Se per politica
intendiamo il penoso show andato in onda su Sky TG24 con i cinque candidati per
le primarie del centrosinistra, non potremo davvero lamentarci se o quando gli
italiani diserteranno le urne.
Ma lo scopo non era certo quello di restituire alla politica un ruolo che da tempo ha perso, quanto quello di fare audience, di farsi notare dal Cittadino attraverso una sorta di spettacolarizzazione che dicesse "noi siamo pronti per essere votati da Voi" dal sottotitolo "non esiste altra politica all'infuori di noi". Può sembrare banale ma il risultato è stato bene o male raggiunto, e questo rasenta il punto più drammatico della situazione sulla quale occorre riflettere. Stampa e mezzi di comunicazione hanno fatto il resto, facendo in modo che vi fosse quella cassa di risonanza tanto voluta e desiderata.
Ma lo scopo non era certo quello di restituire alla politica un ruolo che da tempo ha perso, quanto quello di fare audience, di farsi notare dal Cittadino attraverso una sorta di spettacolarizzazione che dicesse "noi siamo pronti per essere votati da Voi" dal sottotitolo "non esiste altra politica all'infuori di noi". Può sembrare banale ma il risultato è stato bene o male raggiunto, e questo rasenta il punto più drammatico della situazione sulla quale occorre riflettere. Stampa e mezzi di comunicazione hanno fatto il resto, facendo in modo che vi fosse quella cassa di risonanza tanto voluta e desiderata.
E c'è
stata! ..basta scorrere i titoli di apertura per rendersene conto. Ma si sa
bene che, seppur importante, un titolo non può fare l'articolo, almeno se non è
seguito da un valido contenuto; altrimenti la nota viene fuori stonata, e con
un minimo di attenzione può essere evidenziata e valutata per quello che porta
con sé. Premettendo che non c'è la minima intenzione di prendere come esempio
modelli particolari, dobbiamo comunque dire che siamo distanti anni luce dai
confronti televisivi simili a quelli tra Hollande e Sarkozy od Obama vs Romney.
Nella nostra penosa realtà, nessuno dei cinque candidati ha espresso qualcosa
che potesse dare il senso della vicinanza ai problemi che hanno portato (e
stanno portando..) il paese, verso un punto di crisi veramente vicino al
collasso. Qualcuno ha sentito parlare di Fiscal Compact o di come uscire dalle
politiche recessive? Ci siamo forse persi qualcosa che magari assomigliasse ad
una misera proposta sul rilancio dello stato sociale, o su come risolvere il
problema della disoccupazione, del precariato, dell'emergenza abitativa,
dell'assistenza sanitaria e quant'altro?
No cari amici, non ci siamo persi proprio un bel niente! Quel ridicolo teatrino al quale abbiamo assistito, altro non ha fatto che ricordarci quanto si è superficiali se la posta in palio non riesce ad andare oltre il mero personalismo. La gara prosegue, con i quotidiani online che tirano le somme assegnando le medaglie per il podio, o addirittura coniando aggettivi come "il più seduttivo" (rivolto a Renzi!), "pittoresco" (Tabacci), "sudato" (Vendola) ed altro ancora... Un politico serio non avrebbe mai accettato di affrontare argomenti appena sfiorati da domande che definire banali è davvero poco! Chissà se qualcuno dei cinque avrà pensato almeno per un momento alla realtà rappresentata da quegli italiani sotterrati in questi giorni dalla furia delle acque piovane che ha provocato smottamenti e allagamenti a raffica, riproponendo la drammatica questione del controllo e della prevenzione di un assetto idrogeologico del paese che non ha mai beneficiato di una vera e qualificata attenzione... Agitare il nome di Marchionne tanto per richiamare la curiosità e l'attenzione, così come è stato fatto, non significa dire davanti a tutti che c'è l'intenzione di rilanciare lo statuto dei lavoratori ripristinando l'articolo 18; per non parlare della riforma Fornero sulla quale tutti hanno speso parole apparentemente confortanti senza farci capire attraverso quali percorsi intendono portare avanti le loro contro proposte. Immaginiamo la soddisfazione di Monti (vero vincitore della "gara"..) che dall'alto del suo scrigno mai si è sentito chiamare in causa. La via del liberismo è ancora transitabile e spendibile, ed il fatto che nessuno ne abbia parlato, vuol dire molto di più di quanto apparentemente possa sembrare.
No cari amici, non ci siamo persi proprio un bel niente! Quel ridicolo teatrino al quale abbiamo assistito, altro non ha fatto che ricordarci quanto si è superficiali se la posta in palio non riesce ad andare oltre il mero personalismo. La gara prosegue, con i quotidiani online che tirano le somme assegnando le medaglie per il podio, o addirittura coniando aggettivi come "il più seduttivo" (rivolto a Renzi!), "pittoresco" (Tabacci), "sudato" (Vendola) ed altro ancora... Un politico serio non avrebbe mai accettato di affrontare argomenti appena sfiorati da domande che definire banali è davvero poco! Chissà se qualcuno dei cinque avrà pensato almeno per un momento alla realtà rappresentata da quegli italiani sotterrati in questi giorni dalla furia delle acque piovane che ha provocato smottamenti e allagamenti a raffica, riproponendo la drammatica questione del controllo e della prevenzione di un assetto idrogeologico del paese che non ha mai beneficiato di una vera e qualificata attenzione... Agitare il nome di Marchionne tanto per richiamare la curiosità e l'attenzione, così come è stato fatto, non significa dire davanti a tutti che c'è l'intenzione di rilanciare lo statuto dei lavoratori ripristinando l'articolo 18; per non parlare della riforma Fornero sulla quale tutti hanno speso parole apparentemente confortanti senza farci capire attraverso quali percorsi intendono portare avanti le loro contro proposte. Immaginiamo la soddisfazione di Monti (vero vincitore della "gara"..) che dall'alto del suo scrigno mai si è sentito chiamare in causa. La via del liberismo è ancora transitabile e spendibile, ed il fatto che nessuno ne abbia parlato, vuol dire molto di più di quanto apparentemente possa sembrare.
Cinque personaggi minori e un gigantesco "non detto"
L'imitazione
dell'America in televisione si può fare, ma i candidati alle primarie del Pd
non corrono il rischio di diventare "presidenti".
Bersani, Vendola, Renzi, Tabacci e Puppato. Un dibattito in punta di piedi, senza risse suicide ma anche senza nerbo né sostanza. Bersani vincerà al secondo turno, appoggiato da Vendola e Tabacci. E poi si metterà a sperare che Monti salga al Quirinale, in modo da lasciar libera la poltrona di Palazzo Chigi.
Ma quanto vale, nel 2013, quella poltrona?
Molto meno di oggi e soprattutto di un anno fa. L'"invasione" della Troika ci ha ridimensionato in modo drastico la "sovranità" esercitabile tramite il governo nazionale; e i nuovi patti europei (Fiscal Compact e pareggio in bilancio obbligatorio nella Costituzione) hanno ridotto a un puro esercizio contabile la politica di bilancio, il cuore di ogni Stato moderno. I saldi finali e le misure "strutturali" vengono decise a Bruxelle o altrove, da Bce, Ue e Fmi. Nei parlamenti nazionali ci si occupa di trovare la quadra tra diversi tagli alla spesa (o aumenti delle tasse) e dettagli minori. Registriamo di passaggio che Vendola è limpidamente ormai "l'ala sinistra" del Pd, con grado zero di autonomia politica. Una "scoperta" che potrebbe terremotare quel che resta della base elettorale di Sel.
Per quale "governo" si sono dunque battuti i cinque piddini in prima serata su Sky?
Neppure la carica di premier sembra certa, con la legge elettorale che si va animatamente discutendo. Come ha notato lucidamente Stefano Folli, sul quotidiano di Confindustria, "C'è un altro punto che si preferisce mettere fra parentesi, ma che ha la sua rilevanza. Si dice che le primarie servono a scegliere il candidato alla presidenza del Consiglio, ma si dovrebbe precisare che con la riforma elettorale che si va delineando (l'unica possibile in questo momento) il premier sarà individuato dopo le elezioni in base alle alleanze che verranno stipulate".
E nel "dopo" ci sono solo due certezze: le politiche strutturali non saranno decise dal nuovo governo (e quindi quel coretto acchiappesco su "rivedremo la riforma Fornero sulle pensioni" è pura fuffa; basterà una scrollatina di spread per far rientrare le velleità), il ruolo di Monti resterà quello di perno centrale di "garanzia" per la borghesia multinazionale europea.
La cosa più truffaldina, insomma, non è il dover ascoltare il solito elenco di promessse elettorali. Ma il fatto che nessuno faccia il minimo cenno all'unica novità vera: la "politica" nazionale è ridotta a pura amministrazione locale di strategie decise altrove. E gli unici che lo dicono - a questo serve anche la nuova legge elettorale - devono essere tenuti fuori dal Parlamento. E lontani dalle telecamere.
Bersani, Vendola, Renzi, Tabacci e Puppato. Un dibattito in punta di piedi, senza risse suicide ma anche senza nerbo né sostanza. Bersani vincerà al secondo turno, appoggiato da Vendola e Tabacci. E poi si metterà a sperare che Monti salga al Quirinale, in modo da lasciar libera la poltrona di Palazzo Chigi.
Ma quanto vale, nel 2013, quella poltrona?
Molto meno di oggi e soprattutto di un anno fa. L'"invasione" della Troika ci ha ridimensionato in modo drastico la "sovranità" esercitabile tramite il governo nazionale; e i nuovi patti europei (Fiscal Compact e pareggio in bilancio obbligatorio nella Costituzione) hanno ridotto a un puro esercizio contabile la politica di bilancio, il cuore di ogni Stato moderno. I saldi finali e le misure "strutturali" vengono decise a Bruxelle o altrove, da Bce, Ue e Fmi. Nei parlamenti nazionali ci si occupa di trovare la quadra tra diversi tagli alla spesa (o aumenti delle tasse) e dettagli minori. Registriamo di passaggio che Vendola è limpidamente ormai "l'ala sinistra" del Pd, con grado zero di autonomia politica. Una "scoperta" che potrebbe terremotare quel che resta della base elettorale di Sel.
Per quale "governo" si sono dunque battuti i cinque piddini in prima serata su Sky?
Neppure la carica di premier sembra certa, con la legge elettorale che si va animatamente discutendo. Come ha notato lucidamente Stefano Folli, sul quotidiano di Confindustria, "C'è un altro punto che si preferisce mettere fra parentesi, ma che ha la sua rilevanza. Si dice che le primarie servono a scegliere il candidato alla presidenza del Consiglio, ma si dovrebbe precisare che con la riforma elettorale che si va delineando (l'unica possibile in questo momento) il premier sarà individuato dopo le elezioni in base alle alleanze che verranno stipulate".
E nel "dopo" ci sono solo due certezze: le politiche strutturali non saranno decise dal nuovo governo (e quindi quel coretto acchiappesco su "rivedremo la riforma Fornero sulle pensioni" è pura fuffa; basterà una scrollatina di spread per far rientrare le velleità), il ruolo di Monti resterà quello di perno centrale di "garanzia" per la borghesia multinazionale europea.
La cosa più truffaldina, insomma, non è il dover ascoltare il solito elenco di promessse elettorali. Ma il fatto che nessuno faccia il minimo cenno all'unica novità vera: la "politica" nazionale è ridotta a pura amministrazione locale di strategie decise altrove. E gli unici che lo dicono - a questo serve anche la nuova legge elettorale - devono essere tenuti fuori dal Parlamento. E lontani dalle telecamere.
Le nostre colpe nel mondo di X Factor
di Giorgio Cremaschi, Micromega
Il simpatico spettacolo televisivo delle primarie del centro sinistra, giustamente ospitato negli studi dove si sfidano i cantanti di X Factor, ci consegna tutta l’insostenibile leggerezza della politica italiana di fronte alla crisi. Mentre la condizione sociale del paese sprofonda e non uno solo dei fattori economici segna al positivo, non una sola delle scelte di fondo che ci stanno governando viene sottoposta al giudizio degli elettori. E’ giusta l’austerità e se no quali sono le alternative? Cosa si fa in Europa, come ci comportiamo con la Grecia, continuiamo ad essere complici dell’infamia sociale e civile verso un intero popolo o rompiamo con chi la sta producendo?
Mi fermo qui perché di fronte allo spettacolino del centro sinistra
– invidiato dalla destra che ora dice lo faremo anche noi – di fronte a
tutto questo la cosa più sciocca è stupirsi. Nella carta di intenti
sottoscritta da tutti i candidati del centro sinistra, in mezzo a tanti
fumosi buoni propositi un impegno è chiaro senza equivoci. Il
centrosinistra è impegnato a sostenere tutti i patti di austerità
europea, tutti i trattati, tutti gli impegni assunti da Monti, a
partire dal fiscal compact. La vera agenda Monti è già sottoscritta, il
resto è solo spettacolo televisivo.
Allora il punto vero è solo questo: cosa facciamo noi?
Noi che siamo scesi in piazza il 27 ottobre. Noi che scioperiamo e
manifestiamo insieme a tanti popoli d’Europa contro l’austerità. Noi che
non ne possiamo più di pagare i costi materiali della crisi e anche
quello morale dovuto all”ipocrisia di chi governa. Noi che facciamo?
Ci facciamo ancora rappresentare dalla compagnia di X Factor? E se
questa volta vogliamo non farci fregare dalla narrazione del centro
sinistra, dopo vent’anni di narrazione berlusconiana, per quale
alternativa lavoriamo?
La sola vera forza dell’inconsistenza del centrosinistra sta proprio nella nostra incapacità di costruire l’alternativa.
Portiamo in piazza una marea di persone e il giorno dopo riprendiamo
come prima, con tutti i nostri gruppi e organizzazioni, quasi ci
fossimo incontrati per caso e con qualche fastidio.
Dall’inizio del secolo in Italia si susseguono grandi movimenti,
lotte generose e mobilitazioni, ma la rappresentanza istituzionale è
sempre quella, altro che rottamazione. Sì c’ è il movimento 5 Stelle,
ma sappiamo tutti che non rappresenta la nostra lotta, il nostro punto
di vista. Noi non riusciamo a consolidare nulla e la compagnia di X
Factor, più o meno allargata a seconda delle circostanze, alla fine è
sempre l’unica in campo.
Che facciamo allora, ci occupiamo solo dei nostri spazi? Per scelta o
per costrizione restiamo extra parlamentari, extraconfederali, extra
insomma? Possiamo cominciare a dire che se le cose vanno così male in
Italia, ne abbiamo responsabilità anche noi?
I militanti e i dirigenti dei sindacati di base e del dissenso
confederale, quelli dei partiti a sinistra del centro sinistra, quelli
delle organizzazioni sociali e civili che rifiutano tutto o parti
rilevanti di questo sistema, pensano davvero di proseguire così e di
sopravvivere, ognuno a casa sua, alla devastazione della crisi e
all’assimilazione del potere che la governa?
C’è bisogno oggi di una vera grande rottura, ma o la produrremo assieme o non ci sarà.
Se l’alternativa di cui misuriamo ogni giorno la grande domanda e
l’immenso bisogno, se questa alternativa non nasce, non è a questo punto
colpa nostra? Vorrei delle risposte.
Nessun commento:
Posta un commento
Di la tua