Come
volevasi dimostrare: appena ieri esprimevo sospetti sulla
strumentalizzazione anti vigili scoppiata a Roma, ma immediatamente
pompata per imporre un job act anche al pubblico impiego, servendosi di
un’opinione opinione pubblica ormai malleabile a piacere. La conferma
che gatta ci cova arriva a 24 ore di distanza: intanto la cifra dell’80%
di malattie immaginarie è già calata della metà e ora si attesta sul
40%, segno che le notizie vengono date per così dire “a la carte” grazie
a un’agenzia Stefani occulta del governo e poi si scopre che la nuova
indignazione contro l’assenteismo dei vigili, lascia il posto invece
all’assoluzione dell’evasione fiscale. La vite viene avvitata coi deboli
e svitata coi forti.
Il giorno della vigilia Babbo Natale è’ sceso dal camino dei grandi
evasori regalando loro una norma grazie alla quale l’infedeltà
fiscale cessa di essere reato penale anche in presenza di frode. Prima
di prendere l’aereo di stato, il premier ha fatto questo cadeau a
Berlusconi e compagnia cantante, che oggi potrà vantarsi di non aver
commesso alcun reato e di essere stato condannato ingiustamente. La
cosa più grave però non è questa, ma il fatto che la normativa triplica
il livello minimo sul quale scatta l’azione penale (da 50 mila euro a
150 mila), salva le false fatture fino a mille euro (ciascuna
ovviamente), soprattutto che essa introduce un criterio favorevole ai
ricchi: l’evasione diventa penale solo se supera il 3% dell’imponibile.
Il che vuol dire che più soldi fai più ti puoi permettere di evadere.
Più soldi hai meno reati ti si possono attribuire e mentre la grande
azienda, che già ha molti modi di fare nero, può permettersi di
nascondere decine di milioni senza timori penali, il piccolo deve stare
attento ai 1000 euro.
Alla luce di quest’ etica da abominevole ometto delle nevi, sia pure
quelle di Courmayeur e non dell’Himalaia, si fa molta fatica a capire
come a suscitare scandalo generale sia solo l’assenteismo dei vigili
urbani romani per la notte di Capodanno che poi è stato in realtà una
sorta di sciopero spontaneo. E come faccia a non balzare agli occhi il
fatto che la forbice sociale stia diventando anche una forbice
giuridica: la legge non è più uguale per tutti, nemmeno in via teorica,
ma dipende direttamente dal censo.
Vogliamo sapere di chi è la manina che ha aggiunto il comma salva-Berlusconi
di Gad Lerner
Il governo ha approvato alla chetichella, il 24 dicembre, un
decreto fiscale nel quale all’ultimo momento è stato aggiunto il comma
19-bis che esclude la punibilità della frode fiscale “quando l’importo
delle imposte sui redditi evase non è superiore al 3% del reddito
imponibile dichiarato”. Un dettaglio che sembra scritto su misura per
annullare la sentenza definitiva di condanna per frode fiscale che sta
scontando Silvio Berlusconi, al quale verrebbe così restituita piena
agibilità politica. Per la verità il tribunale ha accertato una frode
sui bilanci Mediaset ben superiore al 3% della dichiarazione, ma in
seguito a prescrizioni varie ha punito Berlusconi “solo” per una somma
di 7 milioni, percentuale minima del totale evaso.
Questo però ora è solo un dettaglio. Secondo Liana Milella su “Repubblica”, il premier Renzi si dice stupito e pronto a correggere il decreto. Era il minimo che potesse dire. Ma prima deve al suo partito e a tutti i cittadini italiani un chiarimento. Vogliamo sapere a chi appartiene la manina che surrettiziamente, sperando che la libera stampa se ne accorgesse il più tardi possibile, ha aggiunto il codicillo salva-Berlusconi al decreto fiscale. Nome e cognome, per favore. Senza rimpalli fra il ministero dell’Economia e Palazzo Chigi. Altrimenti dovremo pensare che quel codicillo faccia parte di accordi stipulati al Nazareno direttamente con Berlusconi, Letta e Verdini.
Questo però ora è solo un dettaglio. Secondo Liana Milella su “Repubblica”, il premier Renzi si dice stupito e pronto a correggere il decreto. Era il minimo che potesse dire. Ma prima deve al suo partito e a tutti i cittadini italiani un chiarimento. Vogliamo sapere a chi appartiene la manina che surrettiziamente, sperando che la libera stampa se ne accorgesse il più tardi possibile, ha aggiunto il codicillo salva-Berlusconi al decreto fiscale. Nome e cognome, per favore. Senza rimpalli fra il ministero dell’Economia e Palazzo Chigi. Altrimenti dovremo pensare che quel codicillo faccia parte di accordi stipulati al Nazareno direttamente con Berlusconi, Letta e Verdini.
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