Nasce l'appello per una presenza elettorale alternativa alle elezioni politiche del 2013. Funzionerà?
Un appello che proviene da settori importanti della formazione
Alba ma con alcuni esponenti della Fiom, di movimenti come i No Dal
Molin o di figure pubbliche come Sabina Guzzanti. Non è chiaro se sia
legato all'iniziativa di De Magistris ma il fatto che proponga uno
schieramento alternativo a quelli attualmente esistenti la colloca alla
sinistra del centrosinistra. Non sappiamo che proposta potrà uscirne, i
promotori annunciano un'assemblea per il 1 dicembre. Pubblichiamo
l'appello perché ognuno possa farsene un'idea.
Il sistema sta andando in pezzi.
Le differenze economiche e sociali crescono, le disonestà individuali o di gruppi sono diventate corruzione del sistema, la distanza tra stato e società e tra organi rappresentativi e cittadini non è mai stata così elevata. La possibilità di contare e di decidere sulla propria vita e sul proprio futuro è quotidianamente frustrata da decisioni verticistiche e incontrollabili. Così lo stesso desiderio di partecipazione politica si affievolisce, riducendosi a esplosioni di rabbia, alla fuga dal voto o all’adesione a proposte populiste (egualmente presenti dentro e fuori le forze politiche tradizionali). Prevale l’idea che non ci sia più nulla da fare perché ogni scelta è obbligata e «imposta dall'Europa» (cioè dai mercati). Il modello sociale europeo è cancellato dalle compatibilità economico-finanziarie in una concezione dell’economia che non lascia spazio alla politica.
Questa posizione è stata da tempo abbracciata dal Partito democratico e si è tradotta nell’appoggio senza se e senza ma al governo Monti, nel concorso all’approvazione del cosiddetto patto fiscale e della modifica costituzionale sul pareggio di bilancio, nel contributo alla riduzione delle tutele del lavoro, nel sostegno alle grandi opere, nel frequente aggiramento dell’esito referendario in favore dell’acqua pubblica. È una prospettiva nella quale si è inserito, da ultimo, il gruppo dirigente di Sel con la scelta di partecipare alle primarie, in una alleanza che ne sancisce la subalternità al Partito democratico (a prescindere dallo stesso esito delle primarie). Dall’altra parte c’è la posizione del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, che, pur partendo da una condivisibile critica radicale di questa classe politica e di questi partiti, non offre risposte sul piano della democrazia costituzionale e di una diversa uscita dalla crisi in atto.
Le differenze economiche e sociali crescono, le disonestà individuali o di gruppi sono diventate corruzione del sistema, la distanza tra stato e società e tra organi rappresentativi e cittadini non è mai stata così elevata. La possibilità di contare e di decidere sulla propria vita e sul proprio futuro è quotidianamente frustrata da decisioni verticistiche e incontrollabili. Così lo stesso desiderio di partecipazione politica si affievolisce, riducendosi a esplosioni di rabbia, alla fuga dal voto o all’adesione a proposte populiste (egualmente presenti dentro e fuori le forze politiche tradizionali). Prevale l’idea che non ci sia più nulla da fare perché ogni scelta è obbligata e «imposta dall'Europa» (cioè dai mercati). Il modello sociale europeo è cancellato dalle compatibilità economico-finanziarie in una concezione dell’economia che non lascia spazio alla politica.
Questa posizione è stata da tempo abbracciata dal Partito democratico e si è tradotta nell’appoggio senza se e senza ma al governo Monti, nel concorso all’approvazione del cosiddetto patto fiscale e della modifica costituzionale sul pareggio di bilancio, nel contributo alla riduzione delle tutele del lavoro, nel sostegno alle grandi opere, nel frequente aggiramento dell’esito referendario in favore dell’acqua pubblica. È una prospettiva nella quale si è inserito, da ultimo, il gruppo dirigente di Sel con la scelta di partecipare alle primarie, in una alleanza che ne sancisce la subalternità al Partito democratico (a prescindere dallo stesso esito delle primarie). Dall’altra parte c’è la posizione del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, che, pur partendo da una condivisibile critica radicale di questa classe politica e di questi partiti, non offre risposte sul piano della democrazia costituzionale e di una diversa uscita dalla crisi in atto.
A fronte di ciò non è più possibile stare a guardare o limitarsi alla critica.
L’attuale pensiero unico e il conseguente orizzonte politico sono modificabili. Esiste un'alternativa forte, sobria e convincente alla politica liberista che, in tutta Europa, sta distruggendo il tessuto sociale senza dare soluzione a una crisi che non accenna a diminuire nonostante le rassicurazioni di facciata.
È un’alternativa che si fonda sulle promesse di civiltà contenute nella nostra Carta fondamentale: la Costituzione stabilisce che tutti i cittadini hanno diritto al lavoro e, in quanto lavoratori, a una retribuzione sufficiente ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa: noi vogliamo che questi principi siano attuati e posti a base delle politiche economiche e sociali. È un’alternativa che esprime una cultura politica nuova, che si prende cura degli altri e rifiuta il leaderismo, che parla il linguaggio della vita della persone e non quello degli apparati, che include nelle discussioni e decisioni pubbliche la cittadinanza attiva. Un’alternativa capace di fare emergere, con l’impegno collettivo, una nuova rappresentanza politica preparata, capace, disinteressata al tornaconto personale e realmente al servizio della comunità. Un’alternativa in grado di produrre antidoti a quel sistema clientelare che ha generato corruzione e inquinamento mafioso e di trasformare lo stato rendendolo trasparente, de-centralizzato ed efficiente. Un’alternativa, quindi, che guarda a un mondo diverso, in cui si rispetti l’ambiente, siano valorizzati i beni comuni, si pratichi l’accoglienza, si assicuri a tutte e tutti la possibilità di una vita degna di essere vissuta anche se si è vecchi, malati o senza lavoro o se si è arrivati nel nostro paese per viverci e lavorare. Non è un’illusione, ma il compito di una politica lungimirante: il welfare, lungi dall’essere un lusso dei periodi di prosperità, è la strada che ha portato alla soluzione delle grandi crisi economiche del secolo scorso. E non c’è solo una prospettiva di tempi lunghi. Ci sono azioni positive da realizzare e scelte sbagliate da contrastare. Subito.
L’elenco è semplice e riguarda sia gli interventi indispensabili che le modalità per recuperare le risorse necessarie. Da un lato, la rinegoziazione delle normative europee che impongono politiche economiche recessive; un progetto di riconversione di ampi settori dell’economia in grado di rilanciare rapidamente l’occupazione con migliaia di piccole opere di evidente e immediata utilità collettiva; un piano di riassetto del territorio nazionale e dei suoi usi mirante a garantire la sicurezza dei cittadini e la riduzione del consumo di suoli agricoli; un’imposizione fiscale equa ed efficace (estesa ai patrimoni e alle rendite finanziarie nonché alle proprietà ecclesiastiche); il potenziamento degli interventi a sostegno delle fasce più deboli e dei presidi dello stato sociale; il ripristino delle tutele fondamentali del lavoro e dei lavoratori; la sperimentazione di modalità di creazione diretta di occupazione, anche in ambito locale, affiancata dall’introduzione di un reddito di cittadinanza; l’attuazione di forme di sostegno e promozione delle esperienze di economie di cooperazione e solidarietà; l'investimento a favore della scuola e dell'università pubblica, a sostegno della formazione, della cultura, della ricerca e dell’innovazione; il rispetto pieno e immediato dei referendum 2011 sui beni comuni e contro la vendita ai privati dei servizi pubblici locali; un’effettiva riforma del sistema dell’informazione e del conflitto di interessi; il pieno riconoscimento dei diritti civili degli individui e delle coppie a prescindere dal genere e l’accesso alla cittadinanza per tutti i nati in Italia.
Dall’altro: una reale azione di contrasto dell’evasione fiscale e della corruzione; il ritiro da tutte le operazioni di guerra e l’abbattimento delle spese militari; la definitiva rinuncia alle grandi opere (a cominciare dalla linea Tav Torino-Lione e dal ponte sullo Stretto); l’abrogazione delle leggi ad personam (che sanciscono la disuguaglianza anche formale tra i cittadini); la previsione di un tetto massimo per i compensi pubblici e privati e l’azzeramento delle indennità aggiuntive della retribuzione per ogni titolare di funzioni pubbliche.
I fatti richiedono un’iniziativa politica nuova e intransigente, per non restare muti di fronte a opzioni che non ci corrispondono.
L’attuale pensiero unico e il conseguente orizzonte politico sono modificabili. Esiste un'alternativa forte, sobria e convincente alla politica liberista che, in tutta Europa, sta distruggendo il tessuto sociale senza dare soluzione a una crisi che non accenna a diminuire nonostante le rassicurazioni di facciata.
È un’alternativa che si fonda sulle promesse di civiltà contenute nella nostra Carta fondamentale: la Costituzione stabilisce che tutti i cittadini hanno diritto al lavoro e, in quanto lavoratori, a una retribuzione sufficiente ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa: noi vogliamo che questi principi siano attuati e posti a base delle politiche economiche e sociali. È un’alternativa che esprime una cultura politica nuova, che si prende cura degli altri e rifiuta il leaderismo, che parla il linguaggio della vita della persone e non quello degli apparati, che include nelle discussioni e decisioni pubbliche la cittadinanza attiva. Un’alternativa capace di fare emergere, con l’impegno collettivo, una nuova rappresentanza politica preparata, capace, disinteressata al tornaconto personale e realmente al servizio della comunità. Un’alternativa in grado di produrre antidoti a quel sistema clientelare che ha generato corruzione e inquinamento mafioso e di trasformare lo stato rendendolo trasparente, de-centralizzato ed efficiente. Un’alternativa, quindi, che guarda a un mondo diverso, in cui si rispetti l’ambiente, siano valorizzati i beni comuni, si pratichi l’accoglienza, si assicuri a tutte e tutti la possibilità di una vita degna di essere vissuta anche se si è vecchi, malati o senza lavoro o se si è arrivati nel nostro paese per viverci e lavorare. Non è un’illusione, ma il compito di una politica lungimirante: il welfare, lungi dall’essere un lusso dei periodi di prosperità, è la strada che ha portato alla soluzione delle grandi crisi economiche del secolo scorso. E non c’è solo una prospettiva di tempi lunghi. Ci sono azioni positive da realizzare e scelte sbagliate da contrastare. Subito.
L’elenco è semplice e riguarda sia gli interventi indispensabili che le modalità per recuperare le risorse necessarie. Da un lato, la rinegoziazione delle normative europee che impongono politiche economiche recessive; un progetto di riconversione di ampi settori dell’economia in grado di rilanciare rapidamente l’occupazione con migliaia di piccole opere di evidente e immediata utilità collettiva; un piano di riassetto del territorio nazionale e dei suoi usi mirante a garantire la sicurezza dei cittadini e la riduzione del consumo di suoli agricoli; un’imposizione fiscale equa ed efficace (estesa ai patrimoni e alle rendite finanziarie nonché alle proprietà ecclesiastiche); il potenziamento degli interventi a sostegno delle fasce più deboli e dei presidi dello stato sociale; il ripristino delle tutele fondamentali del lavoro e dei lavoratori; la sperimentazione di modalità di creazione diretta di occupazione, anche in ambito locale, affiancata dall’introduzione di un reddito di cittadinanza; l’attuazione di forme di sostegno e promozione delle esperienze di economie di cooperazione e solidarietà; l'investimento a favore della scuola e dell'università pubblica, a sostegno della formazione, della cultura, della ricerca e dell’innovazione; il rispetto pieno e immediato dei referendum 2011 sui beni comuni e contro la vendita ai privati dei servizi pubblici locali; un’effettiva riforma del sistema dell’informazione e del conflitto di interessi; il pieno riconoscimento dei diritti civili degli individui e delle coppie a prescindere dal genere e l’accesso alla cittadinanza per tutti i nati in Italia.
Dall’altro: una reale azione di contrasto dell’evasione fiscale e della corruzione; il ritiro da tutte le operazioni di guerra e l’abbattimento delle spese militari; la definitiva rinuncia alle grandi opere (a cominciare dalla linea Tav Torino-Lione e dal ponte sullo Stretto); l’abrogazione delle leggi ad personam (che sanciscono la disuguaglianza anche formale tra i cittadini); la previsione di un tetto massimo per i compensi pubblici e privati e l’azzeramento delle indennità aggiuntive della retribuzione per ogni titolare di funzioni pubbliche.
I fatti richiedono un’iniziativa politica nuova e intransigente, per non restare muti di fronte a opzioni che non ci corrispondono.
Un’iniziativa politica nuova e non la raccolta dei cocci di
esperienze fallite, dei vecchi ceti politici, delle sigle di partito,
della protesta populista. Un’iniziativa che porti alla costituzione di
un polo alternativo agli attuali schieramenti, con uno sbocco immediato
anche a livello elettorale. Un’iniziativa che parta dalle centinaia di
migliaia di persone che nell’ultimo decennio si sono mobilitate in mille
occasioni, dalla pace ai referendum, e che aggreghi movimenti,
associazioni, singoli, amministratori di piccole e grandi città,
lavoratrici e lavoratori, precari, disoccupati, studenti, insegnanti,
intellettuali, pensionati, migranti in un progetto di rinnovamento delle
modalità della rappresentanza che veda, tra l’altro, una effettiva
parità dei sessi.
È un’operazione complicata ma necessaria, che deve essere messa in campo subito. Negli ultimi giorni si sono susseguiti numerosi appelli in questo senso. È tempo di unire passione, intelligenze, capacità ed entusiasmo per costruire una proposta elettorale coerente con questa prospettiva, in cui non ci siano ospiti e ospitanti, leader e gregari ma un popolo interessato a praticare e promuovere cambiamento.
È un’operazione complicata ma necessaria, che deve essere messa in campo subito. Negli ultimi giorni si sono susseguiti numerosi appelli in questo senso. È tempo di unire passione, intelligenze, capacità ed entusiasmo per costruire una proposta elettorale coerente con questa prospettiva, in cui non ci siano ospiti e ospitanti, leader e gregari ma un popolo interessato a praticare e promuovere cambiamento.
È questo il senso della campagna “CAMBIARE SI PUÒ! NOI CI SIAMO”,
nella quale abbiamo deciso di impegnarci con l’obiettivo di presentare
alle elezioni politiche del 2013 una lista di cittadinanza politica,
radicalmente democratica, alternativa al governo Monti, alle politiche
liberiste che lo caratterizzano e alle forze che lo sostengono.
Noi ci siamo e pensiamo che molte e molti vogliano costruire con noi questo percorso.
Per questo ti chiediamo di esserci e di mandare la tua adesione a: aderisco@cambiaresipuo.net
Noi ci siamo e pensiamo che molte e molti vogliano costruire con noi questo percorso.
Per questo ti chiediamo di esserci e di mandare la tua adesione a: aderisco@cambiaresipuo.net
Ma le firme non bastano.
Serve che tutti noi, che aderiamo a questa campagna, ci incontriamo
in una assemblea pubblica, che proponiamo per il 1° dicembre.
Promotori:
Luciano Gallino (professore sociologia, Università di Torino)
Livio Pepino (magistrato, responsabile Edizioni Gruppo Abele)
Marco Revelli (professore di scienza della politica, Università del Piemonte orientale)
don Marcello Cozzi (vicepresidente nazionale Libera)
Antonio Di Luca (operaio, Fiom, Pomigliano)
Chiara Sasso (scrittrice, Coordinamento Rete dei Comuni Solidali)
Vittorio Agnoletto (medico)
Andrea Aimar (Officine corsare, Torino)
Caterina Avanza (Ethicando)
Andrea Bagni (insegnante, redazione École, Firenze)
Piero Basso (dirigente di azienda)
Bengasi Battisti (sindaco Comune Corchiano, coordinatore nazionale enti locali per l'Acqua bene comune)
Oliviero Beha (giornalista e scrittore)
Lorenzo Bicchi (ferroviere, delegato sindacale, Firenze)
Cinzia Bottene (No Dal Molin, consigliera Comune di Vicenza)
Antonio Bruno (consigliere Comune di Genova)
Massimo Carlotto (scrittore)
Emilio Chiaberto (sindaco di Villar Focchiardo, Val Susa)
Ivan Cicconi (esperto di infrastrutture e appalti pubblici, Bologna)
Nicolella Clizia (consigliera Comune di Genova)
Ylenia da Valle (biologa, Università di Pisa)
Maurizio Del Bufalo (coordinatore di Cinema e Diritti, Napoli)
Donatella Della Porta (professore scienze politiche e sociologia, Istituto Universitario Europeo, Firenze)
Mariangela Delogu (delegata Rsu La Rinascente)
Gianna De Masi (assessore Comune di Rivalta)
Francesca Fornario (autrice satirica, videomaker, giornalista di Pubblico)
Flavia Fortunati (Libera, Perugia)
Dario Fracchia (sindaco di Sant’Ambrogio, Val Susa)
don Andrea Gallo (Comunità San Benedetto al Porto Genova)
Piero Gilardi (artista)
Paul Ginsborg (professore di storia contemporanea, Università di Firenze)
Haidi Giuliani (già insegnante)
Lorenzo Guadagnucci (giornalista, Comitato verità e giustizia per Genova)
Sabina Guzzanti (artista)
Sergio Labate (ricercatore Università di Macerata)
Roberto Lamacchia (avvocato, presidente Associazione italiana Giuristi democratici)
Enrico Lauricella (visual designer, Prato)
Chiara Lesmo (assessore alle politiche sociali Comune di Novate)
Domenico Lucano (sindaco di Riace)
Alberto Lucarelli (professore, assessore Comune Napoli e coautore quesiti referendari sull’acqua)
don Aniello Manganiello (già parroco di Scampia)
Rino Marceca (vice presidente Comunità montana Valle di Susa e val Sangone)
Teresa Masciopinto (responsabile culturale area sud Banca Etica)
Ugo Mattei (professore di diritto civile, Università di Torino, coautore quesiti referendari sull’acqua)
Sandro Medici (giornalista, presidente del X Municipio di Roma)
Emilio Molinari (presidente Comitato italiano per un Contratto mondiale sull'acqua)
Andrea Mormiroli (referente area Tratta e marginalità sociale, cooperativa Dedalus, Napoli)
Guido Ortona (professore di politica economica, Università del Piemonte orientale)
Moni Ovadia (artista)
Giovanni Palombarini (magistrato, pubblicista)
Rosangela Paparella (insegnante e attivista politiche di genere, Bari)
Tonino Perna (professore di sociologia economica, Università di Messina)
Riccardo Petrella (professore Università cattolica di Lovanio, fondatore Comitato Mondiale dell'Acqua)
Nicoletta Pirotta (presidente Iniziativa femminista europea)
Michele Pistone (delegato Rsu STM, Catania)
Matteo Pucciarelli (giornalista di Repubblica)
Leana Quilici (assessore Comune di Capannori)
Roberta Roberti (insegnante, Parma)
Marco Rovelli (scrittore e musicista)
Luca Sappino (giornalista di Pubblico)
Giuseppe Sergi (professore storia medievale, Università di Torino)
Giacomo Sferlazzo (cantautore, Askavusa, Lampedusa
Lorenzo Signori (presidio di San Pietro di Rosà,Vicenza)
Paolo Sollier (allenatore di calcio e scrittore, già calciatore)
Gianmaria Testa (musicista e cantautore)
Gianni Tognoni (medico, segretario del Tribunale permanente dei popoli)
Francesco Vallerani (professore di geografia, Università Ca’ Foscari, Venezia)
Guido Viale (economista, giornalista e studioso di tematiche ambientali, Milano)
Laura Vigni (consigliere Comune di Siena)
Attilio Wanderlingh (giornalista, editore, Caffè letterario Intra Moenia, Napoli)
Alfredo Zuppiroli (primario cardiologo, Firenze)
Luciano Gallino (professore sociologia, Università di Torino)
Livio Pepino (magistrato, responsabile Edizioni Gruppo Abele)
Marco Revelli (professore di scienza della politica, Università del Piemonte orientale)
don Marcello Cozzi (vicepresidente nazionale Libera)
Antonio Di Luca (operaio, Fiom, Pomigliano)
Chiara Sasso (scrittrice, Coordinamento Rete dei Comuni Solidali)
Vittorio Agnoletto (medico)
Andrea Aimar (Officine corsare, Torino)
Caterina Avanza (Ethicando)
Andrea Bagni (insegnante, redazione École, Firenze)
Piero Basso (dirigente di azienda)
Bengasi Battisti (sindaco Comune Corchiano, coordinatore nazionale enti locali per l'Acqua bene comune)
Oliviero Beha (giornalista e scrittore)
Lorenzo Bicchi (ferroviere, delegato sindacale, Firenze)
Cinzia Bottene (No Dal Molin, consigliera Comune di Vicenza)
Antonio Bruno (consigliere Comune di Genova)
Massimo Carlotto (scrittore)
Emilio Chiaberto (sindaco di Villar Focchiardo, Val Susa)
Ivan Cicconi (esperto di infrastrutture e appalti pubblici, Bologna)
Nicolella Clizia (consigliera Comune di Genova)
Ylenia da Valle (biologa, Università di Pisa)
Maurizio Del Bufalo (coordinatore di Cinema e Diritti, Napoli)
Donatella Della Porta (professore scienze politiche e sociologia, Istituto Universitario Europeo, Firenze)
Mariangela Delogu (delegata Rsu La Rinascente)
Gianna De Masi (assessore Comune di Rivalta)
Francesca Fornario (autrice satirica, videomaker, giornalista di Pubblico)
Flavia Fortunati (Libera, Perugia)
Dario Fracchia (sindaco di Sant’Ambrogio, Val Susa)
don Andrea Gallo (Comunità San Benedetto al Porto Genova)
Piero Gilardi (artista)
Paul Ginsborg (professore di storia contemporanea, Università di Firenze)
Haidi Giuliani (già insegnante)
Lorenzo Guadagnucci (giornalista, Comitato verità e giustizia per Genova)
Sabina Guzzanti (artista)
Sergio Labate (ricercatore Università di Macerata)
Roberto Lamacchia (avvocato, presidente Associazione italiana Giuristi democratici)
Enrico Lauricella (visual designer, Prato)
Chiara Lesmo (assessore alle politiche sociali Comune di Novate)
Domenico Lucano (sindaco di Riace)
Alberto Lucarelli (professore, assessore Comune Napoli e coautore quesiti referendari sull’acqua)
don Aniello Manganiello (già parroco di Scampia)
Rino Marceca (vice presidente Comunità montana Valle di Susa e val Sangone)
Teresa Masciopinto (responsabile culturale area sud Banca Etica)
Ugo Mattei (professore di diritto civile, Università di Torino, coautore quesiti referendari sull’acqua)
Sandro Medici (giornalista, presidente del X Municipio di Roma)
Emilio Molinari (presidente Comitato italiano per un Contratto mondiale sull'acqua)
Andrea Mormiroli (referente area Tratta e marginalità sociale, cooperativa Dedalus, Napoli)
Guido Ortona (professore di politica economica, Università del Piemonte orientale)
Moni Ovadia (artista)
Giovanni Palombarini (magistrato, pubblicista)
Rosangela Paparella (insegnante e attivista politiche di genere, Bari)
Tonino Perna (professore di sociologia economica, Università di Messina)
Riccardo Petrella (professore Università cattolica di Lovanio, fondatore Comitato Mondiale dell'Acqua)
Nicoletta Pirotta (presidente Iniziativa femminista europea)
Michele Pistone (delegato Rsu STM, Catania)
Matteo Pucciarelli (giornalista di Repubblica)
Leana Quilici (assessore Comune di Capannori)
Roberta Roberti (insegnante, Parma)
Marco Rovelli (scrittore e musicista)
Luca Sappino (giornalista di Pubblico)
Giuseppe Sergi (professore storia medievale, Università di Torino)
Giacomo Sferlazzo (cantautore, Askavusa, Lampedusa
Lorenzo Signori (presidio di San Pietro di Rosà,Vicenza)
Paolo Sollier (allenatore di calcio e scrittore, già calciatore)
Gianmaria Testa (musicista e cantautore)
Gianni Tognoni (medico, segretario del Tribunale permanente dei popoli)
Francesco Vallerani (professore di geografia, Università Ca’ Foscari, Venezia)
Guido Viale (economista, giornalista e studioso di tematiche ambientali, Milano)
Laura Vigni (consigliere Comune di Siena)
Attilio Wanderlingh (giornalista, editore, Caffè letterario Intra Moenia, Napoli)
Alfredo Zuppiroli (primario cardiologo, Firenze)
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