Notevoli davvero, i dettagli descritti
da Bei e De Marchis su Repubblica: il bavero alzato di Denis Verdini,
che entra a Palazzo Chigi a sera inoltrata, da un ingresso secondario,
per accordarsi con Renzi sulle sorti della democrazia italiana. Non
sarebbe riuscito a immaginare di meglio neppure uno sceneggiatore che
avesse voluto mostrare la metafora dell’assenza di trasparenza,
dell’opacità dei meccanismi decisionali, degli accordi presi lontano dai
cittadini e dai loro rappresentanti in Parlamento.
Dal Patto del Bavero è così uscita l’ultima versione (e la tempistica) del futuro impianto elettorale di questo Paese.
In breve: Renzi voleva blindare il sistema di elezione del prossimo
Parlamento prima della corsa al Quirinale, per migliorare il proprio
rapporto di forza verso i berlusconiani sulla scelta del nuovo
Presidente della Repubblica; i berlusconiani al contrario, volevano
tenere in mano il ricatto sul Presidente (cioè avere la sicurezza che
non fosse eletto uno che non gradiscono) prima di dare il via libera
all’Italicum. In più, Renzi voleva far entrare in vigore l’Italicum in
fretta e furia, così da tenere tutti sotto scacco con la minaccia di
elezioni anticipate, alle quali pensa di incassare il super premio di
maggioranza (con o senza ballottaggio), che non avrebbe invece se si
votasse con il Consultellum, che attualmente è legge ed è proporzionale;
al contrario, Berlusconi non voleva far entrare subito in vigore
l’Italicum temendo elezioni anticipate con il medesimo, che ne
diminuirebbero la forza e il potere in Parlamento.
Il risultato deciso ieri è che l’Italicum nuova versione verrà votato prima delle elezioni del nuovo Capo dello Stato, ma entrerà in vigore dopo, cioè il 1° settembre 2016.
Non so se vi siete persi nella lettura. Ma credo che a nessuno sfugga
che si tratta di un gran risiko di convenienze personali e partitiche,
roba che gli accordi di corridoio di D’Alema in confronto sembrano
giochetti innocenti di bambini.
Insomma, qui l’unica cosa evidente è l’opacità. E il ristrettissimo
gruppo di decisori: Renzi con Lotti, Berlusconi con Verdini. Tutti gli
altri al massimo schiacceranno un bottone in Parlamento.
Non male, per quella “politica 2.0″ che doveva essere trasparente,
limpida, partecipata, intessuta di contatti con i rappresentati perché
questi fossero coinvolti, perché cadesse il muro tra dentro e fuori il
Palazzo.
Si è arrivati al contrario esatto di quel modello.
Al Patto del Bavero, con i suoi cento capolista bloccati – élite
dell’élite, casta della casta – decisi di nascosto e con il favore
delle tenebre.
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