Qual
è il senso della crisi della Fds? C'è uno spazio effettivo per chi
guarda alla Carta d'Intenti oppure no? Qual è la sfida che aspetta,
invece, la sinistra anticapitalista? Sono queste le domande a cui cerca
di rispondere Giovanni Russo Spena in questo articolo sulla fase
politica che stiamo attraversando. "Tutto è in movimento - scrive - e
ogni più piccola fessura può servire ad aprire uno smottamento nel
pensiero unico liberista".
Qual è il punto di analisi (serio) su cui si è divaricata la FdS?
Settarismi e vecchi rancori, questa volta, non c'entrano nulla. Per i
compagni Vigilante e Diliberto una riedizione del governo Monti e della
sua politica può essere evitata solo rafforzando l'asse
Bersani/Vendola/Nencini (con sicura apertura postelettorale a Casini,
che sarà giustificata da Bersani e Napolitano con esigenze di
governabilità e di rispetto degli impegni europei, io penso). Una
vittoria elettorale di questo asse porterebbe ad un piccolo ma rilevante
riallineamento a sinistra salvando, dice Diliberto, la democrazia
italiana (perché "Monti è peggio di Berlusconi").In verità, secondo me,
sono eguali; sono braccio esecutivo dello stesso capitale finanziario.
Secondo questi compagni, al di fuori di questo compito di internità
all'asse bersaniano vi è solo velleitarismo e logica testimoniale.
Analisi legittima ma, secondo me, datata e sbagliata, a partire dal
fatto (che mi sembra incontrovertibile) che,al contrario di quel che
afferma Diliberto, il PD non è socialdemocratico, ma, come spiega
Ingrao, un partito liberaldemocratico di centro. La crisi della
globalizzazione liberista, infatti,si dispiega come crisi organica del
capitale e l'avvento della tecnocrazia montiana ha cambiato radicalmente
il contesto politico impoverendo la società e stravolgendo i cardini
della statualità democratica, facendo dell'"antipolitica tecnocratica"
tipica dell'assolutismo liberista. E come si fa, mi chiedo, a difendere
la Costituzione con il PD che ha votato con convinzione, nonostante la
campagna nostra e di larghissima parte anche dei costituzionalisti
liberali, una mutilazione permanente dell'impianto costituzionale come
l'introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione, cioè la gabbia
contro ogni politica economica e sovranità nazionale? Non è anche la
scissione tra parole e fatti da parte della sinistra alternativa che
alimenta il "grillismo"? L'analisi di Diliberto non è una legittima
parentesi tattica: temo che sia il rinvio a tempi indefiniti ed infiniti
della lotta per l'alternativa. Quale è, infatti, il tema vero per una
forza marxista, anticapitalista? Costruire, nel conflitto, nella
proposta, nell'azione referendaria, una critica dell'economia politica
per una politica economica alternativa sui temi del lavoro, del reddito,
deidiritti di cittadinanza, dell'ambiente,della vita. Stare,come
progetto politico che ricostruisce i nessi dell'unità popolare contro
austerità e recessione,con i lavoratori, i precari, i migranti che
salgono sui tetti per gridare bisogni, dignità, accuse al sistema, son i
minatori che scendono a 400 metri nelle viscere della terra. Il Pd ha
scelto la strada della gestione liberista della crisi, illudendosi,
avventuristicamente, di poter mitigare qualche punto marginale. Ma è più
realista oggi, in Europa, il tentativo (difficilissimo)di accumulare
criticità, forze, conflitti, per scardinare le politiche recessive (come
dice Syriza che, non a caso è tornata ad essere l'unico partito a cui
credono sul serio le masse popolari greche) o il chiacchiericcio banale
di Letta, Veltroni, Bersani, ecc. sul rigore monetario "con dosi di
sviluppo"? Stanno ancora alle ricette blairiane, vera bancarotta della
sinistra? Pareggio di bilancio in Costituzione, Fiscal Compact, "stato
di eccezione" di sospensione della democrazia sono binari da cui il
governo Bersani non potrà deragliare senza un profondo sommovimento
sociale, sindacale, istituzionale. Tra l'altro,con la firma della "carta
di intenti",che contiene l'appoggio ai trattati internazionali (a
partire dal Fiscal compact), il Pd ha preteso ed ottenuto il
disciplinamento dell'intera sua coalizione. Chi vota alle primarie deve
firmare,come sappiamo, la carta d'intenti che contiene il Fiscal compact
ed il pareggio di bilancio in Costituzione. Per quale ragione
politicista e tattica chi ha osteggiato queste scelte deve ore
avallarle? E se la linea del Pd sarà avallata anche dal voto di compagni
comunisti come si fa ad illudersi di cambiarla rimescolando , in un
secondo momento, le carte?Io temo, piuttosto, che un Pd in difficoltà
strategica adotterà la tattica tradizionale di omologare una parte della
sinistra, emarginando quella parte che ha una proposta alternativa.
Mentre il sindacato tutto sarà completamente attratto nell'area del
"governo amico". Ma siccome la crisi continuerà per anni e picchierà
forte contro i proletari un conflitto sociale disperato che non veda una
soggettività politica alla quale raccordarsi rischia di frantumarsi in
rivolte disperate o anche in disperate "guerre tra poveri". Vi è altra
alternativa che tentare di ricostruire una sinistra
anticapitalista?Autonoma e indipendente dall'apparato politico,
economico (di interessi) di direzione del Pd? Non si tratta di proporre
esperienze verticistiche e burocratiche come la Sinistra Arcobaleno del
2008. Da allora è, tra l'altro, cambiato tutto:è nato il montismo come
spartiacque e paradigma di divisione, non emendabile("No Monti day" in
Italia,come "occupy Wall Street", ecc. in tutto il mondo). Sono state
vinte battaglie referendarie sui beni comuni che hanno sedimentato
coscienze, culture, saperi contro la mercificazione. Vi è stata
l'opposizione a Marchionne,all'Ilva come tratto di diritti e vite che
reclamano di essere variabili indipendenti dentro e contro il mercato.
Abbiamo avuto mille lotte ambientali, i No Tav,i No Dal Molin,ecc.
Queste lotte,per avere un orizzonte, reclamano una iniziativa politica,
anche istituzionale, ma non autoreferenziale. Una iniziativa che
aggreghi le opposizioni, le ribellioni, le indignazioni(sull'esempio
francese, spagnolo, tedesco, portoghese. Posso umilmente chiedere a
Diliberto e a Salvi perchè solo l'Italia non deve costruire un Fronte
delle sinistre, delegando tutto al Pd e al "vaffanculo" di Grillo?
Perchè chi è incazzato non deve anche vedere in campo una sinistra
classista contemporanea, che sia anche portatrice di un progetto di
rinnovamento democratico delle stesse modalità della rappresentanza?).
So bene che è molto difficile,che siamo censurati ed oscurati,che siamo
in ritardo. Ma so anche che,in questa fase, tutto è in movimento e che
ogni piccola fessura che sapremo aprire all'interno del "pensiero unico"
liberista può produrre uno smottamento. Proviamoci,con umiltà ma anche
grande convinzione e determinazione.
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