giovedì 1 novembre 2012

Il delirio di onnipotenza dei padroni e il pericolo della barbarie civile di Fabio Sebastiani, www.controlacrisi.org

I PADRONI DEL VAPORE ERNESTO ROSSIHa fatto bene il segretario generale della Fiom Maurizio Landini ad invitare la Cgil a manifestare a Pomigliano il prossimo 14 novembre. La misura è colma stavolta. E la Cgil deve prenderne coscienza. Il movimento sindacale deve mettere alcuni paletti. E li deve piantare con forza. Il ricatto che stanno subendo i lavoratori di Pomigliano è davvero straordinariamente feroce. Dispiace che tra le reazioni dei leader sindacali si faccia fatica a rintracciare quella del segretario generale della Cgil Susanna Camusso che, forse, di fronte a una enormità come questa, qualcosina avrebbe potuto anche dirla. A parlare per la Cgil è stata Elena Lattuada.
Non è più possibile pensare che tanto prima o poi arriverà un momento in cui la tendenza si invertirà. Arriverà la crescita e le cose cambieranno? Il punto interrogativo è d’obbligo. Non è più possibile pensare che l’emergenza può essere gestita colpo su colpo. Con la vicenda di Pomigliano e del reintegro degli iscritti Fiom, di cui erano arrivate precise avvisaglie forse colpevolmente ignorate dal sindacato e dal mondo politico, abbiamo toccato il fondo. E’ arrivato il momento di reagire non su una singola vertenza o slogan ma rispetto alla durezza della sfida. C’è un argomento sostanziale a sostegno di questa tesi: i padroni si sentono padreterni. E nel sentirsi padreterni perdono il senso della misura. E inevitabilmente ci stanno portando verso lo sfascio, perché è noto che il capitale nella sua lucida follia non ha uno straccio di progettualità e di obiettivi. I padroni credono che sia tutto possibile e che tutto gli debba essere concesso in nome di non si sa bene cosa.
A leggere il comunicato della Fiat c’è da rimanere basiti. Si invocano non meglio precisate crisi di mercato. Ora va bene tutto. Va bene che la Fiat faccia il suo “gioco sporco”, per carità. Sporco, perché colpisce al cuore la dignità delle persone spacciando la miseria per sviluppo. Non va bene scrivere le prime castronerie che passano per la mente cercando pezze d’appoggio alla bassezza umana. Quando è stato fatto il grosso delle assunzioni a Pomigliano si era in piena crisi. Eravamo nel primo trimestre di quest’anno. Si sapeva benissimo a cosa si stava andando incontro. E’ lì che è stato deciso di tenere fuori gli iscritti alla Fiom. Tutti fuori. Perché non si è aperta una procedura di mobilità allora? Perché non si sono rispettate le proporzioni ben sapendo che la discriminazione è una delle violazioni, peraltro rimasta, dell’Articolo 18? Se, invece, della crisi non si aveva alcuna avvisaglia ciò costituisce un motivo in più per non discriminare gli iscritti Fiom perché allora la loro esclusione sarebbe suonata doppiamente colpevole. Allora la politica, perfettamente al corrente della faccenda, non volle intervenire. E sentire oggi alcuni sepolcri imbiancati soprattutto nel Pd fa venire il voltastomaco. Dove eravate allora signori liberisti un po’ cialtroni? Al di là di questo, che sembra un particolare di poco conto, l’azione della Fiat è stata intenzionale e non si può oggi invocare l’azione casuale della crisi economica.
Il metodo del ricatto, poi, è veramente al di là del bene e del male. Mettere gli operai uno contro l’altro è stata una operazione che i padroni hanno sempre fatto. Mettere la vita di un operaio, perché di questo stiamo parlando in quella situazione di grande povertà, contro quella di un altro, ha un ché di nazistoide che davvero ci fa ribollire il sangue. Stiamo scadendo al di sotto dei livelli minimi della convivenza civile. Ripeto, questa vicenda era già scritta nella “petizione” fatta girare pochi giorni fa tra le linee. E’ stata ignorata praticamente da tutti, pensando che fosse una bega tra lavoratori. Nemmeno più nelle carceri o nelle istituzioni estreme, credo, sia più in auge una pratica carognesca come questa.
Marchionne non vuole solo degli schiavi da spremere fino all’ultima goccia di sudore. Pretende persone senza dignità capaci di denunciare il proprio vicino per mezza parola detta durante un momento di sfogo. Questa è una guerra. Ma allora di quale Costituzione e di quale contratto parliamo. Perché non adottiamo il codice di guerra e andiamo avanti tranquilli così? Basta con questa ipocrisia, che si chiamino le cose con il loro nome. Viene da ridere a pensare quante volte il signor Sergio Marchionne si è sciacquato la bocca con la parola democrazia, magari davanti a sua Altezza Re Giorgio Napolitano che su tutta questa vicenda, nonostante lui sia il garante della Costituzione Repubblicana, continua ad osservare il più stretto riserbo. I partigiani, se la parola non la disturba signor presidente della Repubblica, non sono morti per questo scempio. Un illustre costituzionalista, non certo sospettabile di essere un pericoloso comunista, un giorno ebbe a dire che nello schema di Fabbrica Italia i sindacati si trasformano in “poliziotti”. Questo costituzionalista si chiama Gustavo Zagrelbesky. E quando pronunciava la sua analisi era lieto e tranquillo.
I padroni in pieno delirio di onnipotenza fanno paura non per la loro forza ma per la loro debolezza. Stanno reagendo in modo rabbioso di fronte alla loro manifesta impotenza. Ci stanno trascinando in un baratro da cui sarà difficilissimo emergere. Così non usciamo dalla crisi, tutt'altro. Dopo Berlusconi che ha innalzato il mignottame a dignità di corte ora il padronato smisurato porta la barbarie come “regola” di convivenza. Ecco l’Italia che ci ha regalato il liberismo. Auguri a tutti

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