
doppia fila con la sua Panda rossa facendo da parafulmine. Esploso il
grande scandalo, è diventato il nuovo eroe di Renzi, innocente per
eccesso di stupidità e commissariabile ad libitum, lasciando
mano libera ai costruttori (il futuro stadio, in primo luogo) e agli
speculatori (Dogana di S. Lorenzo). Chissà che non saltino fuori anche
le grandi opere olimpiche… Mette pure una pietra tombale sull’infida
genia veltronian-bettiniana, paludosa resistenza alle mire renziane –che
volete di più dalla vita?
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