Da una ventina d’anni il popolo italiano
ha il privilegio di far da cavia per innovativi esperimenti di
ingegneria politica. Si è iniziato con quella che è stata chiamata
“videocrazia” e che in pratica era una banda di affaristi che usava il
denaro e i media per conquistare il potere, e simmetricamente usava il
potere per incrementare i cumuli di denaro e la concentrazione dei
media. Adesso è la volta di quella che si potrebbe chiamare “montarchia
parlamentare”: all’opposto delle tradizionali monarchie parlamentari in
cui governano gli eletti mentre il monarca firma carte e taglia nastri,
nell’Italia contemporanea governa il montarca mentre gli eletti firmano
carte e tagliano nastri. Il governo del montarca si ispira a un
principio di darwinismo sociale altrimenti detto “meritocrazia”.
Nell’arca del montarca che salverà la nazione dal diluvio universale
finanziario non c’è posto per tutti i cittadini ma solo per quelli
meritevoli. Gli altri saranno esodati o rottamati, cioè lasciati in
balia delle acque. Con la nuova legge di stabilità, questo principio di
selezione sociale viene finalmente applicato anche al campo della scuola
pubblica. Imporre agli insegnanti delle scuole superiori un servizio di
ventiquattrore alla settimana, in classi da trenta alunni cadauna, non è
solo un modo come un altro per far cassa, ma anche un artificio
ideologico per separare il grano dal loglio, cioè i meritevoli dagli
esodabili e rottamabili.
Nei piani del montarca e del suo
ministro, la scuola maleodorante dei prof brutti sporchi e cattivi
lascerà finalmente posto alla scuola profumata dei prof giovani e belli.
È pur vero che le prime vittime del provvedimento saranno soprattutto
giovani insegnanti precari che in seguito alla sparizione delle ore
destinate a supplenza si trasformeranno in disoccupati a tempo
indeterminato. Ma questo per gli uomini del montarca è solo un incidente
di percorso, un effetto transitorio e tutto sommato trascurabile del
grande progetto. L’obiettivo fondamentale dell’orario “s24” non è fare
strage di precari, ma di insegnanti di ruolo. La nuova scuola profumata
dovrà funzionare come la serie televisiva 24, nella quale l’azione
prosegue incessante per ventiquattr’ore consecutive, e alla fine restano
in piedi soltanto i veri duri come il protagonista Jack Bauer: i deboli
cadono sul campo. Dopo qualche mese o qualche anno in balia di trecento
alunni ingestibili, di cui stenteranno a ricordare persino il nome, fra
i prof sopravvivranno soltanto i veri duri, quelli “con le palle”,
mentre gli altri finiranno giustamente esodati e rottamati, cioè
licenziati per scarso rendimento o ricoverati in qualche reparto
psichiatrico.
Il ministro del montarca è sincero
quando dice che vuole rinnovare la scuola e ringiovanire il corpo
insegnante. Crede veramente nelle virtù terapeutiche del concorso e
degli altri meccanismi meritocratici di reclutamento che gli frullano in
testa. Ma perché questi meccanismi possano funzionare, occorre prima
creare lo spazio vitale, cioè esodare o rottamare la massa di vecchi
prof imbelli che rallenta intollerabilmente l’avanzata delle truppe
profumate. A questo serviranno le ventiquattr’ore settimanali. Nel loro
tentativo di ripulire e profumare la scuola italiana, tuttavia, i
montarchi non hanno fatto i conti con l’oste, cioè con il tratto
distintivo del carattere nazionale: l’arte di arrangiarsi.
Prima di dar di matto o gettarsi dalla
rupe, i prof “non meritevoli” si ingegneranno per salvare ancora una
volta la ghirba. Ci obbligate a stare per ventiquattr’ore alla settimana
in classi da trenta alunni ciascuna? Bene, noi smettiamo di
interessarci a quel che dovremmo insegnare, e ci preoccupiamo soltanto
di instaurare un qualche equilibrio ecologico che ci garantisca la
sopravvivenza. Grandi visioni di film e video, grandi sessioni
collettive di youtube e facebook, grandi chiacchierate sul più e sul
meno. Non più lezione, insomma, ma baby-sitting, o per meglio dire:
teen-sitting. In fondo questa mutazione adattativa era implicita nel
cavillo sfruttato dal ministro per introdurre la norma capestro:
l’equiparazione delle scuole medie e superiori alle scuole elementari,
nelle quali già vigono le ventiquattr’ore settimanali di servizio. I
professori sono così assimilati al maestro, il quale – transitivamente –
risulta assimilato all’assistente all’infanzia. Vale a dire che
l’insegnamento nel suo complesso implode nel baby-sitting.
E l’Università? Nella carneficina
generale, sembrerebbe – almeno per ora – l’unico ambito dell’istruzione a
farla franca. D’altra parte – insinuano i maligni – è proprio dalla
“casta” accademica che provengono il montarca e la maggior parte dei
suoi uomini. Le ventiquattr’ore di lezione che un prof delle superiori
dovrà tenere in una settimana, un ordinario di facoltà le diluisce
all’incirca in un anno. Senza contare che all’università non si tratta
di fronteggiare adolescenti selvaggi, ma placidi uditori che se proprio
hanno voglia di rumoreggiare possono uscire dall’aula a farsi un caffè o
una sigaretta. Eppure c’è il rischio che alla fine sia proprio
l’università a pagare il conto più salato. Accadrà quando, fra non molto
tempo, inizieranno a iscriversi alle facoltà i diplomati della nuova
scuola profumata, in cui il baby-sitting e il teen-sitting avranno preso
il posto dell’insegnamento. Allora, per i docenti universitari, anche
re lle poche ore di lezione quelle poche ore di lezione all’anno
sembreranno un incubo, perché saranno ore da trascorrere di fronte al
nulla.
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