Fra
circa tre mesi comincerà la produzione in serie del Sukhoi T 50 il
caccia di quinta generazione che la Russia ha progettato assieme
all’India: secondo le stesse fonti occidentali ha una velocità di punta
di 700 kmh superiore rispetto a quella del cosiddetto supercaccia F35,
un raggio di azione doppio rispetto alla costosissima ciofeca made in
Usa, un maggior carico bellico e una capacità stealth superiore rispetto
a quella del caccia Lokheed. E costerà naturalmente molto meno oltre ad
essere a quanto pare assai più affidabile.
Qualcuno si domanderà se per caso io abbia acquisito la
rappresentanza del nuovo velivolo e quindi cominci a mettere la pulce
nell’orecchio ai nostri decisori ben decisi a spendere e spandere in
armamenti già superati, per ingrassare Washington e impoverire gli
italiani. Purtroppo per le mie finanze non è così: mi preme solo dare
un’immagine più realistica del mondo “ai giovani amerikani” quelli dai
quarant’anni in giù che hanno introiettato con il latte materno e con
gli spot, l’idea del capitalismo vittorioso, dell’America invincibile,
dell’Urss caduta per non aver potuto reggere il confronto militare e
tecnologico, quelli che vengono rimbambiti tutto il giorno da reality
made in Usa, pieni di sogni e di infimo moralismo antisociale, che
vedono le bombe intelligenti cadere sui nemici e vivono nella sensazione
di una superiorità indiscutibile del gigante a stelle e strisce, anche
quando ne contestano le azioni.
Così al di là delle posizioni politiche la gran parte degli europei e
soprattutto degli italiani ritiene che un’eventuale guerra per
l’Ucraina sarebbe una cosa orribile, una strage vergognosa o una
battaglia giusta, ma conservando nel sublimine così opportunamente
coltivato nel pensiero unico e nel mondo unipolare che ne è espressione,
la strampalata convinzione che comunque sarebbe una guerra vinta.
Nient’altro che un sottoprodotto dell’idea che Pil, mercato azionario e
profitto, si traducano automaticamente in supremazia tecnologica. Il
nuovo caccia russo smentisce questa idea: del resto la realtà di un
declino americano anche in campo tecnologico, innescato da un eccesso di
mercato, era già stata espressa negli anni 90 persino da un
intellettuale conservatore come Luttwak . Un’idea che al tempo in pieno
marasma post sovietico e con una Cina militarmente arcaica, venne
lasciata cadere.
E non è certo l’unica cosa: l’Iskander con una velocità di Mach 7 e
una gittata di oltre 400 chilometri è praticamente non intercettabile
dalle forze Nato; gli S 400 come arma antiaerea hanno le stesse
caratteristiche dei Patriot, ma con un raggio di azione più che doppio e
una velocità di Mach 12 contro i 5 dell’arma americana, per non parlare
degli S500 che stanno entrando in linea e che relegano al museo i
missili smerciati da Washington. Per di più i vettori balistici russi
hanno una velocità di 18 mach e sono praticamente imbattibili da
qualsiasi cosa si trovi attualmente negli arsenali occidentali. Questo
per non parlare della Cina che negli ultimi anni sta dando molti
dispiaceri al Pentagono soprattutto nel campo degli armamenti navali e
in quello della lotta antisatellitare.
Tutto questo non stupisce: la stessa elefantiasi del sistema militare
americano lo costringe ad essere in parte obsoleto e se a questo si
aggiunge un sistema ormai completamente focalizzato sul business che si
ingrassa di commesse pubbliche per produzioni spesso mediocri ,come è il
caso del,’F35, poi spacciate all’estero, si vede bene che le cose non
sono così scontate come appaiono all’uomo della strada occidentale
immerso nelle immagini di guerre contro avversari di livello enormemente
inferiore. Perciò se non possiamo sapere chi potrà vincere (ammesso che
questa parola abbia un senso) un eventuale confronto globale, possiamo
avere la ragionevole sicurezza che l’Europa ne uscirebbe distrutta.
Probabilmente se si avesse consapevolezza dei reali rapporti di
forza, che vengono tenuti accuratamente nascosti, le opinioni pubbliche
europee sarebbero molto meno neutrali e tiepide con la roulette russa – è
il caso di dirlo – a cui Washington sta costringendo il continente per
la vicenda ucraina. Avrebbe un minor senso di impunità. E forse
comincerebbero a vedere nella multipolarità un’occasione piuttosto che
un tradimento del padrone atlantico, nonostante quest’ultimo abbia in
mano tutte le elite, costringendole a qualsiasi cosa, persino ad
appoggiare lo stop Usa all’accordo sul nucleare iraniano pretendo che
Teheran, a latere, rinunci a fare a meno del dollaro negli scambi con
Mosca. E dire che sono proprio quelli che ci hanno cacciato nella
trappola dell’euro spacciandola come moneta strategica.
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