«Nella legge delega ci saranno sia il salario minimo sia l’assegno universale di disoccupazione».
Sono parole di Matteo Renzi, del 31 marzo scorso, intervistato da Aldo Cazzullo del Corriere della Sera.
L’assegno universale di disoccupazione è diventato la Naspi, una
forma di sussidio per chi ha perso il lavoro che coprirà solo la metà
dei mesi lavorati negli ultimi 4 anni per un massimo di due anni (al
massimo sei mesi, invece, per gli atipici). Un topolino, insomma, e
comunque niente a che vedere con i sistemi di sostegno per i disoccupati
che ci sono quasi in tutta Europa.
Il salario minimo (per chi un lavoro ce l’ha) invece è del tutto sparito, nonostante le promesse non solo di Renzi, ma anche del viceministro Morando, che addirittura aveva invocato la galera per chi avesse provato a pagare di meno.
In Germania, invece, il salario minimo partirà
l’anno prossimo, cioè tra pochi giorni: otto euro e mezzo l’ora,
nessuno potrà essere pagato di meno. Il caso tedesco è uno dei più
interessanti, perché avviene in un Paese con un sindacato forte e
attraverso un sistema che non dovrebbe togliere rilevanza e forza ai
contratti nazionali di categoria. La paga oraria minima è stata voluta
dalla Spd, in particolare dalla sua componente più di sinistra, ed è
stata una delle condizioni poste dagli stessi socialdemocratici per
entrare nelle larghe intese con i democristiani.
In Italia invece, purtroppo, c’è un altro tipo di larghe intese in
merito: quello tra i datori di lavoro più spregiudicati (che pagano 3-4
euro l’ora nei call center, nell’agricoltura, nell’edilizia, nei servizi
di ristorazione alberghiera etc) e il sindacato, che guarda con paura
al salario minimo perché teme di vedersi tolto potere contrattuale,
insomma di diventare meno indispensabile. Il che è un po’ lo stesso tipo
di resistenza (paura di non svolgere più un ruolo) per cui il sindacato
italiano non ha messo il reddito minimo per i disoccupati tra le sue
principali battaglie.
Secondo il sito Lavoce.info circa il 13 per cento dei lavoratori italiani percepisce salari sotto i minimi contrattuali. La Rete è piena di storie di persone pagate meno di 5 euro l’ora. La Rai sta producendo un film
che si intitola “Due euro all’ora”, diretto dal regista Andrea
D’Ambrosio, ispirato alla storia di Annamaria
Mercadante e Giovanna Curci, morte per un incendio nel garage adibito a
fabbrica di materassi in cui lavoravano, vicino a Salerno.
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